Cose inimmaginabili
Pochissime chiacchiere: qui si parla di un regista che ha fatto la storia del cinema e che ci ha donato tra le pellicole più famose, amate e di successo degli ultimi quarant'anni. Ridley Scott, signore e signori. E se non lo conoscete, dovete davvero porre rimedio, scegliendo una o tutte le pellicole che citeremo in questa nostra panoramica. Iniziamo subito col botto: l'anno è il 1979 e il claim del film è: «Nello Spazio nessuno può sentirti urlare». Come ama dire Stephen King, si tratta fondamentalmente della storia di un gruppo di persone che prende a bordo l'autostoppista sbagliato. Ovviamente parliamo di Alien, primo capitolo dell'amatissima saga sugli xenomorfi, uno slasher movie a tutti gli effetti. Fantascienza e Horror sono mescolati sapientemente: la prima, perché è la claustrofobica atmosfera dell'astronave Nostromo a fornire un oscuro e inquietante terreno di caccia alla creatura; il secondo, perché l'alieno non disdegna agguati sanguinosi e nessuno potrà mai dimenticare la sua prima entrata in scena, mentre fora lo sterno del primo malcapitato, da vero gore movie. In più, anche il facehugger sembra un creatura pensata appositamente per inquietare lo spettatore di ieri, come anche quello di oggi. Alien è un trionfo colossale, un cult cui faranno seguito altri film, più una serie di spin-off con un altro cacciatore, Predator. Poiché il primo amore non si scorda mai, recentemente Ridley Scott è tornato sul luogo del delitto, col doppio prequel di Alien. Prometheus, primo del nuovo corso, non è però riuscito a convincere a pieno; anche qui in redazione continuiamo a discuterne. Pure il seguito, Covenant, non ci ha fatto urlare al miracolo, seppure si senta fortemente la volontà di tornare alle atmosfere horror e agli jumpscare dell'originale. Vedremo in seguito ma, per adesso, spiace constatare che i film migliori sugli xenomorfi siano il primo e il secondo, quest'ultimo firmato però da James Cameron.
Ancora Fantascienza per Ridley Scott, per un altro film entrato nella storia del cinema, questa volta non solo di genere: è il 1982 ed è dietro la macchina da presa per Blade Runner. Ispirato al romanzo di Philip K. Dick Do Androids Dream of Electric Sheep?, il film presenta un disperato futuro distopico, ambientato nella Los Angeles del 2019, teatro della caccia data dagli umani ai replicanti: in senso ampio, è palcoscenico sul senso della vita e della nostra umanità. Indimenticabile ogni cosa: dalle scenografie, al cast, alle musiche di Vangelis fino al memorabile monologo recitato dal compianto Rutger Hauer, sotto la pioggia, poco dopo aver salvato la vita di Deckard, interpretato da Harrison Ford. Aneddoto vuole che sia stato proprio l'attore olandese a riscrivere e tagliare il suo copione finale, durante uno sciopero degli sceneggiatori. Evidentemente amante del ritorno sui luoghi del crimine, Ridley Scott è stato il produttore del sequel Blade Runner 2049, affidato alla regia di Denis Villeneuve: film temutissimo da chi, grazie all'originale, diventò adulto, questo secondo capitolo ha un impatto visivo impressionante, ma non ha conquistato la critica in modo unanime, mentre al botteghino è stato un flop, probabilmente per non aver saputo catturare l'attenzione del pubblico più giovane. Sembra incredibile, ma sono ancora molte le persone che non hanno mai visto Blade Runner.
Per restare in tema fantascientifico, ma in tempi ben più recenti, come non citare The Martian: tratto da un romanzo di Andy Weir, si rivela un'opera ben studiata e perfettamente riuscita. Un film che rischiava di diventare noioso, trattando di un uomo abbandonato sul Pianeta Rosso, costretto a trovare il modo di sopravvivere fino all'arrivo dei soccorsi in un'attesa davvero molto lunga. The Martian avrebbe potuto cadere in un Cast Away spaziale, col suo ritmo altalenante e un Matt Damon a parlare col suo casco, diventa invece un film privo di cali di ritmo quasi mai, capace d'aggirare la monotonia dei monologhi giocandosela con una certa intelligenza. Insomma, non a caso uno dei film più osannati del regista oltre che una splendida prova attoriale per Damon. Sul versante fantasy, invece, non c'è molta scelta, ma abbiamo pur sempre la chicca. Ridley Scott è infatti la mente dietro Legend, film del 1985 pieno di creature mitologiche: unicorni, fate, goblin, Tom Cruise e chi più ne ha più ne metta. Possiamo dire d'aver provato più volte a vederlo, senza riuscire mai ad arrivare alla fine. C'è da dire che Legend prese tante di quelle pernacchie da pubblico e critica, che 20th Century Fox cercò di mettere toppe ovunque, presentando versioni diverse per gli USA e cambiando anche la colonna sonora. Insomma, oltre al trucco pesante dell'antagonista Tenebra, sotto il quale si nasconde Tim Curry, Legend non fa proprio onore al suo nome e rimane tra le opere più noiose di Ridley Scott. Se col Fantasy ha fatto cilecca, con l'Horror il regista s'è assestato con un piazzamento medio in classifica. Sua è la regia di Hannibal, sequel de Il Silenzio degli Innocenti, meno incisivo del primo capitolo, ma ugualmente interessante nell'approfondimento della figura di Lecter, almeno fino alla bellissima serie TV omonima.
A fronte di due pellicole sottotono, però, rimangono almeno altri 10 film indimenticabili. Sfidiamo altri registi a poter vantare lo stesso carnet. Come Thelma e Louise, Black Hawk Down e Soldato Jane, con Demi Moore all'apice della carriera e in versione marine, mentre si rade la testa a pelle. Poi, naturalmente, c'è anche il film che ha ridefinito il concetto d'epica, almeno se si parla d'antica Roma: Ridley Scott dirige Russell Crowe ne Il Gladiatore, osannatissimo peplum pieno di falsi storici, ma comunque molto avvincente, praticamente una raccolta di frasi da mettere sulle magliette, da usare come suonerie per il cellulare o ai cori allo stadio. Sempre con l'attore neozelandese, c'è stato anche un meno osannato Robin Hood, ma solo perché forse il confronto era con quello di Kevin Costner, che ha ancora un piccolo spazio nei nostri cuori. Recentemente, Ridley Scott è apparso al centro delle cronache statunitensi e mondiali: il suo ultimo film su rapimento Getty e girato in buona parte a Roma, è stato il teatro del licenziamento di Kevin Spacey, a seguito dello scandalo che lo ha visto coinvolto circa le sue presunte molestie sessuali nei confronti dell'attore Anthony Rapp, all'epoca dei fatti quattordicenne. In meno di un mese di tempo ha girato da capo tutte le scene in cui appare l'attore allontanato dal set: al di là del merito della vicenda: in fondo, Ridley Scott ci aveva già abituato a cose che mai avremmo potuto immaginare.
di Alessandro Sparatore
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Continua la collaborazione di Nerdface con la giovane fotografa e illustratrice Denise Esposito, la cui storia potete recuperare cliccando QUI. Ecco la sua versione di Ridley Scott realizzata in esclusiva per noi!