Sliding Door
Mission: Impossible 2 è uno dei film più trash mai concepiti: attraverso una narrazione banale, una regia sopra le righe e un Tom Cruise talmente calato nella sua nuova vita da divinità del cinema da farlo trasparire al di fuori dello schermo, il secondo capitolo della saga fu un disastro qualitativo immane. Però, nonostante i suoi evidenti difetti, rappresentò una sliding door per il mondo nerd. Vi chiederete come mai. La storia è breve, ma prima parliamo del film. Dopo il successo del primo Mission: Impossible di Brian De Palma, Tom Cruise, ormai macchinetta stampa banconote per gli studio americani, chiese al regista di ripetere l’esperienza con la Impossible Missions Force, attraverso la realizzazione un sequel. Il regista, sbalordito dalle parole della star, si mise a ridere, dicendo che mai avrebbe pensato che Mission: Impossible potesse diventare un franchise di successo. Scelte di carriera discutibili a parte, che possono essere perdonate, perché «noi siamo merde e Brian De Palma è un mostro sacro», per parafrasare Boris, il fantomatico sequel di Mission: Impossible ora necessitava di un regista.
La scelta ricadde su John Woo, un altro fenomeno degli action, famoso nella scena del cinema orientale. Nella stesura della sceneggiatura, come per il precedente Mission: Impossible, ci fu l’ingrato compito di trovare una storia e ficcarci dentro le stunt fuori di testa cui Tom Cruise aveva pensato di sottoporsi. Ad adempiere a questo compito furono scelti da Paramount Ronald D. Moore e Brannon Braga, freschi dall’uscita di Primo Contatto, uno dei film di maggior successo dell’universo di Star Trek. Insieme a Tom Cruise, John Woo e alle menti dietro The Next Generation, Robert Towne, l’unico a ricevere il credito come sceneggiatore, completò finalmente il manoscritto della pellicola. Con un regista così talentuoso, un protagonista ormai diventato una star a livello universale, un gruppo di sceneggiatori affermati e un vincitore di un premio Oscar per Chinatown cosa sarebbe potuto mai andare storto? Ovviamente la risposta è: tutto.
Sin dalla prima scena capiamo che qualcosa è andato storto: osserviamo Tom Cruise arrampicarsi al ritmo di una musichetta afro-pop sui monti del Dead Horse Point State Park, dove si sono schiantate Thelma & Louise, per intenderci, per poi arrivare in cima, farsi lanciare da un bazooka un missile, al cui interno sono contenuti un paio di bellissimi occhiali da sole da sci, con all’interno l’iconografico messaggio in cui è spiegata la missione e che, dopo pochi secondi, si autodistrugge. Già questo basterebbe a dare l’idea di cosa stiamo parlando... Ma non è tutto: gli occhiali lanciati da Tom Cruise verso la macchina da presa esplodono, con una transizione video che mostra il logo del film con la cafonissima Take a look around dei Limp Bizkit in sottofondo. Insomma: da subito si percepisce che questa è una perla trash di inizio anni 2000.
Ovviamente, Mission: Impossible 2 prosegue con questo tono per tutta la sua durata, a suggellare il capitolo più debole della saga da un punto di vista qualitativo. Eppure, resta uno dei più divertenti. Con le inquadrature tipiche di John Woo, con Tom Cruise lanciato in slow motion mentre spara con due pistole e alcune colombe bianche si librano in aria. Altre riprese, poi, sempre col doveroso rallenti vedono Ethan Hunt, ancora in compagnia dei volatili, circondato da una luce quasi divina, mentre il suo antagonista Sean Ambrose, riflesso delle fiamme negli occhi, simboleggia il Diavolo. In un film di Mission: Impossible questa dicotomia sopra le righe, nonostante sia assolutamente fuori luogo, è maledettamente divertente.
Constatato il livello trash del film, bisogna però sottolineare l’importanza involontaria avuta nel mondo nerd. Nel 1998, dopo i ritardi nella stesura della sceneggiatura e alcune beghe legate alla preproduzione, Mission: Impossible 2 era finalmente pronto per essere girato il 18 Aprile 1999. Durante le riprese, però, vari ritardi, compreso un infortunio alla spalla del suo attore antagonista, costrinsero a un ulteriore rallentamento. Cose che succedono a Hollywood, soprattutto per film importanti come un Mission: Impossible. Se non fosse per il fatto che Dougray Scott, interprete del diabolico Sean Ambrose, il 18 Ottobre era atteso su un altro set, quello di X-Men. Lo attendevano una paio di artigli d'adamantio, per interpretare Wolverine. L’attore era stato scelto nell’entusiasmo di tutti, persino di Bryan Singer, molto rigido nella scelta dell’interprete del leggendario supereroe. Purtroppo per l'attore, però, il disastroso ritardo di Mission: Impossible 2 costrinse 20th Century Fox a cambiare attore, con un rimpiazzo dell'ultimo minuto, un certo attore di teatro, ex insegnante di ginnastica australiano.... Tale Hugh Jackman : non solo interpretò alla grande Wolverine, ma lo ha sepolto definitivamente, perché oggi trovare un altro attore che possa reinterpretarlo è praticamente impossibile.
Il caso Dougray Scott non fu l’unico ad avere una ricaduta sulla pellicola di Bryan Singer. Infatti, un altro attore sarebbe dovuto comparire in Mission: Impossible 2, Sir Ian McKellen. Nel 1999 la vita dell’attore raggiunse un punto di svolta: gli fu offerta una parte nel blockbuster con Tom Cruise, un lavoro piuttosto semplice e con un gruzzoletto piuttosto consistente a disposizione. C’è un problema, però: la sceneggiatura recapitata manca di parti importanti e nelle pagine sono presenti solo i suoi dialoghi, probabilmente per evitare che l’attore riveli informazioni importanti sulla trama. Offeso da tale comportamento da parte della produzione, decise di rifiutare il ruolo, nonostante il suo agente gli avesse detto: «Non puoi dire di no a Tom Cruise!». Uomo orgoglioso, il nostro Sir Ian. Giorni dopo il rifiuto, arrivò dunque la chiamata di Bryan Singer, che gli offrì la parte di Magneto, accettata volentieri, anche perché avrebbe avuto modo di recitare insieme al suo grande amico, Patrick Stewart. Non solo: pochi giorni dopo ricevette anche la chiamata di Peter Jackson, per il ruolo di Gandalf, ne Il Signore degli Anelli. Considerando i ritardi della produzione di Mission: Impossible 2, se l’attore avesse accettato la parte, non avrebbe potuto partecipare a nessuno dei due progetti; se solo chi inviò la sceneggiatura si fosse comportato in maniera migliore, a quest’ora avremmo perso due dei personaggi migliori del mondo nerd. Ma come ha dichiarato lo stesso attore: «È tutta questione di fortuna. Essere al posto giusto al momento giusto ed essere pronti. Non puoi prepararti per la fortuna. Ho imparato che devi accettare la fortuna quando arriva, ma ne avrai sempre bisogno».
Può Mission: Impossible 2 essere un film da idolatrare per i suoi inconsapevoli meriti? Può l’intero mondo nerd ringraziare il cielo, Paramount e Tom Cruise per aver creato un disastro tale da consegnare alla storia Hugh Jackman nel ruolo di Wolverine e Ian McKellen in quello di Magneto e Gandalf? Sì. Ricordiamocelo e prepariamo una festa a tema. Ovviamente trash.
di Valerio Massimo Schiavi
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