Genio italiano
A molti di voi, soprattutto se non siete del settore, il nome di Nino Rota non farà suonare alcun campanello: eppure, possiamo assicurarvi che lo avete incontrato tante volte, molte più di quanto immaginiate. Le sue musiche hanno infatti contribuito a rendere alcuni dei vostri film preferiti indimenticabili e chiaramente identificabili. Iniziamo da quello che per molti è stato il primo incontro con Nino Rota: è il 1972 ed esce una pellicola che farà la storia del cinema: Il Padrino. Firmato alla regia da Francis Ford Coppola e tratto dalla sceneggiatura di Mario Puzo, il primo capitolo della saga della famiglia Corleone fin dalla sua uscita in sala si rivela un campione di incassi, sbancando i botteghini di tutto il mondo. Ma parte integrante del successo de Il Padrino si deve anche a Nino Rota, che ne cura la colonna sonora. Ecco: il main theme de Il Padrino, che vi sarete trovati a fischiettare ogni tanto, che forse avete anche usato come suoneria per i vostri cellulari e che riconoscete ogni qualvolta sia usato o citato in altri film o serie televisive, è opera di Nino Rota. Quando fu scelto da Francis Ford Coppola non era il primo arrivato e poteva già vantare una carriera tale da non essere secondo ai vari Elfman, Giacchino o perfino Williams.
Classe 1911, Nino Rota si rivela prestissimo un assoluto genio musicale, tanto che a 11 anni, nel 1922, ha già scritto la sua prima opera, L'infanzia di San Giovanni Battista, che piace ed è presentata a Milano e in Francia, conquistando il pubblico e la critica. L'anno successivo entra in conservatorio, dove continuerà a studiare e a raffinarsi, tanto che nel 1926 è già considerato dai più fini conoscitori come un compositore maturo e raffinato. Al mondo del cinema e delle colonne sonore Nino Rota arriva nel 1933, nel film che segnerà anche l'esordio del regista Raffaele Matarazzo: Treno Popolare. La pellicola, troppo avanti rispetto ai tempi, all'inizio è poco apprezzata da pubblico e (soprattutto) regime fascista: sarà rivalutata solo in seguito. Malgrado la sua prima esperienza nel mondo del cinema rappresentò un mezzo passo falso, Nino Rota non ne risente: lavora sempre alacremente, scrive musica e insegna. Nel 1942 torna dunque a firmare un'altra colonna sonora, sempre in collaborazione con Raffaele Matarazzo; poi l'anno successivo e, ancora, quello dopo e di nuovo quello seguente. La carriera di Nino Rota come compositore di colonne sonore sboccia e trova la strada per raggiungere un altro grande Maestro: Federico Fellini. Tra i due s'istaura un'amicizia profonda e duratura.
Federico Fellini lo vuole per firmare la colonna sonora de Lo Sceicco Bianco: sarà solo la prima delle tante collaborazioni tra i due (I Vitelloni, Le Notti di Cabiria, La Dolce Vita, 8½, Giulietta degli Spiriti, Amarcord per citarne solo alcuni); in più, il regista non sarà l'unico grande nome col quale Nino Rota si troverà a lavorare. Altro nome centrale del cinema italiano al quale il compositore legherà molte sue opere è quello di Mario Monicelli: le musiche in Proibito e La Grande Guerra portano la firma di Nino Rota. Nel 1960 è infatti con Luchino Visconti, per Rocco e i suoi Fratelli; nel 1963 ne Il Gattopardo, ancora con Visconti; nel 1968 Franco Zeffirelli gli affida le musiche per Romeo e Giulietta, che varranno al film il Nastro d'Argento per la colonna sonora. In fatto di riconoscimenti, incredibilmente Nino Rota liscerà l'Oscar proprio col suo celebre Il Padrino, perché le musiche non erano originali, rielaborazioni di vecchi lavori dello stesso musicista. Ma l'appuntamento con la statuetta dorata sarà solo rimandato: nel 1974, infatti, l'ambito premio gli è assegnato, insieme al collega Carmine Coppola, per Il Padrino: Parte Seconda.
Anche se il grande schermo è il suo biglietto da visita, per noi che non siamo proprio esperti di musica da camera o di lirica, la carriera di Nino Rota non s'allontana mai molto da quelle tradizioni: per tutta la sua vita, il compositore lavorerà e scriverà decine e decine di pezzi per orchestra, a volte con la stessa ironia che contraddistingueva le sue prime creazioni. Anche al piccolo schermo pagherà il suo tributo, scrivendo una delle musiche più riconoscibili di sempre, quel Viva la Pappa al Pomodoro cantata da Rita Pavone, nello sceneggiato televisivo Il Giornalino di Giamburrasca (1964), per la regia di Lina Wertmüller, che della canzone scrive i testi. Nel suo curriculum non mancano anche musiche per il teatro, balletti, opere per archi, per voci e per pianoforte. Nino Rota, insomma, è stato uno dei più grandi compositori italiani e internazionali, poliedrico e geniale, precoce ma maturo nelle impostazioni, eppure continua a essere poco ricordato e, soprattutto, celebrato.
Siamo sicuri che adesso, sebbene il suo nome alla maggior parte di voi inizialmente non abbia detto nulla, siano state le sue note a risuonare tra le pieghe dei vostri ricordi, è stato il suo lascito a parlare per lui. Siamo lieti d'aver avuto l'occasione di porgere questo omaggio alla sua memoria: il suo nome è quasi dimenticato, a parte tra gli esperti del settore. Le sue musiche no, però. E questa è la sua grandezza.
Alessandro Sparatore
Ludovico Lamarra
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