Prey
PC, PS4, XBOX ONE
Recensione |
Qualcuno forse ricorderà il Prey del 2006, sviluppato da Human Head Studio, sparatutto sci-fi in soggettiva dal discreto successo. Per anni si parlò di un seguito, fino al 2014 quando il progetto venne cancellato in favore di un reboot annunciato nel 2016 e uscito nel 2017. Mantenendo quindi lo stesso titolo andiamo a vedere cosa ci offre questo nuovo Prey. Siamo di fronte a un titolo molto particolare senza un’impronta definita, ma riesce a spaziare attraverso molteplici generi. La struttura principale è da FPS, con visuale 3D in prima persona e un buon arsenale a disposizione. Possiamo sfruttare, poi, la crescita del personaggio attraverso il miglioramento delle abilità, come in ogni Action - RPG che si rispetti. Non manca la gestione delle risorse, tipico dei giochi Survival, condita con meccaniche Stealth. Per finire, Prey, contiene una componente narrativa davvero marcata. Possiamo tranquillamente affermare di essere al cospetto di una grande operazione nostalgia, dal momento in cui sono presenti moltissimi elementi e riferimenti ai capolavori del passato che Prey ha fatto suoi. In molti ricorderanno Dead Space, titolo dalle atmosfere molto simili a Prey, oppure Bioshock, dove il protagonista usa i Plasmidi per aumentare le sue capacità (in Prey abbiamo le Neuromod). La prima arma trovata dal nostro eroe, Morgan Yu, è una chiave inglese, proprio come il Dott. Gordon Freeman di Halflife. Sulle prime si potrebbe avere da ridire sull’originalità di questa produzione Bethesda, sviluppata dai talentuosi Arkane Studios, ma fortunatamente il videogame riesce a tirar fuori la propria anima.
Trama
Il protagonsta di Prey, da noi impersonato, è Morgan Yu, uno/a scienziato/a, maschio o femmina a seconda del genere con cui preferiamo giocare, che si sta sottoponendo ad alcuni test sulla stazione spaziale di Talos 1. Su questa enorme stazione orbitante intorno alla Luna, la TranStar Corporation testa e sviluppa le Neuromod, apparecchi in grado di potenziare, con una semplice iniezione oculare dritta fino al cervello, qualsiasi tipo di abilità umana e aggiungerne qualcuna in più. Lo studio sulle Neuromod è intrecciato a doppio filo con l’analisi di organismi chiamati Typhon, una razza aliena entrata in contatto con l’umanità molti anni prima. Durante uno dei test, al quale Morgan si sottopone, avviene un incidente e gli organismi Typhon si liberano dall’area di contenimento invadendo l’intera struttura. Sarà vostro il compito di cercare di salvare la baracca fermando l’infestazione.
Gameplay
L’arsenale che ha a disposizione Morgan inizialmente è davvero molto scarso e il gioco non è molto generoso nelle prime fasi. Troverete dapprima la Tuta Transtar con la chiave inglese, unica arma da corpo a corpo e, poco dopo, il cannone Gloo. Quest’ultimo è una delle piccole perle di Prey e consente sia di immobilizzare i nemici con i suoi colpi, sia di creare veri e propri gradini di schiuma che si induriscono a contatto con l’aria. Grazie a questo tool potremo non solo raggiungere zone non accessibili altrimenti, ma anche spegnere incendi e riparare perdite nei tubi; praticamente un coltellino svizzero in chiave futuristica ma che, ahimè, resta un’arma non letale. Sin da subito capiremo che persino i nemici più deboli non scherzano affatto. I Mimic, piccoli organismi Typhon, hanno la capacità di assumere le sembianze di qualsiasi oggetto di piccole dimensioni si trovi nelle loro immediate vicinanze, addirittura possono persino camuffarsi da medikit o pack di munizioni. Non appena vi avvicinerete a uno di questi piccoli infami, verrette attaccati. Non sono certo gli avversari più resistenti ma, soprattutto nella prima parte di gioco, non sarà difficile venir sopraffatti da un paio di queste creature, visto che già a difficoltà normale Prey non perdona. I nemici più impegnativi da affrontare saranno parecchi e,quindi, avremo bisogno di espandere il nostro armamentario. Nel corso del gioco potremo aggiungere pistole classiche o elettriche, fucili a pompa, armi a raggi e granate, oltre ai potenti poteri Typhon che sbloccheremo una volta ottenuto lo Psicoscopio. Tutti le armi e i materiali consumabili potranno essere trovati o fabbricati.
