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The Post
«Per il bene della Nazione»
Mentre gli USA sono percorsi da forti polemiche interne, tra quanti si dividono sul tracotante Donald Trump e il movimento Time’s Up a tutela delle donne vittime di abusi sui posti di lavoro, arriva prepotente The Post, thriller politico diretto da Steven Spielberg, nelle sale italiane dal 1° Febbraio.
Vietnam, 1966. Gli USA stanno subendo ingenti perdite durante una guerra sulla cui utilità ci s'interroga ancora oggi. A testimonianza di questa mattanza senza senso, Daniel Ellsberg (Matthew Rhys), ex militare, economista e uomo del Pentagono, decide di trafugare documenti top secret, fotocopiarli e custodirli fino al momento giusto: sono i cosiddetti Pentagon Papers, più di 4.000 pagine che denunciano le menzogne dello Stato e dei suoi Presidenti (da Kennedy a Nixon), volte a coprire la sconfitta maturata in guerra. È il New York Times il primo giornale a decidere di far luce sulla vicenda, pubblicando nel 1971 parte di quei documenti, ma è subito bloccato e impossibilitato a proseguire l’indagine da un’ingiunzione della Corte Suprema e dallo stesso Presidente Nixon, inequivocabilmente simile a quello attuale in questa allergia a ogni intrusione giornalistica negli affari politici. Nonostante le minacce alla libertà di stampa e all'accusa d'essere responsabile di possibili scompigli nell’ordine pubblico, il Washington Post, giornale sull’orlo della bancarotta e diretto per eredità da Kay Graham (Meryl Streep) decide d'andare a fondo nella questione.
La Direttrice è legata al suo ruolo per motivi prettamente familiari: è una donna facoltosa, la prima della storia al timone di una testata giornalistica, e ha vissuto un gran numero di cene e momenti amichevoli proprio a stretto contatto coi Presidenti degli USA e il Primo Ministro McNamara, proprio colui il quale aveva messo a tacere gli scandali solo scalfiti dal New York Times. Insieme al capo redattore Ben Bradlee (il sempre istrionico Tom Hanks) e agli altri redattori, Kay prende in mano il ruolo ricoperto con coraggio e sceglie per il bene del popolo americano e di quel diritto della libertà d’informazione per cui il lavoro di giornalista nasce. Dunque, controcorrente e senza pensare ai rischi ai quali esponevano l'azienda e i suoi dipendenti, i giornalisti del Washington Post si appelleranno al primo emendamento della Costituzione americana per svelare le manovre occultate della classe politica, dando un primo duro colpo all’amministrazione Nixon.
The Post è un film storico, ma tratta un tema ancora attuale. Pone il problema della libertà di stampa in un'epoca in cui le fake news sono parte integrante delle campagne elettorali. Il primo tempo della pellicola è molto lento e introduce dettagliatamente tutta la vicenda del Washington Post sotto la direzione di Kay. Ricorda la bellezza e il rigore di altri film storici di Steven Spielberg, come il più recente Il Ponte delle Spie. The Post, però, ha il merito d'inquadrarsi perfettamente nella stretta attualità, pur narrando eventi lontani nel tempo. Non a caso abbiamo citato anche il movimento a tutela delle donne, perché la protagonista, così ben interpretata da Meryl Streep, giustamente candidata all'Oscar come Miglior Attrice Protagonista, seppe affrontare con successo una doppia sfida: contro il potere politico e contro una redazione maschile che mal digeriva la sua conduzione. The Post parla di atti di ribellione e non per niente la colonna sonora è stata affidata al nostro amato John Williams. Lo stesso Steven Spielberg ha preferito rinunciare ad altri progetti per dedicarsi pienamente a questo film, a ulteriore testimonianza dell'importanza che il tema della libertà di stampa ricopre ancora oggi: un bene prezioso, a tutela di chi è governato e non di chi governa.
di Valentina Mori