Se non conoscete Charlie Chaplin, evidentemente avete vissuto su un altro pianeta e un po' vi invidiamo. Ma se siete terrestri e non avete mai visto o non avete mai sentito parlare de Il Grande Dittatore, allora avete pochissime scuse. Stiamo parlando di uno dei film più famosi e geniali dell'attore inglese, celebre per il suo personaggio del vagabondo. Nel 1940, poco prima dell'entrata in guerra degli USA, esce proprio Il Grande Dittatore.
Continuo a ripetermi quanto fossero belli gli anni del VHS e dei primi videoregistratori. A casa mia fu acquistato piuttosto in ritardo rispetto agli amici, ma fu subito amore a prima vista. Insieme al suo arrivo, iniziò per me un rito perdurato fino alla definitiva morte di Blockbuster (quanto mi manca!), cioè la visita settimanale alla videoteca sotto casa, per l'affitto di un film da gustare con la ciotolona di popcorn stracolma. Una delle prima cassette affittate fu proprio Interceptor, prima pellicola della trilogia di Mad Max. Uscito nel 1979, con un giovanissimo Mel Gibson come protagonista, Interceptor era una sorta di poliziesco post-apocalittico.
Dando per scontato che la maggior parte di voi conosca a memoria l'intera trilogia di Ritorno al Futuro, abbiamo deciso d'impostare questo articolo per quelli che seguono Nerdface e sono troppo giovani per averla vista. Inizieremo con un semplice e conciliante: «Cosa diavolo state aspettando?!». Date retta agli zii, che di nerdate ne hanno viste tante nel corso degli anni, e correte a recuperare tutti e tre i film della saga capace di rendere immortale la DeLorean, in quanto «dovendo trasformare un'automobile in una macchina del tempo, perché non usare una bella automobile?».
Avrò avuto 10 o 11 anni. Vicino casa stavano ammodernando il vecchio palazzetto dello sport e avevano lasciato tutta la zona dei lavori assolutamente sguarnita e non protetta: le fondamenta. Presi uno zaino, una torcia, due panini e due merendine, un quaderno, una matita e m'infilai nelle oscure gallerie con la curiosità e l'incoscienza tipica dei bambini. Ne emersi 2 ore dopo, da tutt'altra parte, avevo esplorato tutto il possibile. Cosa mi aveva spinto? Il ricordo di un film, uno di quelli degli anni '80 marchiati a fuoco nei cuori della mia generazione: I Goonies.
Circa trent'anni fa usciva uno dei film più belli e visionari mai realizzati. Una fantascienza prossima al 1984 orwelliano, di raro impatto e di grande perspicacia. Era, in una parola, Brazil di Terry Gilliam, uno dei Monty Python. Brazil è ambientato in un futuro distopico governato dalla burocrazia e non vi racconterò altro, perché va visto. Punto e basta. Coglierò l'occasione, quindi, per fare una panoramica su altri film distopici del passato, per arrivare a quello capace di aver segnato il nuovo paradigma di genere in tempi più recenti. Tutti meritano, nel bene e nel male, un posto nella vostra videoteca, non fosse altro per fare un confronto e capire perché Brazil sia un capolavoro.
Era il 1984 quando La Signora in Rosso arrivò nelle sale, prima americane e poi mondiali. Il film, di e con Gene Wilder, milioni di figli e chioma bionda riccioluta, da molti ricordato come il solo e unico Willy Wonka della storia del cinema, si presentava come una commedia piccante, anche se, a vederlo oggi, ha molto meno pepe di una commedia all'italiana, sebbene abbia sicuramente più comicità. Protagonista indiscussa del film è Kelly LeBrook, bellissima, sensuale e signora insostituibile dei sogni di molti teenager dell'epoca, presente anche nelle vesti della Donna Esplosiva.
