Il camaleonte
Se parliamo di Regno Unito, a venire alla mente sono la Famiglia Reale, il tè bevuto con una lacrima di latte, la poesia e il teatro. Non ci sarebbe bisogno di dirvi, infatti, che Shakespeare veniva dalla Terra d'Albione, così come non dovrebbe essere necessario sottolineare quanti attori di grandissima caratura si siano cimentati proprio sui testi di uno dei più grandi poeti e drammaturghi di tutti i tempi, prima d'approdare al cinema. Anche John Hurt non fa eccezione a questa regola. Nato nel 1940, ad appena 9 anni ha già le idee chiarissime sul suo futuro. Vuole fare l'attore e, malgrado i genitori tentino di dissuaderlo cercando d'indirizzarlo verso una carriera da insegnante. John Hurt tiene duro, fino ai vent'anni: si diploma, accontentando i suoi ma, appena in possesso del titolo, s'iscrive all'Accademia d'Arte Drammatica a Londra e inizia a dare sfogo alla sua vera passione; nel 1966 è già pronto per la prima parte di rilievo sul grande schermo, con Un Uomo per Tutte le Stagioni.
Foto di Paul Rogers
Tratto dall'opera teatrale omonima, il film s'aggiudica ben 6 Oscar, sebbene nessuno sia per lui. Negli anni successivi, però, ha modo di partecipare a molti progetti, in maniera praticamente ininterrotta e fino alla fine degli anni '70, cui approda pronto alla notorietà. Nel 1978, infatti, esce Fuga di Mezzanotte, altro film che fa incetta di statuette dorate e nomination: stavolta c'è spazio anche per John Hurt, il quale sarà candidato come Miglior Attore Non Protagonista. Appena l'anno successivo, invece, arriva la pellicola per la quale molti di noi lo ricordano, almeno tra i lettori più avanti con gli anni.
C'è questa idea strana, di un horror ambientato nello Spazio: ha avuto già vicissitudini travagliate e un regista vuole fortemente essere coinvolto nel progetto, Ridley Scott. Arriva quindi in sala Alien (1979) e dimostra come il terrore e la Fantascienza possano ancora, dopo tanti anni, andare a braccetto e far venire giù i cinema di tutto il mondo. La parte affidata a John Hurt è piccola, ma significativa: non a caso, è forse la scena più iconografica del film. Tra l'altro, aveva dovuto declinare il ruolo per impegni pregressi, ma l'attore preso al suo posto dovette abbandonare il set per motivi di salute e contemporaneamente i suoi impegni sfumarono e fu libero di farci vedere, per la prima volta, come nasceva uno xenomorfo. La stessa scena John Hurt la interpretò, più o meno simile, anche in Balle Spaziali (1987), la parodia del più blasonato Star Wars, creata da Mel Brooks. Per la sua interpretazione in Alien, in ogni caso, si guadagnò anche una nomination ai Bafta, non c'è bisogno di dirlo.
Il nuovo decennio si apre poi con uno dei film destinati a fare storia: nel 1980 esce infatti The Elephant Man, per la regia di David Lynch. La parte di John Hurt stavolta è quella del protagonista: è infatti lui a nascondersi dietro il pesante trucco del deforme John Merrick, ruolo che interpreterà magistralmente, contribuendo non poco al successo del film. Basti pensare che, già qualche mese dopo l'uscita del film in sala, Broadway presentò la sua personale versione, con David Bowie. Staremmo già parlando di un apice di carriera e invece John Hurt ha ancora anni e anni di successi, alcuni anche molto recenti. Elencarli tutti sarebbe impossibile in questa sede, ma dobbiamo necessariamente ricordarne alcuni tra i nostri preferiti e che vi consigliamo di recuperare.
Andando in ordine cronologico, ci imbattiamo subito ne La Pazza Storia del Mondo (1981) di Mel Brooks; con lui, andrà a girare anche il già citato Balle Spaziali (1987). Per una Fantascienza parodistica, ce n'è anche un'altra più seria, come in Contact (1997), di Robert Zemeckis e tratto da un romanzo di Carl Sagan. Poi arriva il momento di conquistare un'intera generazione, con la sua interpretazione di Garrick Olivander, il costruttore di bacchette Harry Potter e la Pietra Filosofale (2001).
Altro cult da recuperare è senz'altro Hellboy (2004) di Guillermo Del Toro, nel quale veste i panni del padre putativo del demone amante dei gatti, creato da Mike Mignola. C'è spazio anche per ruoli decisamente meno rassicuranti: è il caso di V for Vendetta (2005), versione a grande schermo del fumetto di Alan Moore, dove interpreta il cattivissimo despota Adam Sutler. Altra pellicola molto amata in cui John Hurt appare è Snowpiercer (2013), post-apocalittico tutto ambientato su un treno perennemente in movimento, stratificato in rigide classi sociali.
Eclettico o semplicemente dotato della naturale propensione del camaleonte, come ci si aspetta da ogni attore di talento, John Hurt ha saputo essere il padre premuroso, così come farsi odiare nelle vesti del tiranno. Un attore di talento, che purtroppo ci ha lasciato il 25 Gennaio 2017: lo ricordiamo con tenerezza e affetto, perché ci ha accompagnato a lungo nei nostri sogni a occhi aperti, nelle sale cinematografiche o accoccolati sui nostri divani di casa. Un'ultima, ennesima dimostrazione? La carriera parallela da doppiatore, che tra i tanti personaggi ad aver beneficiato della sua voce spiccano Moscardo, de La Collina dei Conigli (1978), e un certo Aragorn, dal cartone animato Il Signore degli Anelli (1978)...
Alessandro Sparatore
Ludovico Lamarra
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