Il sogno di Tom
Era il 1992, il grunge andava ancora forte, le camicie di flanella erano la moda del momento e la cultura pop non era ancora pronta a viaggiare verso il nuovo millennio. In un ufficio a Hollywood, un produttore ebbe l'idea di trasporre la sua serie preferita da bambino in un film d'azione, in modo da lanciare la sua casa di produzione appena fondata. Il nome in questione? Tom Cruise. Esatto. Dovete sapere che, oltre a essere un attore, Tom Cruise è anche un uomo in grado di saper gestire se stesso come un'azienda. Nella sua carriera non ha mai, o almeno nella maggior parte dei casi, cercato di puntare su facili hit dagli incassi scontati. Negli anni '80 rifiutò varie volte la possibilità di poter prendere parte al sequel di uno dei suoi film più famosi fino a quel momento: Top Gun. Sapete perché? Perché preferì lavorare accanto a Paul Newman ne Il Colore dei Soldi, di Martin Scorsese. Il piccolo Tom ha sempre preferito ricercare ruoli che lo potessero avvicinare ai più grandi di sempre. Ma negli anni '90 il mercato del cinema era composto per lo più da film d'azione. Steven Seagal, Arnold Schwarzenegger e Sylvester Stallone dominavano le sale.
Eppure, Tom Cruise aveva bisogno di un film che potesse lanciarlo definitivamente. Decise allora di riadattare, o quasi, la serie TV Mission Impossible. Lo show che andava in onda negli anni '60 è più o meno quello che ci si aspetta: l'azione lasciava a desiderare per ovvi motivi di budget e l'impianto narrativo era quello che era. Però una cosa aveva sempre attirato Tom Cruise: i buoni sconfiggevano i cattivi non coi bazooka o le mosse di karate, ma con l'ingegno. Decise, quindi, di creare una nuova figura protagonista: era arrivata l'ora di dire addio al Jim Phelps degli anni '60 (interpretato all'epoca da Peter Graves, il pilota de L'aereo più Pazzo del Mondo) e di dare vita a una nuova generazione di spie della IMF (Impossible Mission Force).
Nonostante il personaggio, in questo caso interpretato dal mitico John Voight, compaia comunque come mentore del nuovo protagonista Ethan Hunt, interpretato dallo stesso Tom Cruise, il modo in cui fu rappresentato fece adirare Peter Graves, tanto che, durante l'anteprima, uscì dal cinema su tutte le furie. L'attore non fu l'unico a manifestare dubbi riguardo il film: durante il pitch meeting alla Paramount, nel lontano 1992, la reazione dei produttori fu di completo sgomento e stupore: nessuno, fino ad allora, aveva mai pensato di riadattare uno show televisivo in un blockbuster. Effettivamente, dobbiamo al Mission Impossible di Tom Cruise tanti film, perché da quel momento Hollywood proverà a riadattare sempre più concept televisivi. Una volta ricevuta l'approvazione da Paramount, l'attore scelse regista e sceneggiatore. Dietro la macchina da presa arrivò il grande Brian De Palma, un pazzo visionario responsabile di Carrie: lo Sguardo di Satana e Scarface, insomma, una mina vagante. All'inizio, in verità, la persona scelta per il ruolo di direttore d'orchestra fu Sidney Pollack, regista di Corvo Rosso non avrai il mio Scalpo, ma dopo alcuni diverbi artistici con Tom Cruise se ne andò.
Alla sceneggiatura, invece, arrivano due nomi interessanti: David Koepp (Jurassic Park, Carlito's Way) e Steven Zaillian (Schindler's List); in seguito ai due fu affiancato Robert Towne (Chinatown, Yakuza): nomi che non assoceremmo al tipico blockbuster estivo. La produzione di Mission Impossible iniziò nel peggiore dei modi: nessuno degli sceneggiatori era soddisfatto del lavoro svolto. Brian De Palma voleva una pellicola in grado di poter stupire lo spettatore a ogni secondo, ma le riprese iniziarono senza uno script finito, ma con solo i concept delle scene d'azione. Sembra assurdo, ma questa pratica diventerà una costanza nel franchise. Eppure, la troupe riuscì a terminare il lavoro prima dei tempi previsti e sotto il budget stabilito, portando Mission Impossible a incassare ben 450 milioni di dollari, su una spesa di 80. Niente male.
Parlando del film, Mission Impossible donò alcune scene rimaste per sempre nella cultura pop moderna. Partendo dalle maschere: un espediente narrativo che ha reso i film successivi assolutamente imprevedibili. Impossibile (letteralmente) invece, non ricordare la scena in cui Ethan Hunt s'appende ai cavi, per estrarre delle informazioni dal quartier generale a Langley, come il rifacimento del tema della serie originale, a opera di Adam Clayton e Larry Mullen Jr., bassista e batterista degli U2, Disco d'Oro con più di 500 mila copie vendute. Nonostante il primo capitolo di uno dei franchise action più longevi e amati di sempre sia molto figlio dei suoi tempi, con una sceneggiatura non certo impeccabile e con alcune situazioni un po' raffazzonate, Mission Impossible resta uno dei cult degli anni '90. Un film in grado di dare il via a una serie tuttora di grande successo, che fa degli effetti speciali (pratici, non in computer grafica, come la maggior parte dei blockbuster di oggi) il suo vanto. Non solo, ma col suo protagonista, produttore e unica ragione di vita del franchise, che rischia la salute per donare al pubblico lo spettacolo e lo stupore che merita, come un moderno Buster Keaton.
di Valerio Massimo Schiavi
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