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The Greatest Showman
«L’arte più nobile è rendere gli altri felici»
Andare al cinema durante le feste, per molti, è una tradizione e The Greatest Showman è proprio il classico film da vedere insieme a tutta la famiglia. Meglio, il classico musical, perché di questo si tratta. La storia racconta la vita di Phineas Taylor Barnum, altresì conosciuto come l’inventore del circo, e narra la sua infanzia difficile fino alla realizzazione professionale e personale, passando per qualche formativa défaillance. Il protagonista indiscusso, sin dalla prima scena, è il sorprendente Hugh Jackman, da tutti conosciuto come l’interprete del cupo e scontroso Wolverine nella fortunata serie Marvel conclusasi recentemente con Logan: inaspettatamente, riesce a dare vita a un personaggio spumeggiante, affascinante e divertente.
Alla sua abilità nella recitazione, si aggiungono le magnifiche performance di canto e ballo, che coinvolgono lo spettatore fino quasi a farlo applaudire in sala. Non sorprende che per questo ruolo Hugh Jackman sia candidato al Golden Globe come Migliore Attore Protagonista. Accanto al suo Barnum c’è Charity Hallett, interpretata nella versione adulta da Michelle Williams, anch'ella assolutamente all’altezza del compito. L’amicizia tra i due ragazzi sembra impossibile per la loro diversa estrazione sociale: lui è figlio di un sarto, di famiglia indigente e sempre alla ricerca di un modo per arrivare a fine giornata; lei è una rampolla agiata, costretta a imparare le buone maniere e a comportarsi come una dama, nonostante la sua indole ribelle. Il fascino di Barnum e la sua capacità d'usare fantasia e immaginazione ben presto la conquisteranno: i due diverranno inseparabili, andando contro ogni convenzione e sposandosi contro il volere dei genitori di lei.
Ben presto la famiglia crescerà e le due figlie di Barnum saranno figure chiave, almeno in questa fantasiosa versione cinematografica, per la svolta professionale del padre: da triste titolare di un museo di stranezze, diverrà manager di una compagnia circense piena di vita e colore. A condividere il palcoscenico con lui arriveranno tantissimi artisti e freak da tutto il mondo, d'ogni razza, dimensione e attitudine, come a rappresentare un caleidoscopio di particolarità: la donna barbuta, l’uomo più basso al mondo, quello più alto o il più pesante, l’uomo lupo, l’albina dallo sguardo inquietante o i fratelli d'«etnia esotica», che volteggiano sul trapezio. Alcune volte la particolarità è anche responsabile di una profonda solitudine, dovuta all’isolamento per la vergogna della propria diversità. Nell’800, epoca in cui visse Barnum e in cui è ambientato The Greatest Showman, c’era poca conoscenza su fenomeni come l’irsutismo o il nanismo, visti come orrori e scherzi della natura, da tenere a distanza e isolare. Allo stesso modo erano percepite le etnie diverse e gli uomini di pelle scura erano associati allo schiavismo, anche quando liberi. Tra gli altri, spicca nel cast la donna barbuta, il cui volto e voce sono della meravigliosa Keala Settle, interprete della canzone This is me, candidata come Migliore Canzone sia ai Golden Globe che ai Critics’ Choice Movie Award, una denuncia profonda della condizione reietta in cui versava tutta la combriccola circense, sbeffeggiata, tenuta alla larga da feste e rinfreschi dell’alta società, relegata a uscire allo scoperto solo durante gli spettacoli.
A capo di questa famiglia c'è, dunque, Barnum: riesce ad averne cura a livello economico grazie agli spettacoli e all'abilità nel marketing; sfrutta a suo vantaggio le recensioni negative e quanti lo reputano un ciarlatano, un mistificatore, come egli stesso si definisce, e riesce a incuriosire il pubblico di New York. Incontrerà Phillip Carlyle, personaggio di fantasia e probabile rivisitazione del socio reale, James Bailey: a interpretarlo c'è Zach Efron, anch'egli un ottimo ballerino e cantante. Carlyle aprirà a Barnum le porte dell’alta società, portandolo addirittura al cospetto della regina Vittoria d’Inghilterra, la quale rimarrà affascinata dallo spettacolo e dai suoi protagonisti. Durante il suo viaggio in Europa, Barnum farà la conoscenza di Jenny Lind, detta l’usignolo svedese, una cantante famosissima nel Vecchio Continente e perfetta per il debutto in America. Rebecca Ferguson presta volto e presenza scenica al personaggio, doppiato invece al canto da Loren Allred, unica eccezione in un cast di attori cantanti e ballerini impeccabili.
The Greatest Showman è un musical eccezionale e del fantastico fa paradigma. E, infatti, il personaggio di Barnum è molto edulcorato rispetto alla realtà. Hugh Jackman riesce a dargli vita seguendo un copione che dimentica il lato cinico e calcolatore dell'impresario circense, esaltando invece quello sognatore e romantico. Il risultato offre un uomo dolce e dalla faccia tosta, per il quale il pubblico si troverà a parteggiare sempre e comunque, nonostante si riveli spesso un imbroglione volubile, il cui unico scopo è il successo dello show. The Greatest Showman ricorda molto il meraviglioso Moulin Rouge, indimenticabile film con Nicole Kidman ed Ewan McGregor, sia in alcune scene che per l’atmosfera generale da sogno. A brillare è, infine, la colonna sonora, davvero molto bella: sarà difficile uscire dalla sala senza canticchiare «a million dreams».
di Valeria Segatore