Il crafting è semplice e intuitivo e può essere riassunto con una sola parola: Riciclare. Nel nostro girovagare per la stazione potremo raccogliere praticamente di tutto, dalle bucce di banana ai cavi elettrici. Un volta raggiunto un Riciclatore potremo buttarci dentro qualunque cosa vogliamo e, con la pressione di un tasto, il macchinario scomporrà tutti i gli oggetti che vi abbiamo inserito nei quattro componenti fondamentali per il crafting: Organico, Minerale, Sintetico, Esotico. Una volta acquisiti i progetti di armi, munizioni, consumabili e Neuromod, potremo creare ciò che vogliamo utilizzando un Assemblatore, a patto di avere il giusto numero di materiali da impiegare nel processo. La tuta e lo Psicosopio possono essere aggiornati mediante i chip che ne aumenteranno le capacità, mentre per migliorare le armi avremo bisogno di kit balistici. Il gioco non è particolarmente generoso nel fornire munizioni al giocatore, dovremo quindi darci da fare col riciclatore per ottenerle ed esplorare meticolosamente per trovare i preziosi progetti necessari alla costruzione. La stazione Talos 1 può essere ritenuta un vero capolavoro di Level Design, enorme, interamente esplorabile e bellissima. Ogni sezione è ben caratterizzata nella sua funzione e avremo la possibilità di esplorarla all’interno sia dallo spazio, uscendo da un portello di una sezione per poi rientrare in un altro. Assicuratevi, però, di aver sbloccato tutti i portelli dall’interno per sfruttare queste scorciatoie. Era dai tempi di Rapture in Bioshock che non si vedeva una location così ispirata e viva; si può tranquillamente asserire che Talos 1 sia protagonista di Prey esattamente quanto Morgan Yu. Nel nostro girovagare al suo interno troveremo archivi e terminali che ci aiuteranno a capire cosa sia realmente accaduto a bordo della stazione e fidatevi quando vi dico che la componente narrativa è fortissima. Il numero di documenti, mail del personale e registrazioni audio è enorme e aiuta il giocatore nell’immedesimazione come pochi altri titoli di questa generazione. Incontrerete anche molti sopravvissuti che potrete scegliere se aiutare o no, poiché in Prey nulla è obbligatorio e tutto può essere risolto in più di un modo grazie alle scelte morali che sarete chiamati a compiere. Il percorso stesso da scegliere all'interno della struttura vi condurrà verso bivi determinanti e quindi verso inevitabili conseguenze, talvolta nel breve termine altre volte persino nel finale del gioco. La quest principale ha un ottimo livello di longevità raggiungendo le 20 ore circa; ovvio che, sviscerando a dovere la stazione e le numerose quest secondarie, queste possono tranquillamente diventare 40.
