L'Uno
«Sai perché sono contento che sia arrivato?»
Cosa accade quando nei cieli di tutto il mondo, improvvisamente, appare l’Uno, un oggetto volante, non propriamente identificato, che da un momento all’altro diventa fattore condizionante della vita di tutta la popolazione, compresa quella di Marta (Elena Cascino) e Tommaso (Matteo Sintucci)? I due decidono d'organizzare una festa di Capodanno, cui partecipa il miglior amico della ragazza con la sua nuova conquista, una francese conosciuta appena la sera prima. Ai quattro s'aggiunge anche Cecilia (Alice Piano), sorella della padrona di casa, donna incinta di 3 mesi e accompagnata da un amico. Chiusi tutti insieme in una stanza e senza alcun contatto con l’esterno, i loro rapporti si incrineranno sempre di più, i ricordi inizieranno a riaffiorare e la mezzanotte si farà sempre più vicina. Cosa ne sarà dei nostri protagonisti? Delle loro famiglie? Delle loro vite? Ma soprattutto, cosa ne sarà del mondo, ormai minacciato dall’Uno? E se l’Uno non fosse mai arrivato?
L'Uno, per la regia di Alessandro Antonaci, Stefano Mandalà, Daniel Lascar e Paolo Carenzo, deriva dall’adattamento di un testo teatrale e gira intorno alla frenesia nel fronteggiare una situazione fuori dall’ordinario, cui i media forniscono suggestioni di ogni tipo e nei cui confronti ogni Stato adotta misure specifiche per limitare il panico generato dall’arrivo di un UFO di cui si sa poco, veramente poco, poiché le tecnologie moderne non sono in grado di fornire risposte adeguate. L’oggetto in questione non può essere considerato una vera e propria minaccia per il genere umano, soprattutto perché, una volta apparso, non agisce in alcun modo. Eppure, la sensazione di un’apocalisse si fa sempre più evidente. Una situazione non molto distante da quella che il mondo si ritrova oggi a fronteggiare nei confronti del Covid-19.
Nello specifico della vicenda de L’Uno, il Governo Italiano adotta misure d'emergenza straordinarie: un coprifuoco generalizzato, programmato nel tardo pomeriggio; il suggerimento di passare il Capodanno solo con amici e parenti stretti; il divieto assoluto di festeggiare con fuochi d’artificio. Restrizioni pesanti cui il personaggio di Claire (Anna Canale), d'origine francese, non perde l’occasione di contrapporre la situazione del suo Paese natale, dove le misure adottate sono di gran lunga differenti e molto meno restrittive. Ma L’Uno non è solo la rappresentazione di un immaginario che, con la pandemia del 2020, sembra essere per noi una piccola realtà. Il film mette infatti in scena una favola moderna dalle sfumature pirandelliane: sei personaggi in cerca della propria identità e stabilità emotiva, a una cena di fine anno, condita da tanta solitudine. Pirandelliano perché la storia riporta alla memoria le tematiche di Uno, Nessuno e Centomila e del La Maschera: Uno è chi queste persone vorrebbero essere; Nessuno è chi sono in realtà, Centomila è come gli altri li vedono. Marta e Tommaso, Claire e Giulio, Cecilia e Marco desiderano mostrarsi per chi in realtà non sono affatto. E ogni tanto qualche maschera cade, ma subito torna a celare il vero Io dei personaggi, ed è proprio in quel momento che dobbiamo coglierne l’essenza più intima. Non siamo quindi di fronte a sei semplici personaggi di finzione: sullo schermo prendono forma sei persone vere, in cui tutti noi possiamo rispecchiarci.
L'Uno è quindi la somma di tutti i timori umani, è il mettersi alla prova, è tutto ed è anche niente. Ma più di tutto, è forse solitudine, perché i suoi protagonisti sono e saranno soli. È una lettura suggerita anche dalle diverse scelte stilistiche nella rappresentazione degli ambienti in cui la storia prende vita, a partire dalla location in cui tutta la vicenda si svolge, un loft-bunker quasi claustrofobico, a sottolineare l'isolamento e dal quale si uscirà solamente tre volte, nei tre esterni flashback, momenti magici e colorati in cui veniamo a sapere qualcosa in più dell'oggetto misterioso ma, soprattutto, delle dinamiche tra le singole coppie.
Altro elemento fondamentale de L'Uno è il colore, caratterizzato da vari colori pastello o più accesi e tra questi uno in particolare: il rosa, a rappresentare la semplicità e l'empatia. All'interno del bunker c'è una dominante di giallo, un colore caldo e accogliente, ma che cela in realtà qualcosa di completamente opposto, come può esserlo l'insicurezza e l'instabilità. Abbiamo poi, in due flashback, la presenza del verde, un simbolo di pericolo e sfortuna. E poi, in un ultimo flashback il rosso e il blu: amore il primo, simbolo di malinconia il secondo. Sebbene i fatti si svolgano durante un Capodanno occidentale, si può riscontrare nella vicenda un'ambizione universale: ci troviamo davanti allo svolgersi di azioni che potrebbero accadere ovunque e coinvolgere chiunque. In fondo, sta accadendo a tutti noi, da diversi mesi: stiamo vivendo l'esperienza raccontata dai personaggi de L'Uno, una solitudine che, sebbene condivisa, ci sta mettendo faccia a faccia con noi stessi.
di Gaia Pennati
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In questa recensione sono citati:
• La Maschera (libro)
• Uno, Nessuno e Centomila (libro)