Onolulo
«Un bel viaggio ci starebbe bene»
Carla e Giulia hanno entrambe 25 anni. Svolgono lavori e vite precarie. Carla fa la cameriera in un ristorante, Giulia si esibisce come sex worker in una videochatroom. Le due amiche si troveranno a trascorrere insieme una movimentata notte, iniziata con la fuga di Carla da un tentativo d'aggressione sessuale da parte di un cliente e del proprietario del ristorante presso cui lavora. La vicenda prosegue con l’arrivo della macchina di Giulia in suo soccorso e una corsa per le strade di una Roma assonnata e deserta e culmina in una passeggiata, tra silenzi e sofferte confessioni, sul lungomare di Fiumicino, sognando una via d'uscita dalle loro vite, un viaggio verso una meta esotica come Onolulo, che possa offrire loro un'opportunità di riscatto.
Sono queste le premesse narrative del cortometraggio Onolulo, per la regia di Iacopo Zanon, prodotto da Zerosix Productions e Pinup Filmaking, distribuito da Elenfant Distribution, presentato in anteprima in concorso ad Alice nella Città, in occasione della Festa del Cinema di Roma. Ma il mondo racchiuso dentro a Onolulo è ben più variegato e complesso. Iacopo Zanon ci parla di precariato, andando a tracciarne la drammaticità attraverso gli occhi di due giovani donne, spaesate e spaventate. Arrese quasi, nonostante la loro giovane età, all'immutabilità di un destino cui sembra siano costrette per il loro solo essere donne, in un mondo di regole dettate dagli uomini. Carla e Giulia credono di non poter cambiare i propri lavori, perché sono quelli che sono riuscite a trovare e che permettono loro di vivere. Perché semplicemente, gli altri, quelli normali, sono lavori concessi solo agli uomini.
Così quel viaggio, quel sogno d'andare a Onolulo, sembra non essere un vero obiettivo, quanto piuttosto una speranza, stando sedute a terra, e aspettando che un raggio di sole riscaldi e illumini i loro volti, che qualcosa possa un giorno cambiare le loro vite, per davvero. Cercando ognuna, a modo suo, di capirci qualcosa. Iacopo Zanon ha ammesso d'aver iniziato a pensare alla tematica centrale di Onolulo, la violenza di genere, già dal 2017, quando il caso Weinstein non aveva ancora sconvolto il mondo dello spettacolo, ma in Italia quello degli abusi sulle donne aveva già i numeri di un vero e proprio bollettino di guerra.
La scelta dei volti, giovani e sofferti, di Carlotta Antonelli e Michela De Rossi, risulta perfetta, sia a livello registico che narrativo, entrambe profondamente brave a manifestare le fragilità dei loro personaggi, attraverso un’interpretazione mai esagerata, che non cade nell’ormai tristemente consueta macchietta della borgatara. I loro personaggi sono due donne del nostro tempo e affrontano le giornate nella consapevolezza di poter essere aggredite dal mostro, in qualsiasi momento. Ma non si arrendono e sanno che nella solidarietà e nel supporto reciproco potranno trovare la strada per il riscatto, che porti a Onolulo o sul lungomare di Fiumicino.
di Joana Fresu De Azevedo
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