Die Hard per bambini
Per noi nerd ormai cresciuti, il Natale non è più sinonimo di regali, parenti e mangiate che compromettono qualsiasi velleità di forma fisica estiva, ma una sola cosa: Una poltrona per due. Appena inizia il primo freddo stagionale, ci si immagina già seduti sul divano di casa, dopo la lunga abbuffata, a guardare Eddie Murphy, Dan Aykroyd e Jamie Lee Curtis recitare in uno dei grandi capolavori di John Landis. Eppure non è sempre stato così. Per un ormai quasi ventottenne, ormai in procinto d'entrare nella terza età, c’è stato un momento in cui Una poltrona per due era semplicemente un film che suscitava grandi ricordi nelle menti degli adulti. Wall Street, il Capitalismo e le grazie di Jamie Lee Curtis non avevamo idea di cosa fossero. Per noi degli anni '90, il Natale era rappresentato da una solo pellicola: Mamma, ho perso l’aereo.
Nato dalla mente di John Hughes, mica pizza e fichi, e girato dalle sapienti mani di Chris Columbus, autore della sceneggiatura de I Goonies e Gremlins, nonché regista dei primi due capitoli della saga di Harry Potter, Mamma, ho perso l’aereo rappresenta per noi bambini dell’epoca un vero e proprio tesoro natalizio. Originariamente, il film nasce dall’ansia di John Hughes di scordarsi il figlio a casa durante un viaggio in Europa. Secondo quanto raccontato dal figlio del celebre regista di Breakfast Club in un articolo del Chicago Magazine, durante la traversata John Hughes iniziò a prendere appunti su una possibile pellicola che avesse proprio questa premessa. Dopo due settimane, tornato a casa, scrisse il primo draft della sceneggiatura in appena dieci giorni, lamentandosi anche del ritmo lento del suo lavoro. Una volta terminata, occorreva trovare un regista.
Dopo il fallimento di Chris Columbus con Heartbreak Hotel, il regista aveva un disperato bisogno di lavoro. John Hughes gli offrì la regia di Un Natale Esplosivo e dopo qualche colloquio con Charley Chase, notoriamente persona orribile, abbandonò il progetto, consapevole della follia commessa. Poco tempo dopo, però, John Hughes gli inviò altre due sceneggiature da poter scegliere e una di queste era proprio Mamma, ho perso l’aereo. Mosso dalla tenacia di John Hughes e dal suo amore per il Natale, accettò. Il protagonista fu trovato subito: il personaggio di Kevin McCallister sembrava scritto per Macaulay Culkin.
Si unirono, poi, gli altri membri del cast, fra cui Joe Pesci, sebbene si dica addirittura che la parte fu offerta prima a Robert De Niro, manco fosse un film di Martin Scorsese. Sembrava un progetto abbastanza facile da realizzare, considerando il suo costo relativo e la presenza di due filmmaker di primo livello a gestire la situazione. Purtroppo, però, la produzione di Mamma, ho perso l’aereo superò il tetto di 10 milioni di dollari imposto da Warner Bros., che si tirò fuori dal progetto, lasciando la Hughes Entertainment con una pessima gatta da pelare. Si pensò addirittura di cancellare il progetto, ma Hughes disse d'aspettare.
Così, durante un pranzo, l’agente di John Hughes propose il progetto a Joe Roth, presidente di 20th Century Fox, il quale non si fece spaventare dai 14,7 milioni del costo del film, soprattutto perché nel 1990 la major cinematografica non aveva in programma nessuna pellicola natalizia. Si rivelò una delle decisioni migliori mai prese. Mamma, ho perso l’aereo divenne la pellicola col più alto incasso del 1991, con oltre 400 milioni di dollari incassati. Ma cosa rende Mamma, ho perso l’aereo così speciale? Per nella della Gen-Y (esatto, usiamo un termine anglofono) il film di Chris Columbus incarna probabilmente tutto il cinismo, la sincerità e la follia che caratterizzò una delle generazioni più sfortunate di sempre. Inoltre, Die Hard per bambini è una formula decisamente accattivante per un ragazzino in cerca di violenza slapstick e senza parolacce. Oltre alla storia, però, e a distanza di anni, vanno fatti anche i complimenti a Chris Columbus. I primi minuti di Mamma, ho perso l’aereo così speciale, girati in piano sequenza, sono forse uno degli esempi migliori della regola aurea «show, don’t tell». Attraverso un’unica ripresa, siamo infatti immersi nel caos della famiglia McCallister e, nonostante tutto, siamo in grado di comprendere tutti i rapporti fra i personaggi. Nella sua semplicità, unita anche alla maestria delle persone coinvolte, Mamma, ho perso l’aereo resterà per sempre un piccolo ricordo per tutti i ragazzini che, a Natale, accendevano il tubo catodico per vedere un po’ di sana violenza.
di Valerio Massimo Schiavi
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