Il nemico allo specchio
La Guerra del Vietnam è un fatto storico col quale gli USA ogni tanto decidono di tornare a fare i conti. Ferita ancora aperta o semplicemente «grande errore», la sua eco è facile leggerla anche in pellicole più recenti, che trattano di un altro scenario bellico come quello mediorientale. In pellicole meno recenti, poi, il cinema s'è più volte confrontato con gli eventi del Vietnam, affrontandoli senza retorica patriottistica, se non con un taglio ferocemente critico. Ne è esempio l'ucronia di Watchmen, nel quale il Comico ammette candidamente: «Se avessimo perso nel Vietnam, la cosa ci avrebbe fatto impazzire» o anche in Nato il Quattro Luglio, che Oliver Stone gira molto dopo il film di cui stiamo per trattare: Platoon. La pellicola risente moltissimo delle esperienze vissute da Oliver Stone durante la guerra. È un film complesso, brutale e per certi versi spiazzante, che esce nel 1986 e aggiunge un tassello in più a una polemica già forte. La sostanziale denuncia è che la guerra, soprattutto se combattuta in maniera spietata, può rendere ogni uomo un mostro. E Oliver Stone lo scrive nero su bianco, mettendo in bocca al suo protagonista il suo pensiero: «Io ora credo, guardandomi indietro, che non abbiamo combattuto contro il nemico. Abbiamo combattuto contro noi stessi. E il nemico era dentro di noi. Per me adesso la guerra è finita, ma sino alla fine dei miei giorni resterà sempre con me. Come sono sicuro che ci resterà Elias, che s'è battuto contro Barnes per quello che Rhah ha chiamato “il possesso della mia anima”. Qualche volta mi sono sentito come il figlio di quei due padri. Ma sia quel che sia, quelli che tra noi l'hanno scampata, hanno l'obbligo di ricominciare a costruire. Insegnare agli altri ciò che sappiamo e tentare con quel che rimane delle nostre vite di cercare la bontà e un significato in questa esistenza».
Il messaggio può sembrare retorico, ma dopo gli eventi narrati nella pellicola risulta invece assolutamente ficcante. Quel «contro noi stessi» è tutto nella rivalità che si sviluppa fra Barnes ed Elias, rispettivamente Tom Berenger e Willem Defoe, entrambi soldati. Mentre il primo è stato sconfitto dalla guerra e dalle esperienze che questa ha inciso a fuoco nella sua anima, il secondo sembra invece voler mantenere una sua correttezza e, ovviamente, una certa umanità. Non voglio aggiungere molto per non rovinare il film a chi non lo ha mai visto e, magari incuriosito, volesse recuperarlo, ma sappiate che Platoon non è una pellicola sull'eroismo, ma un'opera sugli incubi dell'anima e sul cuore di tenebra che rischia di battere dentro ognuno di noi. La selvaggia indole di Barnes non è difetto assoluto e allo stesso modo l'umanità naive d'Elias non lo assurge sul piedistallo della morale. Tanto più che la vicenda è narrata attraverso un occhio terzo, quello del giovane Chris Taylor (Charlie Sheen), arruolatosi per idealismo. Lo scontro tra queste due anime segnberà profondamente lo stesso plotone, destinato a dividersi. Nel cast, oltre ai tre attori protagonisti segnaliamo anche Johnny Depp, Forest Whitaker, Kevin Dillon e John C. McGinley.
Durante lo svolgersi degli eventi, quest'ultimo capisce probabilmente di non poter vincere la guerra, ma che malgrado tutto può cercare di portare giustizia e lo farà col metodo che la guerra stessa gli ha insegnato: brutale e freddo. Sono sue le parole citate poco sopra e i suoi due padri sono proprio i due aspetti degli USA, quello che vuole vincere a tutti i costi, ma solo per orgoglio, e quello che invece capisce come la posta in palio sia l'anima stessa di un Paese. Sono ragionamenti che abbiamo fatto, molto simili, a proposito del waterboarding, di Guantanamo o dei maltrattamenti subìti dai prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib dopo l'11 Settembre. Bestialità che hanno fatto inorridire la stessa opinione pubblica statunitense. Intendiamoci, in Vietnam i trattamenti disumani hanno visto terribili protagoniste entrambe le parti, ma è il fatto d'aver ripagato con la stessa moneta a ferire l'amor proprio del popolo a Stelle & Strisce, oltre a dimostrare ancora di più il punto di partenza della pellicola di Oliver Stone: nessuno è immune dalla propria disumanità. Per gli statunitensi si tratta di ferite con le quali fare i conti a ogni film come Platoon: forse non servono come monito assoluto, poiché la storia recente dimostra quanto ancora non siamo immuni alla guerra, ma indubbiamente aiutano a non archiviare un tema ancora vivido e ci costringono ad affrontarlo e guardarlo negli occhi.
di Alessandro Sparatore
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