La Belva
«Dove sta mia figlia?»
Leonida, ex militare dal passato travagliato e sotto psicofarmaci, non ha un rapporto idilliaco con la sua famiglia. Decide, però, d'invitare i suoi figli a cena. Il maggiore, il quale non vede di buon occhio il genitore, diserta l'appuntamento e porta la sorellina Terry in un fast-food. Dopo essersi allontanato per pochi minuti con due suoi amici, scopre che la piccola è stata rapita. Giunto sul luogo, Leonida capisce che c’è solo una cosa da fare: andare a caccia dei rapitori per salvare sua figlia, a suon di botte e testate.
L’incipit de La Belva, action italiano distribuito da Netflix, non regala grandissime emozioni. La trama, in effetti, potrebbe ricordare la sfilza di rapimenti che il povero Liam Neeson ha dovuto sventare nella serie Taken. A differenza dei film di Pierre Morel e Olivier Megaton, la pellicola di produzione Groenlandia può vantare, per fortuna, una direzione registica decisamente di maggiore livello. Ludovico di Martino riesce a portare a casa un action adrenalinico e senza grandi difetti di produzione, dimostrando quanto in Italia un altro cinema sia possibile. Sin dalle prime sequenze, in cui assistiamo a un inseguimento in auto, il montaggio e l’intera impostazione della scena evocano sicuramente stupore, considerando lo scarso panorama di genere della nostra Penisola. Eppure, è presente persino una sequenza molto lunga e senza stacchi di montaggio che per fan di John Wick e affini farà scendere una dolce lacrima di commozione.
Nel vedere Fabrizio Gifuni menare le mani a più non posso, è giusto lasciarsi andare a facili entusiasmi. In effetti. Altro grande vanto de La Belva è un protagonista in grande forma. L’attore, celebre per film come Il Capitale Umano, porta in scena un personaggio credibile, la cui sofferenza scritta in sceneggiatura è traslata sul suo volto, scavato e cupo. Anche i movimenti nelle scene di lotta evocano la personalità fragile di questo uomo, corroso dalla rabbia e dal rimorso: la mimica nelle scene di lotta riesce a rappresentarlo perfettamente.
La Belva è un must to see per chi crede che un certo tipo di cinema sia ancora possibile nel nostro Paese. Grazie a una casa di produzione davvero interessante, Groenlandia, capace di sfornare film d'ottimo livello come Il Primo Re, Il Campione e Smetto Quando Voglio: Masterclass, per non parlare della recente serie TV Romulus, che per fortuna non rientrano nella solita nicchia di cinema autoriale drammatico o della commedia nostrana banale, La Belva rappresenta una sorta di possibilità di redenzione per il cinema italiano. Come Leonida è in cerca di riscatto interiore attraverso il salvataggio della figlia Teresa, il pubblico italiano sarà in grado di lanciare il messaggio giusto, chiedendo più film di genere nelle sale? Noi speriamo vivamente di sì.
di Valerio Massimo Schiavi
Leggi anche le altre Recensioni
In questa recensione sono citati:
• Il Campione (film)
• Il Primo Re (film)
• Romulus (serie TV)
• Smetto Quando Voglio: Masterclass (film)
• Taken (film)