Cuore di tenebra
«Ah, ma era già qualcosa, se non altro, di potersi almeno scegliere il proprio incubo!».
Joseph Conrad, Cuore di Tenebra
E Apocalypse Now un incubo lo è stato davvero, per chi lo ha prodotto e girato in una delle più lunghe, catastrofiche e travagliate lavorazioni della storia del cinema. La genesi del film sembra il classico inizio di una barzelletta: Francis Ford Coppola, George Lucas e Steven Spielberg nel 1969 propongono a John Milius di scrivere una pellicola sul conflitto in pieno svolgimento in Vietnam. Francis Ford Coppola rilancia e finanzia il progetto; Milius non ride e accetta, scegliendo d'abbinare al trauma di una guerra senza speranza di vittoria (da cui l’America non si riprenderà mai), il senso d'oppressione (e di condanna) che scaturisce da alcune delle pagine più cupe mai scritte sull’uomo e la sua civiltà: il Cuore di Tenebra, di Joseph Conrad. Il progetto prese forma lentamente a causa dei numerosi (e meravigliosi) impegni del sopramenzionato quartetto, ma sebbene passassero gli anni, l’entusiasmo non scemava e, anzi, le ambizioni crescevano. Attorno al concetto originale andavano sviluppandosi idee per i personaggi e gli eventuali interpreti; suggestioni e aneddoti si stratificavano a formare una trama; si effettuava sopralluoghi ovunque si pensasse potessero essere girate le riprese; prendeva forma sempre più definita la narrazione che Milius premeva per affidare a Lucas, ma che nel 1975, dopo il definitivo via libera alle riprese di Star Wars, passò definitivamente all’ormai acclamatissimo regista de Il Padrino. Ed è qui che per Francis Ford Coppola ebbe inizio l’incubo.
Un incubo fatto di 350 km di pellicola impressionata in 17 mesi di riprese, di cui 230 giorni passati nelle Filippine a girare utilizzando materiale bellico preso in affitto dall’allora dittatore Ferdinand Marcos, che poteva venirselo a riprendere in ogni momento, per impiegarlo in reali operazioni militari, da un set che fu completamente distrutto da un tornado. Un incubo di fondi che si prosciugavano ed erano rimpinguati dalle tasche di Francis Ford Coppola, per una spesa complessiva di oltre 30 milioni di dollari. Un incubo popolato da Martin Sheen, che fu costretto a girare ubriaco mentre tentava di disintossicarsi dall'alcool; da Dennis Hopper, che consumava una cassa di birra e 85 grammi di cocaina al giorno; da un Marlon Brando apparso sul set con addosso almeno 20 chili più del previsto (per un colonnello dei Berretti Verdi), anch'egli sbronzo e strafatto, ma soprattutto completamente fuori controllo e incapace di memorizzare le battute. Un incubo che costò un infarto a Sheen e una bella sindrome depressiva con 3 tentati suicidi a Francis Ford Coppola.
Apocalypse Never, era sarcasticamente chiamato il film nei 2 anni passati tra la fine delle riprese e la fine del montaggio, ma infine Apocalypse Now uscì in una versione work in progress per il Festival di Cannes del 1979, coi tecnici della Zoetrope che si affrettarono a installare altoparlanti aggiuntivi nella sala per la prima proiezione in Dolby Surround. Il resto è storia, non solo del cinema, e non sta a Nerdface raccontare una trama che non può essere raccontata e non può prescindere dalla potenza di immagini e sonoro, così faticosamente ottenuti.
Chi scrive è convinto che purtroppo solo un’esigua frazione di quanti hanno visto e amato Apocalypse Now abbia anche solo presente la serie televisiva Boris, un gioiello tutto italiano, un'indispensabile guida per chi vuole sopravvivere su questa Terra. Lungi da Nerdface voler paragonare Apocalypse Now a Gli Occhi del Cuore, o Marlon Brando a Stanis La Rochelle, eppure il parallelismo tra lo stoicismo casareccio di René Ferretti e quello del Maestro Francis Ford Coppola non è del tutto campato per aria, quando si parla di questo film. Entrambi i registi sono stati costretti a ingurgitare quintali di merda per portare a casa la giornata e la vera differenza tra i due non sta tanto nel risultato ottenuto, quanto nella frase citata all’inizio. Francis Ford Coppola volle fortemente Apocalypse Now, spendendo, rischiando e lottando contro tutto e tutti per realizzarlo e offrire al mondo un capolavoro (due, se consideriamo la versione Redux del 2001). A conti fatti, Joseph Conrad aveva pienamente ragione: gli incubi vanno rigorosamente scelti.
di Dottor Hoffattancòra
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