Malcolm & Marie
«Solo se stai per perdere una persona t'avvicini»
L’anno appena trascorso ha messo a dura prova ognuno di noi, sotto tutti i punti di vista: personali, lavorativi e affettivi. La pandemia ci ha costretti a confrontarci con noi stessi, rinchiusi in quattro mura e abitando un tempo fermo e sospeso, ma dal peso inesorabile. Molte vite sono state scosse e quelle di coppia spesso hanno subìto cambiamenti di equilibri, tempeste, discussioni e nei casi peggiori rotture neanche lontanamente prevedibili. In questo contesto e in un mondo che sembra abbia perso tutti i suoi colori, nasce la sceneggiatura di Malcolm & Marie, film scritto e diretto da Sam Levinson, distribuito da Netflix e prodotto dalla protagonista, Zendaya.
Malcolm e Marie sono una giovane coppia di colore. Lei, bellissima e statuaria, ha 24 anni, è una ex attrice con un passato tormentato e ai limiti del patologico; soffre di problemi legati alla dipendenza da droghe e psicofarmaci e a tratti ha comportamenti autodistruttivi. Lui (John David Washington) è invece un elegante regista trentaseienne. È alle prese col debutto sul grande schermo e la sua vita agiata, quasi viziata, è una condizione che lo porta a soffrire d'insicurezza in un mondo spietato come quello del cinema. Malcolm & Marie è incentrata sulla storia della coppia, di ritorno dall’anteprima del film diretto da lui e sulle dinamiche e gli stati d’animo che si sono venuti a intrecciare durante questa serata così importante per il ragazzo.
Apparentemente innamorati, affiatati e ancora appassionati l’uno dell’altra, i giovani ci fanno entrare in punta di piedi nella loro relazione, facendoci scoprire subito il disagio che fa da collante ai rispettivi equilibri. Loro stessi chiamano questa «la notte delle verità». Malcolm è completamente su di giri per il successo riscontrato dalla sua pellicola, ossessionato com'era dal giudizio del pubblico e dall’approvazione dei giornalisti. Manifesta un bisogno quasi narcisistico d'essere sostenuto, ascoltato e coccolato, soprattutto quando il suo comportamento lo porta a sminuire e svilire verbalmente la ragazza, tanto da farci drizzare sulla sedia e commentare ad alta voce ogni parola o gesto fuori posto. La sua visione egoistica della vita è ai limiti della superbia, col tipico atteggiamento di chi non si mette mai in discussione. Marie, d’altro canto, mostra già dalle prime scene d'essere una donna cresciuta in fretta, segnata da un passato che l’ha portata a leggersi dentro, a scavare nelle sue ferite prima d'averle curate; vacilla ogni qualvolta i suoi gesti d’amore non siano valorizzati o sottolineati.
Come in tutte le guerre che si rispettino, anche quella in Marie & Malcolm è innescata da un'apparente banalità: la presunta mancanza di riconoscenza della persona amata in un momento molto importante. Il litigio che ne consegue, come in un crescendo di musica classica, ci fa seguire con attenzione e compartecipazione ogni singola scena e stato d’animo dei protagonisti. Non privi di una sensazione di pulsante ansia, conosciamo meglio il loro passato, le loro personalità e le dinamiche della loro relazione che sfiora la dipendenza reciproca, in un gioco al massacro psicologico che ricorda le prime battute de La Guerra dei Roses. La morte qui non è fisica, ma emotiva. Malcolm e Marie discutono animatamente per poi fermarsi e avvicinarsi di nuovo; leggono con affiatamento le prime critiche del film scritte dai giornalisti presenti all’anteprima, per poi ricadere nell’oblio dell’insoddisfazione e della mancanza, in un gioco di recriminazioni senza fine. Il finale aperto ci permetterà, probabilmente in subbuglio interiore, a interpretarlo come meglio crediamo.
Girato con pellicola 35 mm e in un vibrante bianco e nero, Malcolm & Marie è un elegante gioiello d'intensa narrazione. Le inquadrature a tratti quasi sincopate e spesso fermate su momenti di silenzio ricco di significato aiutano lo spettatore a immergersi nella stanza dei due protagonisti, per seguire con interesse e immedesimazione il loro dramma di coppia. La stessa canzone interpretata dagli Outkast, nel finale del film, d’altronde ci ricorda che «there’s a fine line between love and hate»; ancora di più quella, sostanziale, tra amore e bisogno.
di Valentina Mori
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In questa recensione sono citati:
• La Guerra dei Roses (film)