Scelte
Ottobre 2008. Ero con un amico al solito negozio di videogame, con 60 euro in tasca, a cercare un nuovo titolo d'acquistare per la mia XBOX 360. Mi chiedevo quale gioco potesse meritare tale investimento che, diciamolo, in primo liceo era davvero oneroso. Lui mi suggerì un certo Fallout 3: nonostante non lo avessi mai sentito, fui catturato dalla sua descrizione: «È come GTA, però ambientato in un mondo post apocalittico». Confuso, ma anche molto affascinato, mi fermai un attimo, consegnando tutte le banconote che avevo nel portafoglio Eastpack al commesso del negozio. Tornato a casa, lo provai: e fu subito amore. Un open world che, per uno che fino a quel momento aveva sempre giocato a FIFA, Call of Duty e giochi di caratura assai infima, fu una rivoluzione totale. Il poter scegliere, attraverso i dialoghi, il percorso narrativo della mia avventura all'interno del mondo di gioco, era una novità mai mai vista prima. Ne fui catturato. Mi ripetei più volte che niente avrebbe potuto superare un'esperienza simile, nessun videogioco mi avrebbe potuto far provare un'immersione simile. Ovviamente non potevo prevedere quanto sarebbe successo 2 anni dopo, con Fallout: New Vegas.
Infatti Bethesda, che aveva acquistato nel 2004 i diritti del franchise di Fallout, prima appartenuti a Interplay Entertainment, fallita per via del passaggio dalla generazione PC alle console, decise di prestare i diritti per la realizzazione di un nuovo capitolo della saga a Obsidian, azienda oggi di proprietà Microsoft, nata dalle ceneri proprio della leggendaria Interplay. Chris Avellone, fra gli autori dei precedenti capitoli, e Josh Sawyer, uno degli sviluppatori del progetto Van Buren, ovvero il Fallout 3 di Interplay/Black Isle, poi naufragato a causa del fallimento dell'azienda, si ritrovarono in mano il franchise che li aveva lanciati una ventina di anni prima. Bethesda, però, impegnata con lo sviluppo di Skyrim, non rese le cose semplici al team di Obsidian. Innanzitutto pare che esistesse una clausola sul contratto fra le due aziende, che prevedeva un bonus economico basato sul punteggio che Fallout: New Vegas avrebbe raggiunto su Metacritic. Secondo inconveniente: Obsidian avrebbe dovuto completare un videogame di tale portata in un solo anno e mezzo. Terzo, ma non ultimo: il Gamebryo Engine, motore di gioco della casa produttrice di Todd Howard, fino a quel momento aveva una pessima reputazione, ormai obsoleto. Inoltre, nessuno in Obsidian aveva mai avuto a che fare con l'engine di Bethesda.
Questo insieme di fattori portò a rilasciare Fallout: New Vegas in uno stato tecnico decisamente rivedibile, attanagliato dai bug tanto familiari agli utenti dei videogiochi Bethesda. Ovviamente, a risentirne fu il punteggio su Metacritic, un 84 che suonò come una beffa incredibile, dato che il punteggio da raggiungere per Avellone e compagni sarebbe dovuto essere 85. In alcune recensioni si leggeva che il titolo sviluppato da Obsidian non era altro che un DLC di Fallout 3, con poche implementazioni a livello di gameplay e poco altro. Sarebbe facile bollare, oggi, questi giudizi come semplicemente ignoranti, ma sono giustificabili col poco tempo avuto dai critici per provare Fallout: New Vegas, senza potersi dunque immergere nel suo universo narrativo. Perché nella realtà dei fatti, è uno dei migliori Action RPG di sempre.
Partiamo dalla trama: iniziamo il gioco con una delle migliori cinematic mai viste, non per la qualità delle animazioni, ma per l'ottimo montaggio e la recitazione dei doppiatori. Vediamo una bellissima città, New Vegas, piena di luci e vita, con soldati ubriachi che inondano la Strip. Man mano che l'inquadratura s'allontana dal centro, ci accorgiamo che non è tutto oro quel che luccica: al di fuori di quell'oasi di ricchezza, regnano la desolazione, il degrado, la povertà. Un cecchino abbatte un predone, che sembra uscito da un film di Mad Max. Da una collina, un gruppo di soldati scruta New Vegas: da quell'inquadratura capiamo che, fuori dal centro abitato illuminato, il mondo è ostile. Facile intuire che lo sarà sicuramente anche nei nostri confronti. Parte l'introduzione del mitico Ron Pearlman, storica voce narrante della serie. New Vegas è un'oasi nel deserto del Mojave, bramata dalle fazioni che lottano per la supremazia del territorio: la Repubblica della Nuova California, una nazione nata nei territori della costa Ovest degli USA, una repubblica presidenziale, promotrice di valori democratici; la Legione di Caesar, un impero fondato da un ex pellegrino di valori che potremmo definire cristiani e passato al lato oscuro, basando l'intera potenza della sua fazione sulla schiavitù e sulla sua leadership; Mr. House, il vero proprietario della città, un imprenditore e fondatore della RobCo, che sembra essere sopravvissuto al conflitto mondiale che ha distrutto il mondo, 200 anni prima, ma vive rinchiuso nella sua torre, il casinò Lucky 38.
