Odi et amo | Il finale di Game of Thrones in due punti di vista

Game of Thrones

ned stark immerso nei suoi pensieri mentre si poggia sulla sua spada - nerdface

«Nulla al mondo è più forte di una buona storia».

Il finale di Game of Thrones da due punti di vista opposti

Sono passati 10 anni dalla prima puntata di Game of Thrones, serie epocale che ha fatto incetta di premi e riconoscimenti, secondi solo all’hype generato a ogni puntata in vista del finale, quel finale che ancora oggi fa discutere milioni di fan ovunque e che trova perfetta rappresentazione anche nella nostra Redazione. E così, due tra i fondatori di Nerdface, il nerd alfa Alessandro Sparatore e Ludovico Lamarra, si confrontano su un epilogo controverso, il primo in termini negativi, il secondo in modo positivo, entrambi però accomunati da una passione che li ha tenuti incollati allo schermo, puntata dopo puntata. E voi, da che parte state?

Aridatece er Trono!

Se qualcuno vuole raccontarti una storia, la prima preoccupazione dovrebbe essere la scrittura. Non sto parlando d’azzeccare consecutio e verbi, o meglio, non solo. Mi riferisco alla caratterizzazione dei personaggi, determinante perché ci si possa affezionare, senza necessariamente amarli, e perché sia possibile seguirli nel loro modo di pensare, nelle loro motivazioni e nei loro intenti. David Benioff e D.B. Weiss, invece, paiono aver dimenticato questa semplice regola durante l’ultima stagione: i tanti personaggi agiscono e parlano come se non li avessimo mai visti. Questo è stato il fallimento più grande: le storie alle quali ci eravamo appassionati, alla fine, invece d’esplodere in un crescendo, diventano poco più di un petardo e il pathos di molte scene s’affida puramente al gesto, senza però dare il piacere di vivere il percorso interiore del personaggio.

daenerys targaryen tiene sulla spalla il cucciolo di un drago - nerdface

E io quel piacere lo volevo, lo desideravo. Emblematica è stata la caduta nella follia della Regina dei Draghi, la cui sola spiegazione geniale fornita dagli autori è stata: «È pazza». Il problema non ha riguardato solo Daenerys Targaryen, ma ha coinvolto tutti i personaggi e già dalla stagione precedente, quando i tempi furono forzati per arrivare al colpo di scena. Il Trono di Spade non è mai stato così e i momenti decisivi arrivavano con una potenza maggiore. Non c’era nemmeno il plot armor: sapevi che chiunque era in pericolo, sempre, e che sarebbe potuto morire se le cose si fossero messe male; le battute finali hanno invece cercato quella illusione, ma senza concludere gli archi narrativi, come quello di Varys, o trovando soluzioni incoerenti per salvare gli eroi. Faccio un altro esempio: conoscevamo bene Verme Grigio e la sua inflessibilità, che lo avrebbe portato a seccare Jon Snow non appena avesse scoperto il suo omicidio. Altro che tenerlo prigioniero, per poi liberarlo in cambio di un soggiorno nelle isole più velenose del mondo…

jon snow di tre quarti mostra una profonda cicatrice sul volto - nerdface

Perfino il drago decide di distruggere il trono, piuttosto che eliminare il mono espressivo ex Corvo: anche il suo comportamento risulta incomprensibile, soprattutto quando nella sceneggiatura originale, trapelata, si legge bene «vuole bruciare il mondo». Perché si limita a quella fiammata? La risposta è stata, ancora: «Perché sì». Un ultimo esempio: Arya, dopo averci ripetuto fino allo sfinimento i suoi intenti vendicativi e dopo aver passato le pene dell’inferno, allenandosi per perseguirli, arrivata a un passo da prendersi la sua vendetta contro Cersei, semplicemente cambia idea. Incoerenza che diventa il nuovo motto di casa Stark, poiché anche il fratello smette prudentemente di ripetere di non occuparsi più delle faccende degli uomini, salvo poi accettare con una battutina sprezzante di diventare il nuovo Re dei sei Regni (più uno). Potete trovare tante spiegazioni su questi cambi di caratterizzazione, ma si tratterà sempre e solo di speculazioni. Gli stessi Benioff e Weiss, quando si sono trovati a difendere le loro scelte, non sono riusciti a dare giustificazioni sensate. Il risultato è stato un disastro che ha ridotto una delle serie più amate del mondo a essere monca di un finale decente, coerente, deludendo e facendo arrabbiare la maggior parte dei fan che de Il Trono di Spade. Un tradimento che fa ancora molto, molto male.
di Alessandro Sparatore

