Non era Fantascienza
Nel 2005, il regista Neill Blomkamp firma un cortometraggio di 6 minuti, capace però di smuovere visceralmente la fantasia di molte persone, compreso Peter Jackson, che nota subito il suo talento. Alive in Joburg affrontava un tema importante quanto complesso, quello della segregazione razziale, nascondendolo dietro il manto della Fantascienza. Il plot è semplice: nel 1990 Johannesburg è diventata un crogiuolo di razze aliene, che vivono a stretto contatto con la popolazione umana. Ovviamente la convivenza porta a una serie di problemi e, considerando che il film è ambientato in piena Apartheid, potete ben immaginare dove vada a parare. Fin qui sarebbe un normale cortometraggio con una chiara visione di denuncia politica, ma Neill Blomkamp fa il passo in più: decide di girare tutto come un reportage televisivo, comprese alcune interviste a veri abitanti della città, i quali parlano dei veri profughi dello Zimbabwe e non sanno che le loro dichiarazioni saranno montate in un film sugli alieni. Neill Blomkamp non solo mescola realtà e finzione, ma addirittura sovrappone la prima alla seconda, in un'opera in grado di denunciare quanto alieno possa essere considerato qualsiasi uomo da un altro uomo.
Alive in Joburg piace e Peter Jackson coinvolge Neill Blomkamp in un film tratto dalla saga videoludica di Halo. Il progetto non vedrà mai la luce e, visti i rallentamenti, Peter Jackson propone al giovane regista di realizzare un lungometraggio tratto proprio dal suo primo, intuitivo corto. Detto fatto: con un budget di oltre 30 milioni di dollari, arriva nel 2009 District 9, che esplora e approfondisce i già ottimi spunti d'Alive in Joburg. Gli alieni, quindi, arrivano con la loro enorme astronave e si piazzano sopra Johannesburg, silenti e inattivi. Dopo lo sconcerto iniziale, le autorità locali decidono di fare qualcosa ed entrano nell'astronave, per capire con chi, o con cosa, abbiano a che fare. Trovano una popolazione ridotta allo stremo delle forze: malati, denutriti e decisamente non minacciosi.
Nasce così il District 9, campo profughi per alieni, che ricorda nel nome il reale District 6 di Città del Capo, teatro di un caso di deportazione molto simile a quello che si vede nel film. D'altra parte, il 9 è un 6 capovolto e viceversa. Infatti, la trama di District 9 prende spunto dagli eventi storici reali del District 6 e inizia con la decisione di smantellare il District 9 e di spostare tutti i suoi occupanti, per la maggior parte alieni, lontano dalla città. A iniziare le operazioni di sgombero è Wikus Van Der Merwe il quale, pur approcciando in maniera pacifica gli alieni, agisce con fredda spietatezza. Se siete abituati alla Fantascienza, allora sapete che è più o meno a questo punto che le cose iniziano ad andare male e, in effetti, Wikus è contaminato da un misterioso liquido alieno. Il resto, come si suol dire, è spoiler.
District 9 fu accolto, giustamente, da diversi apprezzamenti, sia del pubblico che dalla critica. Neill Blomkamp, infatti, costruisce una pellicola con pochissime sbavature: il metodo del finto reportage è ancora usato sapientemente, ma in momenti molto precisi del film, diventandone un appropriatissimo contorno. In periodi come quello in cui viviamo, quando un Salvini qualunque può sbraitare di invasioni e sovranismi vari, solleticando la pancia della parte più ignorante della nostra società e distraendola dai problemi più importanti, è facilissimo riconoscere in District 9 questi fascistelli del nuovo millennio. Di solito inveiscono contro la Sinistra (se la trovano, facciano un fischio), esponenti del mondo LGBT; attivisti di ONG e associazioni open society o no border, Comunismo e Capitalismo (ma un sano Fascismo va più che bene); soprattutto, nelle stesse situazioni, si comporterebbero come gli ipocriti comprimari umani del film. Ecco, District 9 parla anche di questo: di gente magari vegana o cristiana, intenta a mangiare i suoi pomodori raccolti dagli schiavi del caporalato, senza farsi alcuna domanda e, anzi, sbraitando che dovrebbero tornare a casa loro. Se non lo avete ancora fatto, guardate District 9. Poi, con la stessa attenzione, guardate fuori dalla finestre e poi osservatevi allo specchio: siamo sicuri che non riuscirete più a pensare «è solo Fantascienza».
di Alessandro Sparatore
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