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The Founder
«Perseverance!»
Come si diventa il vertice di un impero multimiliardario, con decine di migliaia di punti vendita in ogni luogo del mondo? Con la perseveranza. E una notevole dose di cinismo. The Founder racconta la storia di Ray Kroc, l'uomo che fondò McDonald's. La vicenda inizia nel 1954. Il protagonista, interpretato da uno splendido Michael Keaton, è un agente di vendita: a bordo della sua vettura, gira per il Paese cercando di piazzare il frullatore industriale della ditta per cui lavora. Un mestiere ingrato, specialmente nei momenti di pausa, trascorsi in solitudine nei fast-food del tempo, che tutto erano fuorché veloci. Si attendeva in auto l'arrivo della cameriera, si dava l'ordine e poi si attendeva lungamente, incrociando le dita e sperando di ricevere quanto si era effettivamente chiesto, in mezzo a gruppetti di teppistelli. Insomma, non proprio il massimo. Il caso vuole che arrivi un cospicuo ordine, cosa inusuale, da una cittadina piuttosto distante: Ray Kroc vi si reca, più per curiosità che con l'idea di fare un affare, e vi trova un chiosco unico nel suo genere.
Alla guida vi sono i fratelli McDonald, i quali hanno applicato il fordismo al funzionamento della cucina del loro spaccio di hamburger: dall'ordine fatto in cassa fino al servizio fornito in sacchetti di carta, passando da tutte le fasi della preparazione, coppia di cetriolini compresa, il servizio è veloce e sincronizzato in ogni più piccolo movimento. Meraviglia delle meraviglie, a rimpinzarsi di panini sono le famiglie e non vi è ombra di personaggi poco raccomandabili. Da qui l'illuminazione: rendere quel posto un franchise. I due fratelli, però, sono persone semplici e, per quanto fieri della loro creatura, sono restii a lanciarsi in un'impresa commerciale che avvertono come rischiosa. Soprattutto perché Ray Kroc sembra affamato di soldi quanto potrebbe esserlo il protagonista di Supersize Me di Big Mac ed è assolutamente privo di scrupoli. Ma, per l'appunto, la perseveranza paga, specialmente quando lambisce il confine dello stalking: il nostro convince i due a forza di apparizioni e insistenze.
Fin qui, The Founder mostra il lato positivo della vicenda: ci sono un'idea vincente, l'ostinazione a percorrerla e a giocarsi il tutto per tutto. Il classico sogno americano, ma condito in salsa ketchup. Anche il film asseconda questo mood: molto divertente e per alcuni versi strabiliante è la messa in scena dei tentativi fatti dai McDonald per creare la catena di montaggio in cucina, le cui prove si svolsero su un campo da tennis, muniti solo del loro ingegno e di qualche gessetto. Il lato oscuro del cheeseburger, però, arriva rapidamente: Ray Kroc è un visionario, certamente, ma è privo di etica o, per meglio dire, è figlio di quell'America schiacciasassi in fatto d'impresa, la cui rivalsa sociale si declina con l'annientamento del nemico, al motto di frasi come «se vedo il mio avversario con l'acqua alla gola, corro a gettare altra acqua».
E così, le regole imposte dai fratelli McDonald a Ray Croc iniziano a essere violate o ignorate, prima fra tutte l'utilizzo di ingredienti freschi, nonostante i contratti stipulati. Mentre i primi iniziano a preoccuparsi di una situazione ormai sfuggita loro di mano, il secondo compie il passo decisivo per costruire il proprio impero: acquistare i terreni sui quali costruire i vari McDonald's. In sostanza, diventa un palazzinaro. L'esito della vicenda è noto. Schiacciati dalla potenza economica di Ray Kroc, i veri ideatori del fast-food più famoso al mondo furono sostanzialmente depredati della loro idea, se non proprio truffati e derisi, se si pensa all'ultimo contratto che avrebbe garantito loro una rendita annuale di circa 200 milioni di dollari, ovviamente mai percepiti. The Founder mostra un'America feroce: lo fa proprio quando Donald Trump ha vinto le elezioni e la tratteggia attraverso la storia di un marchio che paradossalmente ha costruito il proprio successo anche su un'immagine rassicurante legata alle famiglie. Il regista, John Lee Hancock, non sembra voler prendere una posizione precisa sulla figura di Ray Kroc: lo tratteggia in modo affascinante, allo stesso modo di come ne mostra i lati più deleteri, nei rapporti con la prima moglie, con i partner d'azienda e con chiunque altro abbia intralciato i suoi piani, almeno dal suo punto di vista. The Founder lascia l'amaro in bocca, infastidisce e mette a disagio: è un bel film, ma porge davvero un panino avvelenato.
di Ludovico Lamarra
In questa recensione sono citati:
• Supersize Me
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