Seven Little Killers
«È passato così tanto tempo»
In un piccolo paese della Puglia degli anni ’80, un gruppo di adolescenti cerca la propria affermazione nel mondo, come tipico per l’età di passaggio per eccellenza. Bersaglio della loro giovane esuberanza è Beniamino, vecchio emarginato del posto, indifeso davanti alle loro angherie. Sarà proprio lui a essere il fulcro attorno al quale ruoterà l’intera vicenda. Infatti, ben trent’anni dopo, i ragazzi di un tempo si ritroveranno in quello stesso paese, costretti a fare i conti con la misteriosa morte di Beniamino, avvenuta molti anni prima, e con cui sembravano non avere nulla a che fare. Qualcosa, però, sta per tornare incredibilmente a galla.
Seven Little Killers è l’opera prima di Matteo Andreolli, che si cimenta alla regia riprendendo il libro di Remo Guerrieri, L’estate nera. Nonostante si tratti di un film del 2014, già a un primo impatto, guardando la regia, la fotografia, ma anche il ritmo stesso della narrazione, sembrerebbe quasi una pellicola ben più datata. Probabilmente si tratta di una precisa scelta stilistica, una chiara ispirazione e un rimando alla tradizione del noir all’italiana dei vecchi sceneggiati. Matteo Andreolli vuole farci calare negli anni ’80, periodo in cui è ambientata la storia. Sarebbe stato forse preferibile, però, uno stacco stilistico nella parte del racconto ambientata nel presente.
Seven Little Killers è un film corale: con la scusa del mistero, vuole raccontare il Sud Italia, le sue contraddizioni e le sue criticità. Il risultato, però, è abbastanza didascalico e già visto diverse volte. Il problema più grande di Seven Little Killers è il ritmo eccessivamente lento, giusto per un noir, ma privo di un crescendo di tensione: è una criticità importante colpevole di far scattare qualche sbadiglio durante la visione, circostanza grave per una pellicola di soli 86 minuti.
Non sappiamo se si tratti di una precisa scelta o meno, ma l’evidente attaccamento alla tradizione ha negato a Seven Little Killers una modernità imprescindibile per renderlo un film originale e adatto ai tempi. L'andamento piatto e la mancanza di un ritmo incalzante non vedono nel colpo di scena finale, sebbene sia ben ingegnato, un contrappeso sufficiente a una pellicola, che per larghi tratti, è già risultata decisamente poco avvincente.
di Edoardo Frazzitta
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In questa recensione sono citati:
• L'Estate Nera (libro)