La rivincita degli ultimi
Essere nati in Giappone all'inizio del secolo scorso significava trascorrere l'infanzia intrisi di retorica imperialista e guerrafondaia, vedere il proprio Paese finire in ginocchio sotto i bombardamenti, perdere due intere città a causa delle bombe atomiche, subire 7 anni di occupazione americana ascoltando il ritornello «shikata ga nai» (non ci si può fare niente) e magari anche morire a 45 anni per un tumore al fegato, regalato dalle radiazioni. Tatsuo Yoshida, classe 1932, visse tutto questo: come molti della sua generazione, riuscì a superarlo brillantemente, ma la sua storia e le sue scelte hanno fatto la storia per il mondo nerd. Disegnatore autodidatta, passò dalle illustrazioni dei quotidiani ai manga, che in quel periodo vedevano moltiplicarsi successi e tiratura; fu tra i primi a intuire le potenzialità del passaggio dalla carta stampata allo schermo televisivo. Fu così che, ad appena 30 anni, Tatsuo Yoshida fondò, assieme ai due fratelli Kenji e Toyoharu, la leggendaria Tatsunoko Productions. Per chi non la conoscesse, c’è un mucchietto di ceci su cui correre a inginocchiarsi in redazione. Si trattava di un vero, piccolo (43 dipendenti) gigante dell’animazione nipponica e diede vita a capitoli gloriosi della Bibbia dei cartoni animati. Pur essendosi concesso parecchie storielle più spensierate, come Hurricane Polymar, Superauto Mach 5, Yattaman o addirittura il Mago Pancione Etcì (capolavoro), i cavalli di battaglia di Tatsuo Yoshida sono saghe epiche di eroi, nel senso classico del termine: slanciati emuli del fumetto americano come Tekkaman, Kyashan o i Gatchaman (vi ricordate le Supa Sentai?), ricchi di temi e atmosfere piuttosto tragici e cupi.
Il Fichissimo del Baseball (Ippatsu Kanta-kun), realizzato con la regia di Hiroshi Sasagawa, altro profeta dell'animazione, rappresenta un po' un'eccezione. Mentre disegni e personaggi (e in Italia anche la sigla dei Cavalieri del Re) sembrano orientare verso un intrattenimento leggero per i più piccoli, la trama e i temi trattati sono quelli classici dello Supokon (contrazione di supotsu konjo, tenacia sportiva), dove gli atleti protagonisti possono ottenere risultati solo a costo di estremi sacrifici e un discreto dispendio di sudore, lacrime e sangue. Prima di poter iniziare a soffrire per la sua passione, poi, il fichissimo Kanta, orfano di padre morto sul campo da baseball, deve ottenere il permesso di sua madre Kumiko e convincere 6 fratelli (il maggiore serio e responsabile, un ciccione ansioso, una vanitosa, una sgallettata, il classico secchione e un mezzo teppista) e il suo cane parlante a imbarcarsi in questa avventura sportiva.
Il risultato è quantomeno curioso: la buffissima famiglia Passaguai, in barba a povertà, convenzioni sociali, regolamenti scolastici e leggi mendeliane (su 7 figli, ce ne fosse uno che assomiglia all'altro), fonda una squadra di baseball e a suon di fallimenti, stacchetti musicali tristissimi e duri allenamenti all'alba: arriva in vetta al campionato studentesco, per scontrarsi, guarda un po', contro gli odiosi pargoli della ricca borghesia. A vincere, come sempre, saranno il gioco di squadra, il fair play e una spremuta dei più buoni sentimenti del mondo. Ma oltre a timbrare il cartellino di tutti gli stereotipi del genere, Tatsuo Yoshida e i suoi fratelli ci raccontano con una caricatura le vicende di tanti giovani alla disperata rincorsa di un Paese (in realtà un mondo) che ha tanta fretta di crescere, ma ancora non trova il modo per non lasciare un sacco di persone indietro.
di Dott. Hofattàncora
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Scheda
• Titolo. Il Fichissimo del Baseball (一発貫太くん Ippatsu Kanta-kun)
• Anime
Anno: 1977-1978
Episodi: 53
• Sigla