Ready Player One
«La realtà è una delusione»
Wade Watts (Tye Sheridan) è un ragazzo e vive nel distopico mondo del 2045. La Terra è stata messa a dura prova da una serie di guerre e gran parte della popolazione versa in condizioni di povertà. L'unico modo per sfuggire alla drammatica quotidianità è Oasis, una realtà virtuale in cui i giocatori possono immergersi totalmente, per fare qualunque cosa e diventare chiunque vogliano. Il rivoluzionario videogioco è stato ideato dal geniale James Halliday (Mark Rylance), ormai deceduto. In punto di morte ha promesso la proprietà dell’azienda produttrice, la più ricca del globo, a chi superi tre enigmatiche prove. Wade, o meglio Parzival, il suo avatar in Oasis, è il primo a risolvere uno dei misteri, guadagnandosi così la prima delle tre chiavi necessarie per concludere la missione. Questo lo catapulterà insieme ai suoi amici di rete in un’avventura a cavallo tra realtà e virtualità, in cui sono in gioco non solo le sorti di Oasis, ma anche di tutto il mondo.
Tratto dal romanzo di Ernest Cline, Ready Player One è la riscossa dei videogiocatori, ma soprattutto è un vero e proprio manifesto del mondo nerd. Presenta una quantità inverosimile di richiami, citazioni più o meno esplicite, easter egg di film, cartoni animati, anime, videogame, dai più antichi ai più recenti: un vero e proprio parco giochi che farà brillare gli occhi dall’inizio alla fine sia agli appassionati più attempati, sia ai più giovani che ben conoscono i titoli del passato. È un contenitore che racchiude, citando lo stesso film, la cultura pop, le passioni, le frustrazioni, le paure e le gioie in essa racchiuse.
Non si limita, però, solo a questo elenco di citazioni. Ready Player One ha tutto: è spettacolare, appassionante, divertente, mai scontato; ci sono amore, odio, vendetta, brama di potere e vera amicizia. Steven Spielberg in questa sua ultima opera sembra davvero essersi divertito e regala una regia fantastica, ricca di sequenze incredibilmente mozzafiato. Pur saltando da una realtà all’altra, riesce sempre a mantenere saldo il timone della narrazione, con coerenza e senza mai perdere il filo.
Ready Player One è capace, poi, di trattare molto bene diverse tematiche: quella a risaltare sicuramente di più è l’alienazione all’interno della realtà virtuale di chi soffre un forte disagio sociale. Vediamo, così, quella totale del protagonista, un orfano cha abita in una sorta di fantascientifiche nuove favelas, senza nessuna prospettiva concreta di fronte a sé. Utilizza Oasis come fuga da un mondo opprimente e frustrante, un'esasperazione di quanto accade oggi nell'epoca dei social network. Steven Spielberg, forse l'unico regista in grado di dirigere un film così, è in grado anche di non cadere nella facile morale, nel classico e didascalico cliché volto a far gettare il joystick. Al contrario, adatta altre campagne in stile pubblicità progresso in un «gioca, ma fallo responsabilmente». Perché la vita reale è certamente un’altra, ma non per questo è necessario abbandonare completamente la distrazione videoludica. Ne sappiamo qualcosa.
di Edoardo Frazzitta
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In questa recensione sono citati:
• Player One (libro)