Dalla parte del Trono

Quando in Redazione abbiamo deciso questo confronto, la cui sola regola era di non leggere in anticipo l’articolo dell’avversario, ho subito pensato al compito arduo che avrei avuto di fronte. Il nerd alfa è un osso duro, un nerd chiuso nella sua tana, intento a consultare decine e decine di forum, approfondimenti, retroscena e documenti secretati per corroborare le proprie argomentazioni. Ma nessuna ricerca potrà mai mettere a tacere una caratteristica che lo accomuna a tutti noi: ha un cuore. E anche grande. Io credo che la diatriba sul finale di Game of Thrones giochi tutta qui, in quel campo meraviglioso delle nostre passioni, tra le proiezioni che abbiamo esteso sui tanti personaggi e sulle vicende del Westeros e su come, nel concreto, gli autori abbiano deciso di chiuderle secondo il loro punto di vista.

la regina dei draghi cammina nella polvere con accanto il drago adulto - nerdface

Paradigmatica è l’evoluzione della Regina dei Draghi. Una giovane donna abusata dal fratello prima, poi stuprata da Khal Drogo, di cui s’innamorerà, e sulla cui figura si sono addensate le aspettative di chi credeva in un’affermazione di principi di giustizia ed equità, che però la nostra eroina nel corso delle stagioni è andata a edificare su esecuzioni sommarie e vendette personali. Una despota in fieri, i cui indizi sulla sua follia incipiente erano già stati evidenziati quando assistette sorridente allo shampoo dorato subito dal suo consanguineo. Certo. L’ultima stagione de Il Trono di Spade ha visto un accelerarsi degli eventi, a volte anche in modo troppo didascalico, come accaduto alla fine più o meno gloriosa di numerosi personaggi di secondo piano, su cui brilla la morte di Jorah Mormont, friendzonato pure in punto di morte. Ma accade sempre così: arriva un momento in cui arriva la fine e, con essa, le maglie si stringono. Non vorremmo, ma siamo costretti a capitolare, ad accettare una conclusione. Game of Thrones ha voluto puntare su un concetto: non si sfugge alla propria indole. È il caso di Jaime Lannister, passato dalla parte dei nemici della sua casata, ma incapace di voltare le spalle al suo amore incestuoso per Cersei, scelta che lo porterà a morire con lei. Lo stesso vale per Jon Snow, altro personaggio sulle cui spalle sono cadute pesanti le aspettative di chi desiderava uno scatto d’orgoglio e di carattere, quando ogni elemento fino a quel benedetto fendente a tradimento inferto a Daeny, primo vero scatto audace di un personaggio fino a quel momento grigio, lo aveva descritto come un uomo sempre piegato agli eventi, mai artefice del proprio destino.

tyrion lannister con la barba guarda pensieroso l'orizzonte - nerdface

Game of Thrones è tutto nel meraviglioso discorso di Tyrion, scandito da un incipit memorabile: «Nulla al mondo è più forte di una buona storia». Una storia che insegna come i Regni non siano governati dalle gesta eroiche dei singoli, utili sicuramente a creare un’epica, ma si costruiscano più prosaicamente seduti attorno a un tavolo, mediando, affrontando problemi apparentemente semplici, quali la riapertura dei bordelli, come avviene nelle ultime sequenze dell’ultima puntata. Che il mondo è un posto orribile, di fronte al quale nessun allenamento e nessun proposito potrà mai prepararci alla furia distruttiva di chi detiene il potere, come ha sperimentato Arya, durante il volo infuocato di una Regina dei Draghi fuori controllo, sempre inquadrata dal basso, a proiettarci nell’impotenza assoluta di chi vedeva su di sé l’ombra del drago. C’è una consolazione, però: la rivincita degli Stark. Traditi, decapitati, violati, evirati, esiliati, scagliati da una torre, seviziati, sgozzati in occasioni di nozze male organizzate hanno avuto una loro rivincita, mentre altri hanno preferito gettarsi nelle fiamme per chiudere il proprio cerchio. Parleremo ancora a lungo de Il Trono di Spade: semplicemente, perché è stata una delle migliori storie mai raccontate, dall’inizio alla fine.
di Ludovico Lamarra

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