Citizen Welles
Orson Welles: musicista, attore, regista. Insomma, un artista come pochi mai esistiti. Nasce nel 1915 da una famiglia a dir poco eclettica. La madre, suffragetta e pianista, lo inizia alla musica; il padre, proprietario di una fabbrica di furgoni e inventore benestante, probabilmente stuzzica il talento del giovane. Talento che non tarda a manifestarsi: già da bambino Orson Welles si diverte a inscenare, con una lanterna magica, le sue storie. Forse è stata questa a fargli scoprire il mezzo che gli sarà più congeniale e che lo porterà alla consacrazione, a quel Quarto Potere secondo molti critici il film più bello della storia del cinema. Ma è bene partire dall'inizio. Siamo nel 1938 e Orson Welles lavora presso l'emittente radio CBS: conduce un programma, il Mercury Theatre on the Air, durante il quale propone e interpreta i classici della letteratura. Gli capita tra le mani il romanzo del quasi omonimo H.G. Wells, La Guerra dei Mondi: narra dell'invasione della Terra a opera di truppe marziane. A dir la verità, il testo non gli piace poi tanto, ma non ha di meglio e, per tempo e opportunità, decide d'utilizzarlo. Lo riadatta, però, come se si trattasse di una serie di comunicati trasmessi da un giornalista sul campo. E qui le cose si fanno interessanti. La CBS trasmette su frequenze vicine alla NBC, emittente già molto seguita all'epoca. Più o meno durante il suo Mercury Theatre, la NBC trasmette uno stacco musicale: Orson Welles sa che quello è il momento nel quale la gente fa ruotare la manopola per ascoltare cosa c'è sulle altre stazioni. È anche il momento in cui i marziani attaccano. Il resto è leggenda. Una leggenda di panico e isteria di massa.
Molte persone ascoltano i finti comunicati, che parlano di astronavi e disfatte del glorioso esercito degli USA; si convincono che davvero degli enormi tripodi stiano seminando morte e distruzione, ovunque. Qualcuno chiama il centralino del New York Times e chiede: «A che ora è la fine del mondo?». Più tardi i REM utilizzeranno questa frase per la loro celebre canzone, poi ripresa anche dal nostro Ligabue; nel 1941, quando inizieranno ad arrivare le prime notizie riguardo l'attacco giapponese a Pearl Harbour, saranno in molti a pensare a un altro scherzo di pessimo gusto. Nemmeno Orson Welles s'aspettava reazioni tanto esagerate, pur avendo dimostrato d'essere già un profondo conoscitore dei meccanismi di massa legati ai mezzi di comunicazione. È un bene ricordare, però, che nel corso degli anni l'evento è stato molto ingigantito ogni qualvolta sia stato raccontato. Certamente e in ogni caso, l'impatto de La Guerra dei Mondi cambierà la vita di Orson Welles. Il radiodramma passa alla storia come il più grande scherzo mai organizzato, sebbene non fosse stato questo il suo scopo; Orson Welles acquista notorietà tale, che RKO lo mette sotto contratto per tre film, spalancandogli le porte di Hollywood. Una svolta ben riassunta da una delle sue celebri frasi.
«Per quello che abbiamo fatto sarei dovuto finire in galera ma, al contrario, sono finito a Hollywood»
Tre film, dunque. Tre progetti che gli danno modo di sfogare la sua verve creativa. Il contratto, infatti, oltre a un ottimo compenso concede al regista piena libertà e Orson Welles, appena ventitreenne, ha tutte le intenzioni d'avvalersene. Il primo progetto è un adattamento del romanzo Cuore di Tenebra. Orson Welles decide, però, d'ambientarlo a New York e, scelta ancora più coraggiosa, di non mostrare mai il personaggio di Marlowe: sarà la macchina da presa a sostituirlo, diventandone il punto di vista. Assolutamente nuovo e azzardato, lo stile della soggettiva gli si ritorce contro e sarà uno dei motivi per i quali il film non vedrà mai la luce. Gli altri furono l'arresto della protagonista in Francia per collaborazionismo e il budget un tantinello troppo alto... Un po' ridimensionato nelle aspettative di questa Hollywood capace di costruire ponti d'oro e di farli crollare sotto i piedi con la stessa rapidità, Orson Welles inizia a lavorare al suo secondo progetto. Un poliziesco: Smiler with a Knife. Anche questo fallisce, però. Si dice perché le attrici scelte come protagoniste, Rosalind Russell e Carole Lombard, non volessero compromettersi con un regista alle prime armi, sebbene lo stesso Orson Welles dichiarerà in seguito che tale rifiuto era da imputarsi, almeno nel caso della Lombard, alla casa di produzione dell'attrice.
Tanto si cade, tanto meglio ci si rialza. Ecco, infatti, arrivare il terzo e ultimo film, come da contratto. Stiamo ovviamente parlando di Quarto Potere o Citizen Kane. La pellicola ha fatto la storia del cinema, anzi, ne è un pezzo fondamentale sia per le innovazioni tecniche, che per quelle di regia. Infatti, grazie all'uso di lenti speciali, tecnica studiata dal direttore della fotografia Gregg Toland, fu possibile realizzare lunghi piani sequenza mantenendo la profondità di campo; parte integrante della trama sono i flashback, all'epoca utilizzati pochissimo. E noi che ci siamo stupiti con Lost... Quarto Potere vince l'Oscar per la Migliore Sceneggiatura nel 1942 e riceve nello stesso anno altre 8 nomination. È il capolavoro assoluto di Orson Welles e merita d'essere visto, per poter scorgere almeno un poco della genialità di un uomo il quale, al pari di altri, era decisamente troppo avanti rispetto ai suoi tempi, riuscendo però nell'impresa di gettare le basi del futuro. Una visione forse indigesta a Hollywood: infatti il regista fu costretto a trasferirsi in Europa, per aggiungere nuovi titoli alla sua filmografia: usciranno Macbeth (1948), Otello (1952), L'infernale Quinlan (1958), Il Processo (1962) e diversi altri. Ci fu spazio anche per una collaborazione con Pier Paolo Pasolini, ma questa volta nelle vesti d'attore: Orson Welles figura nell'episodio La Ricotta, diretto dall'autore italiano nel film RoGoPaG.
di Alessandro Sparatore
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