L'uomo del labirinto
«Cerca il coniglio»
Dopo essere approdato al cinema e aver ricevuto critiche contrastanti, L'uomo del labirinto, secondo film che vede alla regia il giallista Donato Carrisi, dopo il primo La Ragazza del Lago, approda anche al mercato Home Video, grazie a Warner Bros. Nerdface ha avuto l'opportunità di visionare la proposta in formato DVD, che presenta come unico contenuto speciale un interessante Backstage.
L'uomo del labirinto si presenta con un cast d'alto livello, con Toni Servillo a vestire i panni stropicciati del detective Genko, Vinicio Marchioni in quello del poliziotto Berish e, soprattutto, Dustin Hoffman in quelli del dottor Green. Il film, anche per la presenza di questi attori, sembrerebbe voler alzare l'asticella rispetto a quello precedente. Come spesso avviene nella produzione letteraria di Donato Carrisi, infatti, l'ambientazione de L'uomo del Labirinto è un non luogo straniante, nel quale si snodano le vicende dei protagonisti, sempre sudati, molto spesso soli. La trama è complessa, come sovente capita nei libri dello scrittore: una giovane è rapita e ritrovata 15 anni dopo, affidata alle cure del dottor Green, un profiler col compito d'aiutare la ragazza a ricordare elementi utili all'indagine, in quanto costretta per anni a vivere in un labirinto e a risolvere indovinelli e giochi per sopravvivere. Parallelamente, il detective Genko, in punto di morte e per riscattare un'esistenza misera, decide di scoprire l'identità del criminale, risalendo a un oscuro rituale che si perpetua da decadi, nel quale i rapiti diventano rapitori, tutti legati da un fumetto, Bunny, al cui interno si celano messaggi maligni.
L'uomo del labirinto è un film che vive di momenti ben riusciti e altrettanti giri a vuoto, dove il contenitore risulta migliore del contenuto. Scenografie e fotografia, infatti, sono gli elementi migliori, a caratterizzare una città futuribile, dominata dal rosso e dal marrone, dagli arredi laccati mescolati a oggetti di modernariato, che riportano alla memoria alcune pellicole distopiche come Arancia Meccanica o Brazil. Meno efficaci, invece, le prove attoriali, troppo caricate ed enfatiche, fatta eccezione per Dustin Hoffman, una spanna sopra a tutti (e se non siete affezionati seguaci di Nowzaradan, che gode delmedesimo doppiatore). Va apprezzato in ogni caso lo sforzo di Donato Carrisi nel provare a proporre un linguaggio cinematografico diverso rispetto ai soliti canoni italiani, ma si ha l'impressione che sia ancora un regista acerbo, con l'ansia di voler stupire a ogni costo.
di Ludovico Lamarra
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In questa recensione sono citati:
• Arancia Meccanica
• Brazil
• La Ragazza del Lago