Dirty dancer
Difficile dire dove sarebbe arrivato Patrick Swayze, se un cancro non avesse avuto la meglio sulla sua tempra forte. Sì, perché se è vero che a inizio anni '90 non erano arrivati più ruoli così potenti da entrare nell'immaginario collettivo, non si può comunque dire che la sua carriera si fosse arrestata. Non lo sapremo mai, ma possiamo avere una certa misura del suo valore dando un'occhiata al suo lascito, una filmografia non sterminata, ma dove brillano alcuni titoli ancora oggi conosciuti e apprezzati. La carriera di Patrick Swayze non inizia subito dalla recitazione, ma da una passione per la danza, che lo spinge a prendere lezioni fin da bambino e a continuarle anche in età adulta. Ed è un ballerino provetto, dal fisico asciutto e scattante. Non disdegna, però, nemmeno sport più fisici, tanto da dedicarsi al contempo anche la football americano. Queste due passioni segneranno la sua vita, nel bene e nel male.
Nel male, innanzitutto, perché un bruttissimo infortunio al ginocchio gli impedirà di continuare a calcare i campi da gioco. Nel bene, perché sarà invece la sua passione per la danza a fargli muovere i primi passi nel mondo dell'arte, nei musical principalmente, come accade nella produzione londinese di Grease (1975), al quale Patrick Swayze arrivò dopo esser già stato nel corpo di ballo della Disney on Parade, alternandosi a Richard Gere nei panni del Principe Azzurro di Biancaneve. Anche se scevro da contatti duri, anche il balletto mina la salute già precaria al ginocchio e quindi Swayze è costretto ad abbandonare anche questa via. Lo fa, però, con la volontà precisa di dedicarsi alla recitazione e l'inizio di questa carriera coincide con il piccolo schermo, nella serie M.A.S.H. (1972), con un ruolo molto piccolo. Sul grande schermo, invece, l'esordio arriva col film Skatetown: USA (1979), pellicola semisconosciuta che gli permette di mettere in mostra la sua capacità, le doti che aveva maturato anni prima, quando si dedicava anche al pattinaggio artistico. La carriera come attore esploderà, quando sarà diretto da Francis Ford Coppola, ne I Ragazzi della 56a Strada (1983).
Da lì a 4 anni arriverà la fama vera e la sua preparazione da ballerino sarà fondamentale per ottenere il ruolo del co-protagonista in Dirty Dancing: Balli Proibiti (1987). Girato senza molte pretese e con un budget ridicolo, divenne un vero e proprio successo, guadagnandosi anche un Oscar per la canzone (I've had) the time of my life, ma segnò anche un brusco arresto di carriera per i due protagonisti, Patrick Swayze e Jennifer Grey. La seconda praticamente sparì del tutto, mentre il nostro dovette aspettare qualche anno per tornare con un altro film, anche questo diventato un cult. Anno 1990: arriva nei cinema Ghost e Patrick Swayze è scelto per il ruolo del protagonista maschile, stavolta accanto a Demi Moore, un ruolo che Tom Hanks e Bruce Willis avevano rifiutato. Ghost s'impone di nuovo al botteghino, fino a diventare il successo assoluto dell'anno, e porta a casa anche 2 Oscar, uno per la Sceneggiatura, l'altro a Whoopi Goldberg, che nel film interpretava la medium che metteva in comunicazione i due personaggi principali, come Miglior Attrice Non Protagonista. E non dimentichiamo la florida produzione di meme legata alla celebre scena del vaso in argilla.
Fra Dirty Dancing: Balli Proibiti e Ghost c'era stato anche spazio per un film di minor successo, ma forse altrettanto importante nella carriera dell'attore: Il Duro del Road House (1989). Non un successo per la critica, che lo stronca senza mezzi termini, ma capace di trovare uno zoccolo duro di appassionati, che ne fanno un cult. L'anno successivo, però, il cult universalmente riconosciuto arriva sul serio: ovviamente stiamo parlando di Point Break (1991), nel quale Patrick Swayze, in coppia con Keanu Reeves, interpreta il surfista Bodhi, a capo dei rapinatori della Banda dei Presidenti. Oltre ai successi di cui abbiamo parlato, sono comunque presenti altre pellicole degne di nota, che vi consigliamo di recuperare: La Città della Gioia (1992); lo splendido Donnie Darko (2001); il bellissimo Ore 11:14: Destino Finale (2003). La sua carriera, come noto, è stata interrotta prematuramente da un cancro al pancreas, che in poco più di 1 anno riesce a portarlo via. Non ci erano riusciti la dipendenza da alcool, né quella da cocaina; anche la tendenza a perdere le staffe un po' troppo spesso non era riuscita ad alienargli l'affetto del pubblico. Le sue spoglie sono state cremate e le ceneri sono state sparse nel suo ranch, dove l'attore amava allevare cavalli di razza. Dove poteva arrivare non lo sapremo mai, o forse sì: nei nostri cuori.
di Alessandro Sparatore
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