Natural born filmmaker
M'è già capitato di dovermi confrontare con i grandi. Con registi capaci d'attirare e accentrare l'attenzione del pubblico e della critica. Discussi, studiati, in qualche caso osteggiati, rimangono esempi di cosa può essere, nel bene e a volte nel male, il cinema. Oggi è il turno di Oliver Stone, regista pluripremiato il quale, però, all'inizio della carriera, si distingue più da sceneggiatore che dietro la macchina da presa. È il 1978 quando, infatti, riceve l'Oscar alla Migliore Sceneggiatura Non Originale per Fuga di Mezzanotte. La pellicola narra la disavventura di Bill Hayes, arrestato a Instanbul per possesso di droga e incarcerato in una terribile prigione turca. Tratto da una storia vera, Fuga di Mezzanotte non mancò d'attirare le fortissime critiche del Governo turco per la cattiva pubblicità. Lo stesso Hayes, quello vero, fu invitato molti anni dopo in Turchia e si scusò, confessando che la pellicola era un pelino esagerata. Quanto a Oliver Stone, per motivi di sicurezza evitò il paese fino al 2004 e anch'egli si scusò, dicendo: «Mi dispiace d'aver offeso la Turchia. Ho esagerato nel drammatizzare la sceneggiatura. Ho drammatizzato molto, però è vero che anche le organizzazioni umanitarie all'epoca denunciavano le bestialità di quelle carceri. E poi, negli anni '70, quando l'ho visitata, la Turchia m'era sembrata un posto molto ottomano. Oggi è del tutto diversa». Chissà cosa direbbe oggi, dopo il fallito golpe e la spirale repressiva del Governo Erdogan. Al netto delle polemiche e delle eccessive drammatizzazioni, Fuga di Mezzanotte rimane uno splendido film.
Chiusi i Settanta, a metà del decennio successivo arriva nelle sale un altro grande e iconografico film. Oliver Stone prende spunto dalle sue esperienze personali e gira Platoon, con Charlie Sheen, Tom Berenger e un favoloso Willem Dafoe. Quasi tutto quanto si vede nel film è tratto dai ricordi del regista, che in Vietnam aveva combattuto sul serio ed era anche stato ferito due volte. Platoon si becca quattro Oscar e Oliver Stone mette le mani anche sull'Orso d'Argento della Mostra del Cinema di Berlino. Tre anni dopo, il regista tornerà sul Vietnam con Nato il 4 Luglio, con Tom Cruise, ma prima esce Wall Street e nasce il personaggio di Gekko, vera simbolo dello spietato mondo della finanza dell'epoca.
Negli anni '90, invece, Oliver Stone sembra cambiare registro. Se quasi tutti i film prodotti in precedenza pescavano a piene mani dalle esperienze personali, persino Scarface del quale cura la sceneggiatura è scritto mentre cerca di disintossicarsi dalla cocaina, il nuovo decennio si apre con The Doors, biopic sull'omonimo gruppo rock di Jim Morrison. Siamo nel 1991 e lo stesso anno arriva uno dei lavori più controversi, JFK: un Caso ancora Aperto, con Kevin Costner. Basato su le indagini di Jim Garrison, il quale all'epoca dei fatti era procuratore distrettuale di New Orleans, il film rifiuta le conclusioni della Commissione d'Inchiesta nata all'indomani dell'assassinio del Presidente Kennedy e sembra preferire l'ipotesi del complotto su scala nazionale. Ne nasce un putiferio e Oliver Stone è costretto a spiegare più volte la sua posizione riguardo alla pellicola. L'eco suscitata è talmente grande, dall'essere istituita una seconda commissione ed emanata una nuova legge, volta a togliere il segreto di Stato da tutti i documenti relativi all'assassinio del secolo nel 2017, invece che nel 2029 come previsto. Inutile dirlo, JFK: un Caso ancora Aperto fa comunque incetta di nomination e premi.
Nel 1994, invece, Oliver Stone acquista per 400 mila dollari una sceneggiatura di un regista ancora poco conosciuto e ne ricava Natural Born Killers. Sarebbe tutto normale, se non per il fatto che il regista in questione è Quentin Tarantino e Oliver Stone rimaneggia parecchio quello script. Le leggende narrano di un Tarantino furioso e di una rissa tra i due in un bar, con conseguente frattura del setto nasale per Oliver Stone. Natural Born Killers, in ogni caso, diventa un cult amato da un nutrito gruppo di fan e consegna una coppia incredibile, composta da Woody Harrelson e Juliette Lewis. Anche il nuovo millennio non è scevro di polemiche. Intanto parte con Alexander, che si guadagna parecchie candidature ai Razzie e spinge il regista a dichiarare: «Gli americani non studiano la Storia, non la conoscono se non per alcuni titoli di libri e giornali letti con ignoranza. Sono indifferenti anche al passato del loro giovane Paese e prigionieri di un'ipocrita moralità fondamentalista. È questa una delle prime cause del loro rifiuto per il mio Alexander, un film storico». A noi è tutto sommato piaciuto, soprattutto nella versione estesa e per Rosario Dawson. Siamo nel 2004 e qualche anno dopo è annunciato un nuovo lavoro del regista: un film sull'attentato alle Torri Gemelle. Memori di JFK: un Caso ancora Aperto, molti iniziano ad avere paura che anche in questa pellicola Oliver Stone tiri fuori qualche teoria cospirazionista. World Trade Center, invece, si rivela essere un'epica dell'eroismo dei vigili del fuoco di New York, morti o rimasti intrappolati nel crollo dei due grattacieli. Lo vidi parecchio tempo fa, ma ricordo che, pur non considerandolo un capolavoro, non lo trovai da buttare.
Chiudere in bellezza il primo decennio del 2000 si può e infatti esce W., a chiudere la trilogia dei presidenti: un film dissacrante sulla figura di George W. Bush. Poi è il turno di Wall Street: il Denaro non Dorme mai, sequel del film del 1987. Recentemente, infine, è approdato al cinema Snowden, biopic sulla figura del genio della CIA che ha svelato al mondo il sistema d'intercettazioni illegali messe in atto in tutto il mondo dagli USA. Badate bene: ognuno di questi citati, come anche molti che non hanno trovato posto in questo breve articolo, sono da considerarsi assolutamente da vedere. Perché Oliver Stone, semplicemente, è uno dei grandi dei nostri tempi. Discusso, controverso, criticato, capace. E bravissimo.
di Alessandro Sparatore
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