Glassboy
«Grande Giove, siamo un fumetto»
Pino ha 11 anni. È un bambino come tanti, ma è costretto da una tremenda malattia a vivere sempre isolato. Non gli sono concesse corse in bici con gli amici per le vie della città o le corse coi suoi coetanei o i tuffi in estate. Pino deve vivere il mondo attraverso la finestra della sua camera, richiuso in casa. Le giornate passato lente, sempre uguali. Anche per studiare resta tra le mura domestiche, perché non gli è permesso nemmeno d'andare a scuola. Sembrerebbe la storia di uno qualunque dei ragazzi di oggi, costretti a un innaturale isolamento dalla pandemia. In realtà, è quella del protagonista di Glassboy, ultima regia di Samuele Rossi, film già vincitore del 64° PÖFF: Black Nights Film Festival di Tallin e unico lungometraggio italiano nella sua sezione al 15° Giffoni Film Festival. La malattia di Pino non è dettata da un virus che ha colpito l’intero pianeta, ma l'ha ereditata dal nonno, come lui emofiliaco. Questo il motivo per il quale non può correre il rischio di varcare da solo la porta per uscire, insieme al fatto che, per un eccesso d'amore e preoccupazione, la madre pretende che resti sempre casa, supportata da Helena, nonna di Pino, ancora troppo traumatizzata dalla morte del marito per accettare di mettere a rischio anche la salute del suo adorato nipote.
Ma Pino è un bambino, fragile e consapevole della sua malattia. È curioso ed è anche un po’ invidioso di guardare quali grandi avventure vivranno sotto la sua finestra i membri della banda degli Snerd. Ragazzini come lui, ma liberi di giocare, di stare insieme, di vivere la loro infanzia senza preoccupazioni. In un momento di forte coraggio, Pino aiuterà la capobanda contro un gruppo di bulli. Da quel momento tutto cambierà. E Pino scoprirà non solo che la malattia non può impedirgli di vivere la sua fanciullezza, ma anche che farlo con accanto degli amici pronti a correre qualsiasi rischio pur di venire in suo soccorso può essere meraviglioso.
Un film coraggioso, Glassboy. Non solo per il suo voler parlare di malattia, per di più di un bambino, ma soprattutto per il suo dichiarare pubblicamente d'aver voluto raccontare una storia di bambini, per i bambini. Va a muoversi su un terreno da sempre molto complesso per il mercato italiano come quello del cinema per ragazzi, così prolifico, invece, in gran parte dell’Europa del Nord: si pensi, a titolo esemplificativo, all’alto numero di produzioni tedesche o scandinave contenuto nelle sezioni kids delle principali piattaforme). Glassboy è dunque una sfida colta ardentemente da Solaria Film, nella persona di Emanuele Nespeca, e dal regista Samuele Rossi, certi della necessità di creare il pubblico di domani e attraverso un film che sapesse non solo usare il linguaggio dei ragazzi, ma anche quello di raccontare loro una storia che fosse in grado di rappresentarli e in cui potessero riconoscersi.
Parlando di Glassboy durante la conferenza stampa, Samuele Rossi non ha negato d'essersi ispirato ad alcuni pilastri del cinema per ragazzi, coi è cresciuto: Stand by me, nel forte legame che da subito si va a creare tra Pino e gli altri Snerd; E.T.: l'Extraterrestre, con quell’immaginario fantascientifico così capace di cogliere l’originalità dei bambini; I Goonies, che ritroviamo nella voglia d'avventura e riscatto dei protagonisti. Ma il regista ha raccontato anche della folgorazione avuta nel 2014, dopo la lettura del romanzo di Fabrizio Silei Il Bambino di Vetro, da cui Glassboy prende il contesto narrativo del libro di fine '800, per attualizzarlo e raccontare la sua fiaba moderna. Una favola, appunto, che si racconta ai bambini. Così, Glassboy parte con la voce narrante del protagonista, mentre sfoglia un fumetto e la sua fantasia ci porta all’immagine di un Pino supereroe, mantello e casco, solo contro la malattia e pronto a trovare il suo spazio nel mondo. Anche cercando, con difficoltà, di non restare troppo focalizzate sulla veridicità drammatica della vicenda di Pino, della solidarietà che solo i bambini sanno ancora offrire l’un l’altro, da Glassboy possiamo cogliere due elementi estremamente interessanti. Il primo riguarda la maestria con cui Samuele Rossi riesce a creare armonia tra un cast composto da giovanissimi attori, la gran parte di loro alla prima esperienza cinematografica, e attori professionisti e dall’alto profilo interpretativo, qui chiamati a fare da comprimari in un mondo dove al centro ci sono i più piccoli. Abbiamo così la partecipazione di colui che è stato definito «il talismano di Samuele Rossi», quel Giorgio Colangeli cui già s'era affidato nel 2011 per il suo esordio ne La Strada Verso Casa e che in Glassboy vediamo impersonare la medicina al fianco dei ragazzi.
Stupenda, poi, l’interpretazione di una ex eroina della TV dei ragazzi, Loretta Goggi, che ricopre il ruolo di nonna Helena: un po’ Malifica, come la chiamano gli amici di Pino, un po’ Crudelia Demon, coi suoi grandi occhiali da sole a renderle impenetrabile lo sguardo, è disposta a tutto pur di proteggere suo nipote. Proprio la Goggi, nel raccontare come fosse il clima sul set, oltre a ricordare la gioia di far proprio l’entusiasmo dei suoi giovani colleghi, ha parlato della maniacale attenzione di Samuele Rossi per la cura d'ogni dettaglio, facendo diventare la scelta del colore dei suoi costumi fondamentale per lo sviluppo narrativo d'ogni scena. Ma è il giovane Andrea Arru, il giovane protagonista, a dare il vero senso dell’aria respirata sul set durante i due mesi di ripresa del film, il quale ha dichiarato l'atmosfera di famiglia sul set, capace d'aver creato legami così profondi, da continuare anche dopo il ciak finale. Glassboy è una storia che non vuole ammiccare al pubblico giovane: cerca il modo più credibile per parlare di e coi giovani, lasciando messaggi estremamente importanti anche per i loro genitori. Una pellicola piccola, forse, ma enorme nella sua capacità di fare qualcosa non così scontata per il nostro cinema: rivolgersi a tutta la famiglia, regalando novanta minuti di serenità e gioia.
di Joana Fresu De Azevedo
Leggi anche le altre Recensioni
In questa recensione sono citati:
• Il Bambino di Vetro (libro)
• E.T.: l'Extraterrestre (film)
• I Goonies (film)
• Stand by me (film)
• La Strada Verso Casa (film)