The Gentlemen
«You must be the King»
Tutti ambiscono ad andare in pensione. Anche i signori della droga. Ed è quello che vorrebbe fare Mickey Pearson, una vita spesa a diventare il più grande produttore e distributore di cannabis di tutto il Regno Unito: vorrebbe ora fermarsi e godersi la vita, insieme alla bellissima moglie Rosalind. Così, inizia a cercare chi possa ereditare i suoi beni, fatti di contatti commerciali, vie dello spaccio e laboratori segreti. Trova nell’americano Matthew Berger il soggetto più affidabile per il lascito. Nel mentre, si troverà a rifiutare l’offerta di Dry Eye, vice del gangster cinese Lord George, ad attirare l’attenzione di alcuni oligarchi russi con forti legami con ex agenti del KGB e a vedere uno dei suoi laboratori di punta attaccato da un gruppo di pugili amatoriali ed aspiranti youtuber, i Toddlers, che solo dopo l’intervento del loro allenatore, Coach, accetteranno di non diffondere online il video della loro impresa.
Quella di Mickey è diventata una vita troppo pressante, troppo complicata e all’interno di un sistema che egli stesso definisce «privo di rispetto». Ad aiutarlo e a coordinare tutte le sue frenetiche attività, per fortuna, c’è Raymond, il suo braccio destro, il quale si ritrova alle prese con uno strampalato investigatore privato, Fletcher, mandato dal magnate dell’editoria, Big Dave, a sua volta offesosi per com'è stato snobbato durante una festa, proprio da Mickey; vuole dunque vendicarsi e scoprire cosa si celi dietro al legame tra Pearson e Lord Pressfield, un Duca reale che cerca di nascondere a tutti la dipendenza da eroina di sua figlia Laura. Sarà proprio Raymond a tenere le fila degli impossibili incastri commerciali e privati del suo capo, in un crescere continuo di tensione e azione.
Queste, a grandi linee, sono le tracce attraverso le quali s'intreccia la trama di The Gentlemen, ultimo film di Guy Ritchie finito di girare nel 2019 e che sarebbe dovuto arrivare nelle sale italiane, ma che, per i motivi che tristemente abbiamo tutti imparato a conoscere, è giunto direttamente in streaming su Prime Video il 1° Dicembre 2020. In fondo, il complesso processo distributivo della pellicola sembra perfettamente in linea con la storia narrativamente più contorta girata dal regista inglese, a metà tra gangster e action movie e che non disdegna qualche critica sociale, soprattutto negli attacchi riservati all’approvazione della Brexit, alle contraddizioni della borghesia britannica e alla scarsa attenzione dei britannici alle tematiche sociali in genere. Le tante linee narrative, funzionali a offrire allo spettatore una più che completa descrizione dei molti personaggi in scena, non confondono e anzi tengono incollati allo schermo, con un ritmo sempre alto, che non accenna a diminuire nemmeno durante i cambi di registro più repentini. Guy Ritchie confeziona bene il suo The Gentlemen, sia sul piano narrativo (suo il soggetto, scritto insieme a Ivan Atkinson e Marn Davies, come la sceneggiatura), che dal punto di vista registico. Nel farlo, si ritrova indubbiamente agevolato da un cast praticamente perfetto per ogni personaggio.
Matthew McConaughey, con le sue mise perfettamente (ed esasperatamene) british, riesce a rendere bene la stanchezza di questo ormai malconcio gangster, che vorrebbe solo stare in pace con la sua meravigliosa moglie. A Michelle Dockery tocca portare le redini dell’unica protagonista femminile del cast e lo fa con una classe, un’eleganza e una grinta da far invidia ai suoi colleghi uomini. Colin Farrel (Coach) e Hugh Grant (Fletcher) hanno il compito di fare propri i personaggi più folli di tutto il film e ci riescono entrambi senza mai renderli macchiettistici. E poi c’è Raymond. Lo spettatore ci metterà il tempo dei primi 20 minuti iniziali per capire che sia lui il vero protagonista di The Gentlemen e a comprendere la bravura di Charlie Hunnam nel dare il giusto charme a un uomo ben al di là del semplice maggiordomo del gangster. The Gentlemen è un film che probabilmente su grande schermo avrebbe palesato alcune pecche a livello di tenuta della ripresa, a tratti troppo convulsa, come se cercasse di seguire il vorticoso ritmo della narrazione, ma risulta perfetto per una nemmeno troppo distratta visione televisiva.
di Joana Fresu De Azevedo
Leggi anche le altre Recensioni