Ora vi starete chiedendo se si tratti del gioco perfetto. Purtroppo non è così. Il sistema di controllo in Prey è poco preciso e ha un leggero problema di input lag che lo affligge sin dal giorno dell’uscita. Attualmente il gioco è arrivato alla versione 1.06 con qualche miglioramento, ma la mira è ancora un’esperienza erratica e vi capiterà spesso di mancare il bersaglio nelle fasi più concitate. Se da un lato questo può aumentare le caratteristiche survival del titolo, di certo può risultare frustrante per gli amanti degli FPS in generale. I meno giovani ricorderanno la mira scadente dei primi Resident Evil e il famoso piede perno durante i movimenti, tutte features volute per aumentare l’immersività. Molto spesso preferirete cercare di evitare i Typhon piuttosto che combatterli a viso aperto, ma non sempre sarà possibile e quindi le fasi di fuoco restano comunque cruciali. Un altro lato pesantemente negativo è il backtracking a cui sarete costretti, spesso causa di caricamenti eterni fra una sezione e l’altra. Sulle prime non percepirete il problema perché, affrontando una sezione per la prima volta, avrete tanto da fare e passerete parecchio tempo al suo interno. Il problema potrebbe verificarsi da metà gioco in poi, quando avrete aperto più sezioni anche solo per trovare un oggetto di una quest secondaria per poi tornare indietro. Accade, purtroppo spesso, di giocare per 5 minuti dopo aver aspettato 10 minuti di caricamento. Nonostante l’ultimo aggiornamento, qualche glitch affligge ancora il gioco con sporadici blocchi o compenetrazioni infauste che fanno precipitare il personaggio al di sotto della mappa di gioco, costringendo al caricamento del salvataggio più recente. La colonna sonora, purtroppo, è funzionale al gioco ma niente più di questo e passa in secondo piano senza lasciare un segno particolare. Alcune texture grafiche non sono proprio le migliori mai viste e, graficamente parlando, i modelli poligonali, i volti dei personaggi e le loro espressioni, non sono al livello di altre produzioni del 2017. Le differenze fra la versione PS4 e PS4 Pro si fermano a un antiliasing più efficiente (16x), una migliore gestione di luci e ombre e allo screen-space reflections, cose che tutto sommato un occhio distratto potrebbe non notare. Uno sforzo per portare il frame rate oltre i 30 sarebbe stato gradito.
Il doppiaggio italiano è anonimo, senza infamia e senza lode. Le fasi a gravità zero fuori dalla stazione sono spesso frustranti a causa della mancanza di una mappa e quindi la buona idea di utilizzare i portelli come scorciatoia fra sezioni distanti cade presto nel vuoto, ci andrete di conseguenza solo quando il gioco vi obbligherà a farlo. Le armi presenti sono davvero poche e, a parte il fucile a pompa, non restituiscono un grande feeling. Il Q-Beam, che dovrebbe essere l’arma di fine di mondo, spara un piccolo raggio verde davvero poco gratificante da vedere, seppur efficacissimo. Una volta acquisito lo Psicoscopio, avrete la possibilità di aggiornalo per vedere i Mimic anche quando sono mascherati da oggetti. Inizialmente sarete entusiasti di non dover più girare per la stazione temendo d’essere preda di attacchi a sorpresa, ma la visione attraverso il visore è a dir poco disturbante: tutto assume una colorazione monocromatica sui toni del blu con righe traccianti in continuo movimento. Sarà quindi un continuo attivare e disattivare la modalità visuale per evitare di perdere gli occhi sullo schermo.
Feeling
Tirando le somme si può dire che Prey è un gioco realizzato in maniera impeccabile per ciò che concerne il comparto narrativo e il level design. Sistema di crescita del personaggio e crafting sono appaganti e permettono al giocatore di affrontare il gioco come meglio crede arrivando a creare un ingegnere specializzato oppure un esper potentissimo. La trama è consistente, fantascienza alla stato puro, e vi spingerà a completare il gioco nonostante i suoi difetti.
Il punto dolente rimane la realizzazione tecnica, in particolare su PS4 Pro, per il sistema di controllo durante le fasi di fuoco e per alcune imperfezione nel gameplay che minano la giocabilità. Sarebbe potuto essere un capolavoro assoluto, vista l'abbondanza di buone idee, ma purtroppo siamo di fronte a un buon gioco che fa fatica a esplodere. Tutti gli amanti del genere Sci-Fi, e in particolare dei Survival, dovrebbero avere Prey nella propria libreria di titoli, ma gli amanti degli FPS puri potrebbero rimanere delusi.
di Gianluigi Basta
In questa recensione sono citati:
• Dead Space
• Bioshock
• Halflife
• Resident Evil
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