La meravigliosa caduta dei nostri eroi
La saga cinematografica di Star Wars era ed è ancora una di quelle cui sono più affezionato, nonché la prima alla quale mi appassionai da bambino. Ero davvero molto piccolo quando vidi per la prima volta Una Nuova Speranza e, come tutti, rimasi fremente in attesa del sequel. Quando finalmente arrivò L'Impero Colpisce Ancora, entusiasmo e stupore si alternarono sul mio volto e potevano essere viste riflesse sui miei occhi sbarrati le sequenze del film. Eppure, avevo un brutto presentimento... Poi arrivò quella scena. A meno che non veniate da galassie lontane lontane, la trama dovreste saperla a memoria: gli eventi narrati portano a separare gli eroi. Mentre Luke Skywalker inizia con Yoda il suo duro addestramento, Han Solo, Leia, Chewie e i due droidi cercano rifugio su Bespin, alla corte di Lando Calrissian. È nella sua città tra le nuvole che accade l'impensabile: sono nei guai fino al collo e io, ingenuamente, penso che troveranno il modo per scampare in modo rocambolesco al pericolo imminente. Proprio in quel momento, l'Impero mi colpisce, più che ancora, forte e a tradimento, con un pugno sullo stomaco.
All'inizio ero stordito, ma il colpo era tutto sommato sopportabile: C-3PO è letteralmente fatto a pezzi e Chewbacca ne raccoglie i pezzi, per riassemblarlo. Poco male, è un droide e tornerà come nuovo. Ma poi assisto all'ibernazione di Han Solo nella grafite: l'immagine del suo volto sofferente, bloccato nella roccia nera, mi fa sperimentare per la prima volta una sensazione disturbante. Eppure, il momento peggiore doveva ancora arrivare... Luke e Darth Vader stanno combattendo: l'eroe affronta il malvagio e sono pronto al suo personale riscatto. Poi, un colpo ben assestato del Signore dei Sith mozza di netto la mano del giovane. Il mio mondo precipita con essa. L'eroe non è più integro, è sconfitto. Fugge, non prima d'aver saputo l'incredibile rivelazione d'essere il figlio del suo nemico più mortale. Nulla sarà come prima: il Male ha vinto su tutta la linea.
Questo fu l'impatto maggiore de L'Impero Colpisce Ancora, un film dalle atmosfere cupe, enormemente distanti da quelle rassicuranti e fiabesche del primo Star Wars. Infatti, all'epoca non fu capito. Tutti si trovarono spiazzati e tanti critici se non lo stroncarono, ci andarono molto vicini. George Lucas sapeva bene che il secondo capitolo della saga sarebbe stato complicato da digerire e la leggenda narra che interpellò anche alcuni psichiatri, per immaginare le reazioni del pubblico alla rivelazione fondante tutta la pellicola. Eppure, andò dritto per la sua strada, affidando la regia a Irvin Kershner, suo ex professore di Regia, il quale accettò dopo qualche titubanza e solo a condizione di poter fare come meglio credeva. Aveva una visione molto particolare e percepiva L'Impero Colpisce Ancora come un film incompiuto, un preludio al gran finale; non vuole macchiarlo d'umorismo, rifiuta qualsiasi elemento luminoso. Cede al Lato Oscuro. Le atmosfere sono ruvide e non lasciano un solo momento di tregua. Perfino nel momento in cui Leia e Han Solo si dichiarano, per il loro amore non c'è possibilità tenerezza. «Ti amo», dice lei. «Lo so», risponde laconico lui, un attimo prima di rimanere ibernato nella grafite. La battuta, tra l'altro, fu suggerita proprio da Harrison Ford: a Lucas non piace, ma poi si convincerà a inserirla, consegnandoci una delle scene più belle dell'intera saga, culminante con un bacio tanto intenso, quanto disperato.
«Ho un brutto presentimento», però, dovrebbe essere il motto de L'Impero Colpisce Ancora. Lo ebbi anch'io, al pari dell'intera troupe, mentre girava le riprese. Le sequenze su Hoth, infatti, furono funestate dal clima rigidissimo della location in Norvegia, che registrò l'inverno più freddo degli ultimi cinquant'anni. A complicare ancora le cose, ci fu anche la dipartita del supervisore della seconda unità di regia, che morì di meningite due settimane dopo il primo ciak. Ancora: un incendio distrusse il set cinematografico accanto a quello di Star Wars: vi stava lavorando Stanley Kubrick, per le riprese di Shining, e il regista dovette poggiarsi al collega Lucas per continuare il suo lavoro. Dagobah, poi, fu un inferno: la palude che ospitava Yoda, ricreata in maniera tale da permettere a Frank Oz di manovrare il Maestro Jedi, circostanza che gli fece sfiorare la candidatura agli Oscar, non era agevole, tanto che furono accumulate dieci settimane di ritardo sulla scaletta, col rischio di far saltare l'intero budget. E sarebbe accaduto, se non fosse intervenuta 20th Century Fox a pompare fondi, in cambio di una percentuale sugli incassi.
Eppure, nonostante i ritardi e i colpi di scena scioccanti, sebbene la critica non lo reputasse all'altezza del primo capitolo, dichiarandone il fallimento, L'Impero Colpisce Ancora ottenne il maggiore incasso del 1980, consolidandolo ulteriormente non appena uscì in versione Home Video. I fan spiazzati inizialmente, dopo aver digerito e metabolizzato quanto visto, pur accusando il colpo si scoprirono innamorati di questa fiaba tostissima e oscura. E, da buona favola, ci fece crescere. L'Impero Colpisce Ancora è considerato il miglior film dell'intera saga, sicuramente il migliore della trilogia originale. La Forza vi scorre potente, appartiene al Lato Oscuro, ma è vibrante. Spiazzò me e migliaia di padawan, grazie alla sua dirompenza emotiva e oggi, quando riassaporo le sue atmosfere soffocanti e vivo nuovamente lo smarrimento durante le sue battute finali, mi rammenta che non devo mai dimenticare il Codice: «Non c’è emozione; c’è pace. Non c’è ignoranza; c’è saggezza. Non c’è inquietudine; c’è serenità. Non c’è morte; c’è la Forza».
di Alessandro Sparatore
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