Tutta un'altra musica!
Tucker Crowe esordì nel 1993 con l’album Juliet, una raccolta di frammenti del suo cuore o, perlomeno, di quanto restava dopo essersi lasciato con la modella Julie Beatty. Nonostante l’album, definito un capolavoro e purtroppo inserito da Rolling Stones solo al 43° posto dei Top Heartbreak Albums, il cantante non andò mai oltre il primo concerto tenutosi al Pit Club di Minneapolis. Durante l'esibizione, si recò in bagno per poi scappare e non farsi mai più vedere dai riflettori. Da allora girano voci sul suo conto, riecheggianti le teorie cospirazioniste su Elvis Presley o Paul McCartney: alcuni pensano si sia dato all’agricoltura, altri che stia realizzando un nuovo album. Potreste pensare sia un cantante che magari vi è sfuggito, di quelli conosciuti da pochi eletti, ma amatissimi e celebrati come idoli di massa, tra le gemme nascoste da scoprire. Peccato che Tucker Crowe non esista. È infatti un personaggio di finzione creato dalla mente dell’autore britannico Nick Hornby, nel romanzo Tutta un’Altra Musica (2009), poi portato con quasi dieci anni di distanza sul grande schermo nell’adattamento Juliet, Naked da Ethan Hawke.
Si tratta di una scelta a dir poco ispirata di casting per il film di Jesse Peretz. Il 1993, anno di debutto di Tucker Crowe, è l’anno precedente all’esplosione di Ethan Hawke nel mainstream,c on Giovani, Carini, Disoccupati. Nelle foto d'archivio, provenienti dalla collezione dell’appassionato Duncan (Chris O’Dowd), il rocker ha lo spigoloso volto dell’attore da giovane. Persino la voce che si sente nelle demo è la sua. Quando, tuttavia, il film mostra allo spettatore il vero Tucker Crowe, senza i filtri delle teorie del gruppo di fan, è un Ethan Hawke appannato e appesantito, con la barba grigia, diverso e quasi in totale contrasto con quello visto in First Reformed (2017), uscito pochi mesi prima. Juliet, Naked sembra quasi chiedere allo spettatore di guardare alla verità, di capire che anche i nostri idoli, in apparenza eterni, sono capaci d'invecchiare, ma non per questo perdono di fascino.
Tucker Crowe, sebbene sia una presenza costante in tutto il film, non è il suo protagonista: questo ruolo spetta alla graziosa Annie (Rose Byrne), impiegata presso il municipio di Sandcliff e compagna di Duncan, sebbene spesso si senta la terza incomoda, vista l’ossessione di lui per il rocker. Un giorno, mentre si trova a casa da sola, riceve per posta una piccola busta contenente un CD, denominato Juliet, Naked. Nonostante sia semplicemente una demo acustica dell’unico album di Tucker Crowe, si tratta del primo materiale inedito che si abbia dell’artista, da decenni. Tutto il forum si agita all’improvviso davanti a uno spiraglio di speranza, ma Annie crea un account finto, col nome @RelicMaster, per comunicare a tutti il suo malcontento. Peccato che quel suo commento attiri l’attenzione dello stesso Tucker Crowe, con cui la donna inizia una vera e propria corrispondenza telematica. Attraverso queste email i due legano, parlando delle preoccupazioni che rallentano le loro esistenze. Lui schiacciato dalle responsabilità legate al ruolo di padre che non ha mai voluto accettare, lei desiderosa di diventare madre, anche a costo d'affrontare la gravidanza nella completa solitudine.
Juliet, Naked sarebbe stata una semplice commedia romantica in mani meno capaci, ma grazie alla sceneggiatura firmata da Evgenia Peretz, Jim Taylor e Tamara Jenkins, la scrittura già arguta di Nick Hornby trova nuova profondità e una voce precisa, mai scontata. Sarebbe addirittura riduttivo parlarne nei semplici termini di genere d’appartenenza, perché forse la storia d’amore è l’aspetto meno interessante del film. Juliet, Naked è più che altro una riflessione sull’incontro e la difficile collisione tra creatività e responsabilità, su quanto sia difficile bilanciare le nostre aspirazioni con l’essere adulti. Se per Tucker Crowe è un viaggio per comprendere che non potrà vivere sempre nella pallida ombra del suo passato spericolato, per Annie questa sarà l’occasione di lasciarsi andare, d'emergere dalla pallida cittadina di Sandcliff con tutta l’energia che sa di covare dentro. Il merito è, tuttavia, anche del cast. Se Rose Byrne e Chris O’Dowd avevano già avuto degli excursus nella commedia più mainstream, oltre ad aver collaborato in Bridesmaids di Paul Feig, per Ethan Hawke è una specie d'esordio nel genere e forse l’unico esempio paragonabile nella sua filmografia è Maggie’s Plan, di Rebecca Miller. Lo fa con un personaggio atipico, che sembra uscito da un universo drammatico, per essere poi incastrato nei colori e nella vitalità di Juliet, Naked. È un ruolo che, a posteriori, sembra essere stato plasmato sulla vita dell’attore.
Il momento d'esplosione di Crowe e di Ethan Hawke quasi coincidono ed entrambi sono padri di una famiglia numerosa: l’attore ha infatti quattro figli, come il suo personaggio. Tra i due scorre nel corso del film un flusso continuo di insegnamenti, come se Ethan Hawke prendesse Crowe sotto l’ala della sua saggezza, del suo essere una versione matura del personaggio interpretato, e Tucker Crowe lo aiutasse a rialzarsi. Si tratta di un processo che emerge sottotraccia e diventa palese a chi è più familiare con le vicende dell’attore texano. Per questo il libro di Nick Hornby si chiama Tutta un’Altra Musica. È un titolo azzeccato perché, se il presupposto farebbe pensare a un'opera dedicata solamente alla musica per la presenza quasi mastodontica del personaggio di Crowe, Juliet, Naked si rivela invece molto più. La musica è un collante, un filo rosso che collega tutti i personaggi, una maledizione per alcuni, una ragione di vita per altri. Il film di Jesse Peretz cambia l’ordine tradizionale delle note della commedia romantica, per creare una pellicola graziosa e precisa nel dosare ogni battuta e ogni sentimento, con un’attenzione speciale al casting e alla costruzione della messa in scena, ma soprattutto capace di scaldare il cuore di chi lo guarda.
di Giada Sartori
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