Le strabilianti conseguenze di un gioco
1995. L’anno in cui Pixar scosse il mondo del cinema col primo film d'animazione in computer grafica, i cui protagonisti erano dei giocattoli al centro di azioni e di avventure. L’anno degli effetti speciali di Apollo 13, dell’Oscar a Forrest Gump e delle grandi attese per i film evento di Natale. L'anno in cui Jumanji arrivò al cinema, destinato a suscitare la nostra meraviglia. Il film diretto da Joe Johnston, ispirato all’omonimo romanzo illustrato scritto nel 1981 da Chris Van Allsburg, aveva per protagonista il tanto amato e rimpianto trasformista Robin Williams. Due bambini rimasti tragicamente orfani trovano nella soffitta della loro nuova casa un gioco da tavolo apparentemente normale, dallo stile retrò e da cui proviene un suono fatto di tamburi africani accattivante. Da bravi curiosi, i due fratelli interpretati da una giovanissima Kristen Dust e da Bradley Pierce iniziano a giocare la partita, che li porterà a vivere avventure inaspettate e insolite, ad affrontare sfide con animali della giungla, piante esotiche aggressive e a conoscere personaggi inquietanti e un pò folli, come Alan Parrish, un uomo rimasto intrappolato in Jumanji per venticinque anni, lasciando sola la sua amica d'infanzia, Sarah (Bonnie Hunt).
Jumanji rappresenta il loro viaggio nell’ignoto, durante il quale ognuno di loro si ritroverà faccia a faccia con le proprie paure e i propri fantasmi. Tra i quattro giocatori si creerà così un legame ben al di là del semplice gioco di squadra e noi spettatori restiamo col fiato sospeso a ogni lancio di dado, a ogni pedina spostata. La produzione di Jumanji fu affidata al TriStar Pictures, con l’unica condizione d'avere come attore protagonista proprio Robin Williams, nonostante la prima scelta fosse ricaduta su Tom Hanks. Eppure Robin Williams, dopo aver letto la prima sceneggiatura, decise di non accettare il ruolo; solo dopo l’intervento del regista l’attore cambiò idea, andando incontro all’esigenze della produzione che gli richiedeva d'evitare scene d'improvvisazione e d'attenersi il più possibile alla complessa struttura della trama.
Altra perla di Jumanji furono sicuramente gli effetti speciali. Affidati alla Industrial Light & Magic, la stessa che opera in LucasFilm, si rivelarono innovativi. Prevedevano, infatti, la combinazione di tecniche tradizionali con pupazzi e animatronic a tecnologie create da due nuovi software, uno chiamato iSculpt, che permise agli illustratori di creare espressioni facciali realistiche sugli animali generati al computer, e un altro che per la prima volta permise di realizzare realisticamente peli digitali sui corpi di leoni e scimmie. Il titolo del romanzo, come spiegò il suo stesso autore, è ispirato a una parola di origine zulu che significa «molti effetti» e allude alle «strabilianti conseguenze del gioco», com'è anche menzionato nel film.
Jumanji è nel cuore di molti Millennials ed è diventato un’icona della storia cinematografica. Ha ispirato numerosi progetti, tra cui i due sequel del 2017 e del 2019, con protagonisti assoluti The Rock e Jack Black. Nonostante lo scetticismo che aleggia solitamente intorno ai reboot, Jumanji: Benvenuti nella Giungla e Jumanji: the Next Level sono due film strutturati in modo intelligente e ironico e hanno fatto rivivere Jumanji in chiave moderna, pur mantenendo gli elementi classici che caratterizzarono il primo capitolo, con una sceneggiatura anch'essa basata sul percorso di formazione dei protagonisti.
Non tutti sanno, però, che Jumanji ispirò anche una serie televisiva animata, andata in onda tra il 1996 e il 1999, composta da 40 episodi. In ognuno di essi, i due fratelli andavano alla ricerca di Alan Parrish lanciando i dadi e cercando di risolvere un indovinello sempre nuovo. Per festeggiare i 25 anni di Jumanji, sul sito Kickstarter è stata lanciata una campagna di raccolta fondi per realizzare la copia esatta del gioco da tavolo. L’equipe chiamata per il progetto è composta da progettisti operanti nel campo della CGI, tecnici specialisti nella stampa 3D, lavoratori del legno in 3D e artisti del colore. ll box di Jumanji potrebbe comporsi di tre grandi pezzi di legno, assicurati tra loro per mezzo di cardini; il processo di verniciatura, rigorosamente a mano, abbellirà il tabellone. Anche le pedine sono realizzate con stampanti in 3D d'alta qualità, con dettagli dipinti a mano: solo per fare un esempio, la pedina raffigurante la scimmia è realizzata in resina verde traslucida. Tutte le pedine sono dotate di un piccolo magnete che le mantiene stabili sul tabellone di gioco, mentre il dado, realizzato in legno, sarà una replica esatta di quello della pellicola. Il tabellone disporrà, inoltre, di un display largo 7 pollici e collegato a un mini processore, che proietterà le animazioni e le scritte, proprio come nel film. Una volta aperta la scatola, l'intro animata s'avvierà automaticamente e i due altoparlanti integrati riprodurranno, se il gioco ancora chiuso è sollevato, il suono dei tamburi. Una volta raggiunto il budget richiesto, il gioco da tavolo di Jumanji sarà disponibile, solo per i donatori del progetto su Kickstarter, al costo di 269 euro.
di Valentina Mori
Leggi gli altri approfondimenti nella sezione Nerd Origins