Padre mecha
Nel mezzo del cammin della nostra vita, ci siamo trovati spesso davanti alla TV. Ok, non era proprio nel mezzo, ma un po' prima. E sì, la nostra dritta via non era stata (ancora) smarrita. Ma rimangono le molte ore passate davanti ai cartoni, i quali per buona parte erano frutto della mente di un unico, geniale mangaka, conosciuto nelle televisioni e suoi giornali come «il padre dei robottoni»: Go Nagai. Non ha bisogno di molte presentazioni, poiché il suo nome è inciso con lettere d'oro nel cuore e nella memoria di molti della nostra generazione. Anche l'inizio dantesco non è casuale, in quanto i suoi esordi sono legati al Sommo Poeta e, soprattutto, alla sua Commedia illustrata dal Dorè, da tutti noi posseduta in casa (e, se non l'avete, cercate meglio, una copia salta sempre fuori).
Parliamo, ovviamente, di Devilman (1972), uno degli anime più ricordati del passato, la cui origine può farsi risalire proprio alla Divina, che Go Nagai ebbe modo di leggere durante l'infanzia. Non osiamo pensare come possa essergli suonato in giapponese «amor ch'a nullo amato amar perdona» e quali suggestioni possano avergli suscitato le tavole bellissime e cupe che illustravano il viaggio di Dante attraverso i gironi infernali. Ma così nascono le avventure di Devilman, del manga e dell'anime, che hanno un mese di distanza: narrano del demone Amon, rinchiuso nel corpo del giovane Akira, il quale ne sfrutta i poteri per difendere la Terra. Già da questo primo lavoro e soprattutto nella sua versione cartacea si possono intravedere le tre grandi passioni di Go Nagai: il sesso, l'horror e i mostri giganti. Poi uno si chiede perché ci piace così tanto!
Il sesso quindi, o meglio l'erotismo. Go Nagai lo sdogana da subito e infatti abbiamo il personaggio di Silen, in Devilman, a mostrarci un delizioso decollettè e, ancor di più, protagonista di due opere minori. Una è Cutie Honey (1973), la cui eroina fa bella mostra delle sue nudità durante le trasformazioni; l'altra è Kekko Kamen (1974), in cui le scene di nudo sono molto più presenti, in quanto la stessa protagonista combatte vestita solo di una maschera. Per entrambe le opere non si può parlare di hentai, perché prive di scene di sesso esplicito, mentre puntano sull'umorismo e sulla parodia. Malgrado questo, non sono state esenti da critiche, essendo rivolte a un pubblico di tutte le età.
In Italia, manco a dirlo, le abbiamo viste col cannocchiale e solo grazie ad alcune reti private. Quanto all'horror e allo splatter, sarebbe superfluo ricordare quanto Devilman e le altre serie più recenti di robot possedessero diverse scene decisamente forti. Anche in questo caso ci riferiamo più alla versione cartacea che agli anime. Il tratto di Go Nagai è semplice ed enfatizza le linee scure; la resa è quasi pesante e molte volte mette in risalto un certo lato grottesco. La violenza è presente e quasi s'avverte la fisicità dei pugni. O dei magli perforanti.
Poi, ovviamente, arriviamo ai mecha, ai robot. Ai robottoni, insomma. Go Nagai ne è il maestro assoluto e firma la sua prima opera, Mazinga Z (1972): è subito leggenda. Poi arrivano anche Il Grande Mazinga (1974) e Getter Robot (1974); negli anni successivi sarà la volta di Jeeg: Robot d'Acciaio (1975) e di Goldrake (1975). Fa impressione constatare come tutti questi robot, fondamentali per la formazione di quanti li amarono al tempo e per tutti coloro abbiano voluto cimentarsi nel genere negli anni a venire, siano concetrati in pochissimo tempo. I temi, come l'universo cui appartengono, sono sempre gli stessi e, per l'appunto, sono stati declinati in ogni modo fino a oggi, senza grandi novità, fatte salve alcune eccezioni, giustamente passate alla storia, come Gundam (1979) o Evangelion (1995): giovani eroi sono chiamati a combattere contro gli invasori alieni a bordo di mecha dalla potenza devastante.
L'universo di Go Nagai è dunque vasto, dipinto con molteplici toni che vanno dallo scanzonato al sadico. I pericoli sono numerosi e sempre presenti, come anche lo sono le persone chiamate a fronteggiarli a mani nude, ai comandi di robot giganti o con l'aiuto di poteri speciali. Non a caso, il look di alcuni eroi, tra i quali quello dello stesso Devilman, ricorda tanto i classici supereroi dell'Occidente. Un mondo vasto, si diceva, e vale la pena scoprire se è possibile farlo anche in Italia. Nel 1995, infatti, Go Nagai apre nel nostro Paese una succursale della sua compagnia, la Dynamic Production, fondata nel 1970, che s'occupa della distribuzione non soltanto delle sue opere. Soprattutto, la Dynamic crea prodotti con una certa cura rispetto all'edizione originale, rendendo di fatto possibile visionare le opere nella loro interezza, così com'erano state volute dagli autori. Regge fino al 2005, poi chiude e l'eredità è raccolta da 3 case diverse (Dynit, Shin Vision e D/vision), le quali ne sono emanazione quasi diretta, in quanto ne fanno parte molti ex della compagnia originaria di Go Nagai.
La storia è affascinante, ma decisamente inadatta a questo tipo di articoli e potete facilmente reperire un riassunto degli eventi in rete. Vi basti sapere che ora tutte le opere di Go Nagai sono disponibili in Italia e vale la pena scoprirle, fosse la prima o l'ennesima volta. Go Nagai ha influenzato moltissimo sia il nostro piccolo mondo di bambini, sia quello più vasto dei suoi colleghi, arrivando a diventare quasi un marchio di fabbrica egli stesso. Noi lo ringraziamo per quanto ha fatto e per come siamo diventati, anche grazie alle sue storie così semplici all'apparenza, ma così profonde nel sondare l'animo umano.
di Alessandro Sparatore
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