Papà Zombie
Iniziamo con una considerazione: tutto è meglio con gli zombie. E coi dinosauri, anche. Davvero: pensate a un qualunque film e infilateci gli zombie. Vedrete un miglioramento generale. Titanic? Se i protagonisti fossero stati morti viventi, sarebbe stato meglio. Jurassic Park? Dinosauri zombie che attaccano i poveri sventurati del parco di divertimenti più costoso della storia... Decisamente roba da mettersi comodi sul divano con birra e popcorn.
È ancora più vero oggi, giorno in cui è nato George A. Romero, il Re degli zombie e dei film a loro dedicati. Dietro la macchina da presa, George A. Romero ci finisce prestissimo, a 13 anni, con cortometraggi in 8 mm. In seguito, la sua carriera si forma con spot pubblicitari. Sul finire degli anni '60, però, arriva la svolta epocale. Con alcuni amici fonda una casa di produzione, la Image Ten Productions, raccoglie pochi fondi e inizia a girare il suo primo e più famoso film: La Notte dei Morti Viventi, che esce nel 1969. Girato con un budget ridicolo di circa 10 mila dollari, il film esce nelle sale e sbanca il botteghino, portando a casa più o meno 18 milioni di dollari e catapultando George A. Romero nell'Olimpo dei registi horror. Nichilista nella trama, assolutamente scioccante nei contenuti, La Notte dei Morti Viventi è accolto dalla critica con numerosi dibattiti sui significati nascosti nel film. In generale, le critiche negative battevano sulla sanguinolenza delle scene. Come dire: non è un buon horror, perché c'è troppo sangue e le scene sono molto crude... Ok. Quelle positive si sbracciavano per far notare come tutto il film potesse essere una grande metafora della Guerra in Vietnam o del razzismo degli USA. In particolare, il personaggio di Ben, interpretato dall'attore afroamericano Duane Jones, sembrava voler rispecchiare personalità di spicco della lotta al razzismo, come Malcolm X e Martin Luther King, assassinati rispettivamente nel 1965 e nel 1968. Ben alla fine del film è ucciso per errore da un poliziotto, che lo scambia per uno zombie: questo deve aver fatto riflettere parecchio l'America dell'epoca.
Siano vere o no queste interpretazioni, bisogna tenere conto delle dichiarazioni di George A. Romero, il quale ammette di non aver scritturato Jones perché nero. Il film diventa un cult e genera alcuni sequel, diventando il primo capitolo di una trilogia: La Notte dei Morti Viventi, L'alba dei Morti Viventi (Zombi, nella traduzione italiana non letterale del film), Il Giorno dei Morti Viventi. A questi si aggiungeranno altri 3 film: La Terra dei Morti Viventi, Le Cronache dei Morti Viventi, L'isola dei Sopravvissuti: raccontano di un'invasione di zombie sempre più capillare e difficile da contenere. I capitoli finali di questa epopea risentono, però, della saturazione del mercato e di una non brillantissima scrittura.
«Ho sempre simpatizzato per gli zombie, hanno un che di rivoluzionario. Rappresentano il popolo solitamente senza idee autonome che a un certo punto, stanco dei soprusi, si ribella. Eravamo noi nel '68. E ora siamo morti, no? I nostri ideali sono morti, io sono uno zombie»
George A. Romero è, dunque, il capostipite del genere e nonostante qualche passo falso, come La Terra dei Morti Viventi, rimane il migliore esponente del suo genere, avendolo creato dal nulla e poi codificato nelle sue meccaniche di base. La sua carriera è tutta votata all'horror e non sono mancate collaborazioni importanti, come quella con un altro maestro del genere, lo scrittore Stephen King. Nel 1982, infatti, il sanguinolento duo firma, uno alla regia l'altro alla scrittura, Creepshow. Film a episodi e omaggio ai popolarissimi fumetti della EC Comics, vede uno Stephen King anche attore, per uno degli episodi di un film divertente, che raggiunge un discreto incasso pur non diventando mai un cult. La coppia si riunisce almeno nell'idea nel 1990, quando a George A. Romero è affidata la riduzione cinematografica de La Metà Oscura, tratta proprio da un romanzo di Stephen King. Il fallimento della Orion, che produceva il film, ne fece slittare l'uscita al 1993 e Romero fu tagliato fuori dalle fasi di post produzione.
Malgrado i passi falsi, George A. Romero rimane un regista osannato dai fan e dai colleghi ed è possibile ammirare un suo cammeo ne Il Silenzio degli Innocenti. Appare, tra l'altro, in almeno due sue pellicole: in Wampyr (1978), rimaneggiata per il mercato europeo da Dario Argento, e ne La Terra dei Morti Viventi. Non mancano, poi, citazioni in altri media. Nei videogame, per esempio: George A. Romero è il nome cui è intitolato il liceo del divertentissimo Lollipop Chainsaw. Ma anche nelle serie TV: è omaggiato in Supernatural. Insomma, non c'è alcun dubbio su quanto George A. Romero sia entrato ormai nella cultura horror, diventandone icona sacra. Vivere è bello, non morire è meglio!
di Alessandro Sparatore
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