Revolución
Tra i tantissimi videogiocatori finiti in analisi da affermati psichiatri od ormai irrimediabilmente schiavi degli psicofarmaci a causa degli effetti di Sekiro, molti sicuramente non sanno che Activision, l’azienda distributrice di questo demoniaco titolo, nasceva ben 40 anni fa, compiendo una vera e propria rivoluzione. Fino al 1979, infatti, i videogame erano realizzati esclusivamente dagli stessi produttori delle console cui erano destinati. Questo creava, ovviamente, un monopolio diverso a seconda della piattaforma, i cui proprietari potevano di conseguenza decidere qualsiasi cosa avessero voluto, anche riguardo i singoli giochi. Gli sviluppatori, fino a quel momento, non erano inseriti su copertine e credit; inoltre, non avevano nessun beneficio particolare in relazione alle loro creazioni, che erano semplicemente di proprietà esclusiva della casa di produzione. Una situazione generalizzata, anche se mal sopportata da tutti gli operatori del settore. Lo strappo che cambiò tutto avvenne all’interno di Atari, all’epoca molto in voga grazie alla console Atari 2600. Nel Maggio del 1979, alcuni programmatori di punta dell’azienda, tra cui David Crane, proposero all’amministratore delegato Ray Kassar un’azione rivoluzionaria: concedere agli ideatori di videogiochi delle royalty, sul modello dei musicisti, considerandoli parte importante della proprietà intellettuale del prodotto.
Com'era da aspettarsi, il rifiuto fu netto. Crane e compagni decisero, allora, di compiere la loro rivoluzione, lasciando Atari e fondando Activision, nell’Ottobre dello stesso anno. La nuova società fu dunque la prima a far uscire titoli per Atari 2600, pur non essendo la proprietaria della console; riportava i nomi degli sviluppatori, riservando loro intere pagine all’interno del manuale dei singoli giochi. Naturalmente il distacco dalla casa madre e l’inizio di questa nuova avventura produsse diverse cause legali tra le due aziende, ma la storia dimostra che alla fine, in modo o nell’altro, ne ebbe ragione Activision. Da subito la nuova azienda si distinse per innovazione e originalità, fino alla consacrazione nel 1982, con l’uscita di Pitfall!. Il titolo era una creazione di Crane e nasceva con grandi ambizioni. Furono ripagate? Eccome!
Il videogioco, con circa 4 milioni di copie, fu uno dei prodotti più venduti di tutta la storia dell'Atari 2600, tanto che negli anni successivi fu anche convertito per poter essere giocato su altre console. Si trattava di uno dei primi platform mai usciti: infatti, l’unica possibilità del protagonista, Pitfall Harry, era appunto quella di saltare, correndo all’interno di una fitta giungla, per recuperare ben 32 tesori in 20 minuti. Dopo questo grande successo, Activision decise di mollare il mercato delle console e dedicarsi per lo più a titoli per PC, ormai lanciatissima all’interno del mercato videoludico. Non è mai facile lasciare il caldo e apparentemente confortevole letto della mediocrità, lasciare la rassicurante routine e avventurarsi su un terreno sconosciuto. Spaventa chiunque. Eppure, c’è chi ebbe la forza di guardare oltre l’orizzonte e cercare di raggiungere nuovi traguardi. Crane e compagni ebbero il coraggio non solo di lasciare il proprio posto di lavoro per mettersi in proprio, ma anche quello di sfidare l’ira di un colosso come Atari, con alle spalle la Warner, pur di difendere i propri diritti di creativi e artisti del videogioco, e d'andare avanti nel nome dell’originalità. Quello strappo fu l’inizio di una grande storia, in cui aziende slegate dai produttori di console sono riuscite fino a oggi a proporre titoli di grande qualità. Nel frattempo, Activision è sempre riuscita a conquistare e mantenere la propria fetta di mercato con singoli giochi o serie di grandissimo successo, tra cui Guitar Hero e i fortunatissimi Call of Duty, fino ad arrivare al temibilissimo Sekiro.
di Edoardo Frazzitta
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