Un amore senza tempo
«Anche più dell’affinità delle loro anime, li univa l’abisso che li divideva dal resto del mondo». A più di mezzo secolo di distanza dalla sua uscita nelle sale, Il Dottor Živago contrasta le mode delle epoche e mantiene un posto d’onore fra le storie d’amore più tormentate e travolgenti di tutti i tempi. Tratto dall’omonimo romanzo di Boris Pasternak, che nel 1958 guadagnò il meritatissimo Nobel per la Letteratura, Il Dottor Živago, diretto da David Lean, lo stesso de Il Ponte sul Fiume Kwai e Lawrence d'Arabia, è un colossal imponente e maestoso, in cui l’eccezionale bravura dei suoi straordinari interpreti, l’incredibile e dettagliata ricostruzione storica, paesaggistica e culturale, le incantevoli musiche, fra le quali il celebre Tema di Lara di Maurice Jarre, vanno a definire un capolavoro cinematografico di grandezza difficile da eguagliare.
È un classico senza tempo che, nelle sue 3 ore e 20 minuti di rappresentazione, narra le travagliate vicende di un assennato medico, con un evidente trasporto e un brillante talento per la poesia, Yurij Živago (Omar Sharif), diviso fra i sentimenti provati per la sua dolcissima moglie Tonja (Geraldine Chaplin) e l’appassionato e struggente amore per Lara Antipova (Julie Christie), le cui vicende personali si vanno a intrecciare e sono influenzate dai grandi eventi storici del tempo. Ambientato nella Russia zarista degli anni '10, Il Dottor Živago copre un arco temporale a cavallo fra la Prima Guerra Mondiale, la Rivoluzione Russa e la Guerra Civile Russa; il film comincia e si conclude agli inizi degli anni '50, accompagnato dalla voce narrante del fratello di Yurij, il generale del KGB Yevgraf Andreyevich Živago (Alec Guinness). L’uomo, intento nella ricerca di sua nipote scomparsa, si convince d'averla trovata e decide di raccontare a lei, Tonja Komarova (Rita Tushingham), la storia della vita di suo padre Yurij e di sua madre Lara.
Uniti da un sentimento travolgente e impossibile, il loro percorso è caratterizzato da incontri casuali, spesso fortuiti e ricchi di intensi sentimenti, e lunghi periodi di lontananza e separazione. Si conoscono a Mosca, quando Yurij è già fidanzato con sua cugina Tonja, e si incontrano di nuovo al fronte, dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, dove lei è impegnata come crocerossina e lui presta servizio come medico. Qui si scoprono innamorati, ma i loro destini sono segnati dai precedenti matrimoni e la loro passione, unita a sentimenti sinceri e profondi, è frenata e trattenuta dalla ragione. Di ritorno a Mosca, il Dottore è costretto, a causa dei tumulti della rivoluzione bolscevica, a rifugiarsi in un paesino isolato con la moglie incinta e il figlio Sasha. Durante il viaggio, apprende dal marito di Lara, Pasha Antipov Strel’nikov (Tom Courtenay), che la donna vive proprio nel villaggio dove si sta recando. Nonostante la nuova vita bucolica e familiare non gli dispiaccia, Yurij, spinto dal desiderio di rivederla, va a cercare Lara e la trova.
Cedendo alla passione, i due diventano amanti fin quando l’Armata Rossa cattura il Dottore. Dopo molto tempo, nella cornice suggestiva e pittoresca della grande tenuta di campagna di lui, completamente congelata e rivestita dentro e fuori da una coltre di ghiaccio spettacolare, si ritrovano per passare insieme gli ultimi momenti felici, prima di separarsi per sempre. Vincitore di numerosissimi riconoscimenti, fra i quali i 5 premi Oscar per la Migliore Colonna Sonora, Miglior Fotografia, Miglior Sceneggiatura, Miglior Scenografia e Migliori Costumi, 5 Golden Globe e 3 Bafta, Il Dottor Živago è ancora oggi uno dei film più visti al mondo, grazie anche al suo fascino immortale e a una ricostruzione scenica perfetta e magnificente, che avviluppa e cattura.
Un elogio e un grande plauso sono obbligatori, oltre che alla regia, anche al grande scrittore russo d'origine ebraica Boris Pasternak: il suo romanzo Il Dottor Živago fu pubblicato in anteprima mondiale in Italia nel 1957, mentre in URSS fu pubblicato per la prima volta oltre trent’anni dopo, nel 1988. Lo scrittore ha pagato caro il merito d'essere il magistrale autore del suo purtroppo unico romanzo e, dopo aver subito una dura critica da parte del regime comunista sovietico, fu espulso dall'Unione degli Scrittori e costretto a rinunciare al Nobel perché, se avesse presenziato alla premiazione, gli sarebbe stato proibito il ritorno in patria. A noi piace ricordarlo attraverso le sue parole: «Il dono dell’amore è come ogni altro dono. Può essere grande quanto vuoi, ma non si rivelerà mai senza illuminazione. Con noi, invece, è come se ci avessero insegnato a baciarci in cielo e poi, ancora fanciulli, ci avessero mandati a vivere sulla terra, contemporaneamente, perché mettessimo alla prova l’uno con l’altro questa capacità. È l’apice di una compatibilità senza gradazioni, in cui nessuno è superiore o inferiore, un’equivalenza di tutto l’essere, con tutto che genera gioia, con tutto che si rianima».
di Francesca M. Russo
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