Nel Nome della Terra
«Siamo a secco»
Dopo essersi formato e aver acquisito esperienza in un ranch negli USA, Pierre Jarjeau torna in patria per prendere le redini dell’attività agricola di famiglia. Le cose vanno bene e in grande tranquillità per quasi 20 anni, permettendogli di godere la sua amata famiglia e il lavoro, insegnando contemporaneamente tutto il suo sapere al figlio Thomas, destinato un giorno a succedergli. Le contraddizioni di un mondo in rapido cambiamento cominciano a emergere in maniera sempre più pesante, mettendo economicamente in grande difficoltà la famiglia. I debiti si fanno sempre più grandi e la serenità tanto desiderata e faticosamente ottenuta, va sparendo.
Édouard Bergeon racconta con Nel Nome della Terra una storia estremamente personale, tratta da esperienze realmente vissute dal regist, molto legato al tema della terra e del mondo agricolo fin dal suo primo lavoro, I Figli della Terra, tanto da risultare un topos della sua carriera. Il suo nuovo film vuole raccontare l’evoluzione della dimensione contadina nel tempo, a cavallo di tre generazioni e, dunque, altrettanti modi diversi d'intendere il legame col lavoro. Si tratta di una saga familiare, il cui perno centrale è costituito da Pierre, a metà tra il vecchio e il nuovo, schiacciato tra due fuochi, all’interno di una transizione devastante. Il suo amore per la terra è una vera e propria vocazione, capace di fargli mettere tutto in discussione, ma dovrà essere necessariamente accantonata per permettergli di prendere una posizione chiara e fare una scelta tra il prima e il dopo.
Il protagonista assoluto di Nel Nome della Terra, nonché fulcro drammatico del film, è indubbiante Pierre, interpretato ottimamente da Guillaume Canet, il quale riesce a sorreggere perfettamente il peso della pellicola sulle proprie spalle. Il resto del cast non sfigura davanti alla sua magistrale prova, da suoi perfetti comprimari.
Il finale costituisce senza dubbio uno dei punti di forza di Nel Nome della Terra. È forte, ma senza esagerare, capace di risultare prima concitato, poi delicato e malinconico, senza far emergere nessuna contraddizione emotiva nel cambio di registro, poiché naturale conseguenza del chiaro messaggio recapitato dal film.
di Edoardo Frazzitta
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In questa recensione sono citati:
• I Figli della Terra