Tutte e tre le fazioni sono in conflitto fra loro, ma nessuna di esse sembra voler decidersi ad attaccare. Sembra mancare un tassello, la spinta che potrebbe portare alla risoluzione di tutto il conflitto. Da qui inizia la nostra avventura: legati e imbavagliati, ci troviamo uno strano personaggio davanti, lontani dal lusso della città, su una collina sperduta a Sud di New Vegas. Un uomo con un vestito a quadri ci punta la pistola, con in mano una fiche che avremmo dovuto consegnare al signor House e che lui ci ha invece sottratto. Benny, questo il nome del personaggio, doppiato da Matthew Perry, il Chandler di Friends, ci consola, ci dice che siamo stati sfortunati e che «il gioco era truccato dall'inizio», per poi spararci. Siamo raccolti da uno strano robot e portati dal medico della cittadina a fianco: dopo averci curato, ci rimette a quel mondo tanto ostile e inospitale che ci aveva rigettato. In cerca di vendetta e risposte, scopriremo che il pacco che dovevamo consegnare non era una semplice fiche, ma il primo tassello del domino che avrebbe scatenato proprio la guerra per l'egemonia di New Vegas. Noi siamo stati la prima spinta. Man mano che ci addentriamo meglio nelle dinamiche delle fazioni di Fallout: New Vegas, ci accorgiamo che ognuna di esse non è esattamente come ci aspettiamo: la NCR è sì una democrazia, ma è anche una nazione distrutta dalla burocrazia, la cui politica è influenzata da ricchi oligarchi in California, che decidono, grazie alle loro influenze economiche, il futuro di chi abita le loro terre; Caesar è un perfido dittatore il quale, nonostante abbia una visione tremendamente razionale della questione del futuro, riduce in schiavitù gli esseri umani, trattando le donne come cittadini di Serie B dell'Impero; il signor House (ispirato alla figura di Howard Hughes) è un perfido capitalista, autoritario e disinteressato alla condizione di povertà che affligge il territorio circostante. Esiste una quarta opzione, però... Sta a voi, nel caso, trovarla.
Ogni missione che completeremo nel gameplay ci aiuterà a delineare un profilo sempre più preciso delle fazioni messe a disposizione da Obsidian per decidere il futuro del Mojave, creando un mondo di gioco incredibilmente coeso. Non solo: ogni scelta fatta avrà delle conseguenze. Qualora scegliessimo d'aiutare la NRC, finiremmo per inimicarci le altre fazioni; anche dal punto di vista morale, qualunque decisione prenderemo finirà per avere contraccolpi all'interno del gioco. Fallout: New Vegas presenta una cura nella scrittura che, se si pensa al poco tempo avuto a disposizione, fa venire i brividi. In tutto questo, l'humor tipico del franchise è sempre presente, per esempio per alcuni attributi che possiamo affibbiare al nostro personaggio e che attireranno scenari sempre più strambi, come una banda di signore che, mattarello in mano, minacceranno la nostra vita nei vicoli della Strip. Inoltre, l'intero gameplay è basato sulle nostre caratteristiche, che influenzeranno i dialoghi stessi del gioco, sbloccando scelte che non potremmo prendere con un'altra build. Con una colonna sonora variegata, che va dai toni western alle canzoni di Frank Sinatra, simbolo di Las Vegas, le musiche ci accompagnano perfettamente nelle ambientazioni. Infine, va segnalata la bellezza delle espansioni le quali, attraverso una bellissima narrativa interna, si legano perfettamente al gioco originale, implementandolo.
Anni dopo, il franchise subirà una battuta d'arresto, passando da un deludente Fallout 4 a un abominevole Fallout 76, perdendo tutte le caratteristiche che avevao reso celebre l'universo narrativo creato da Black Isle e Interplay. Nonostante l'84 su Metacritic rimanga fisso tutt'oggi, Fallout: New Vegas resta un capolavoro moderno dell'Action RPG, grazie a una scrittura mai banale, in grado di catturare il giocatore in un mondo fittizio, eppure così realistico, sfidando sempre la nostra bussola morale, portandoci a rispondere a quesiti esistenziali, politiche e umane, che non avremmo mai potuto fare altrove. Per sempre, Obsidian sarà ricordata per aver regalato al mondo una pietra miliare impossibile da scalfire.
di Valerio Massimo Schiavi
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