«Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna» è una frase attribuita alla scrittrice Virginia Woolf e fa incazzare parecchio le femministe.
Il mondo del cinema, specie quello di genere e con un target indirizzato ai teenager, ha regole d'ingaggio particolarmente precise. I produttori lo sanno benissimo, tanto da compiere le loro valutazioni non in base al prodotto completo, ma a quantità e qualità di topa da poter inserirvi. Se c'è da fare un film destinato a sedicenni ingrifati, bisogna agire di conseguenza e senza dimenticare d'aggiungere un'azione frenetica, altrimenti la gente s'annoia. Quando, dunque, appare sulla scena una ragazza Megan Fox, le porte del cinema si spalancano quasi automaticamente.
Fuoco alle polveri: parliamo di Michael Bay, classe 1965. Siamo qui a dare un'occhiata alla filmografia e alla vita del regista e produttore più esplosivo di Hollywood. Iniziamo da un neologismo coniato per lui e per il suo personalissimo stile nel girare un blockbuster dopo l'altro. Il termine è «bayhem» e indica sequenze rapidissime, effetti speciali e, soprattutto, esplosioni. Tante esplosioni.
Cosa accadrebbe se Dan Brown imparasse finalmente a scrivere? Semplicemente, avremmo un nuovo Michael Crichton. Dico sul serio: sono passati ormai diversi anni dalla scomparsa dell'autore e ancora molti di noi si ritengono orfani di una figura così tecnicamente abile e, al contempo, così capace di prendere la Fantascienza e avvicinarla ai nostri tempi. Infatti, se date un'occhiata ai suoi romanzi, noterete la sua capacità di destreggiarsi tra temi filosofici e scientifici, con alcune imprecisioni, è vero, ma sempre assolutamente appropriate al mood della storia.
Dovendo trasformare una macchina in una macchina del tempo, perché non sceglierne una bella? Questo si è detto Doc Brown, prima di creare la sua DeLorean. La stessa che arriverà oggi, nel nostro tempo, direttamente dal 1985. Rimane il nostro mezzo preferito per viaggiare attraverso la quarta dimensione, ma non è il solo e mi basta vedere quali siano le sue colleghe più famose, citandole, senza però stilare alcuna classifica.
Belli i robottoni, non ci piove. Emozionanti, coraggiosi, capaci di incredibili imprese e, di tanto in tanto, di veri e propri miracoli. Anche grazie al pilota, certo, e al legame che si instaurava tra i due, pur senza alcuna simbiosi, fatte salve le eccezioni come Diapolon, Astroganga e compagnia bella. Da piccolo mi sentivo coinvolto vedendoli combattere, e quando il Daitarn 3 soffriva muovendo la bocca, mentre era attaccato da raggi laser che avevano effetto anche sul povero Banjo, dando quasi la sensazione che i due condividessero lo stesso dolore, soffrivo con loro, o mi divertivo vedendolo fare i dispetti al pilota, mentre lo soffiava via dalla sua mano.
Ve lo immaginate l’Uomo Ragno a svolazzare senza i grattacieli? Avrebbe il suo bel da fare senza le fondamentali altezze, necessarie per muoversi con destrezza. Come un Tarzan senza liane, privo di alti appigli finirebbe inevitabilmente per doversi un po’ arrangiare. Certo è capitato e, da buon supereroe, ha saputo fare di necessità virtù. Ma l’interazione con l’ambiente può essere un gran plus per una storia di eroi. Così, un giorno del 1980, quei folli geni della Tatsunoko decidono di cogliere l’ennesimo frutto dall’albero delle Time Bokan, per incrociarlo con una serie infinita di elementi nonsense.
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