Mi chiamo Francesco Totti
«'Sto tempo è passato»
«Credete nel destino? Io ci credo!». Esordisce così Francesco Totti, al centro di uno Stadio Olimpico illuminato e deserto, ora silenzioso, che è stato teatro e palcoscenico di gran parte della sua esistenza. È la notte prima del suo addio al calcio e «il Capitano» ripercorre tutta la sua vita insieme agli spettatori, conducendoli in un viaggio introspettivo narrato in prima persona. Dai brevi filmati familiari che lo ritraggono sulla spiaggia di Porto San Giorgio, piccolissimo e con l’andatura ancora incerta, intento e ostinato a calciare una palla (la sua prima parola, ci tiene a precisare), alle immagini d’archivio e agli spezzoni delle partite giocate in campo, da quelle più deludenti a quelle che lo hanno portato a diventare una leggenda.
Diretto da Alex Infascelli, tratto dal libro Un Capitano, scritto da Francesco Totti con Paolo Condò ed edito da Rizzoli, Mi chiamo Francesco Totti è stato presentato alla 15ª Edizione della Festa del Cinema di Roma e in sala non c’erano abbastanza fazzoletti per contenere le lacrime di commozione, indotte naturalmente da questo intimo ed esclusivo tributo. Mentre i fotogrammi scorrono, accompagnati dalla voce del grande campione, dello sportivo e dell’uomo, è quasi impossibile non chiedersi come, quando e perché Francesco Totti sia riuscito nella mastodontica missione di trasformarsi da idolo dei tifosi a corpo e anima, essenza stessa, di una città, Roma e, in qualche modo, di un Paese intero, fuori anche dai cori dei sostenitori di una squadra e degli amanti del calcio. E la risposta non tarda ad arrivare.
Guardandosi alle spalle, con un fisico ancora in forma e la voglia d'andare avanti contro l’inesorabile scorrere del tempo, Francesco Totti accenna un sorriso e dice: «’Sto tempo è passato. Pure pe’ voi, però». Ed è lì che ci si rende conto che ogni istante pubblico della vita di Francesco Totti è stato un frammento del passato di tutti i romani.
L’umanità che esprime il campione, la sua straordinaria normalità nella quale è impossibile non immedesimarsi, arrivano al cuore e alla fine, mentre scorrono i titoli di coda, è difficilissimo trattenersi e non ripetere come un mantra, a costo anche di cadere in assurdi sentimentalismi e retorica da stadio: «C’è solo un Capitano!».
di Francesca M. Russo
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In questa recensione sono citati:
• Un Capitano (libro)