I leoni ruggiscono ancora
Quando ero ancora un bambino in calzoncini corti e zainetto Invicta, in camera mia avevo la cassapanca destinata a conservare i giocattoli. All'epoca conteneva 10 Masters, divisi tra buoni e cattivi; qualche G.I. Joe e pochi Cobra; 2 Tartarughe Ninja, Leonardo e Donatello; tutti i Transformers che componevano Devastator; Ray Stanz di Real Ghostbuster; King Atlas, il micronauta rosso, compreso di cavalcatura. Relegato in un angolo, quasi si vergognasse a essere l'unico pezzo singolo, giaceva, il mitico Leone Nero di Voltron, ma solo lui, ché il pupazzetto del pilota non l'ho mai voluto prendere. Ora ha un posto d'onore in casa. Voltron era una serie particolare, vuoi per il design parecchio originale del robot, vuoi per le sue origini da Frankenstein. All'epoca non guadagnò fama imperitura, eccetto una ristretta cerchia di fan che, ancora oggi, sono una nicchia. E normalmente hanno tutti e cinque i leoni. Maledetti! La storia è semplice, come sempre. Il pacifico pianeta Althea è attaccato da cattivissimi invasori alieni. La Principessa Aurora, (non quella di Starzinger, un'altra!), chiede l'aiuto di cinque terrestri. Saranno loro gli eroi che risveglieranno gli altrettanti leoni robot capaci d'unirsi in un unico mecha da combattimento, il valoroso Voltron.
Nulla di nuovo, dunque: ci sono 5 leoni, 4 a rappresentare gli elementi acqua-terra-aria-fuoco, e quello centrale, si uniscono e diventano uno solo. Ci sono i cattivi; una base tipo Fortezza delle Scienze; battaglie a suon di spade giganti e raggi laser. Voltron, però, si differenzia da tutte le altre serie per un motivo: il fatto d'avere una trama decisamente più matura dei sui colleghi maggiormente blasonati. I temi toccati già fin dalle prime puntate sono più adulti e, forse per la prima volta, vediamo addirittura uno dei protagonisti morire assassinato dai terribili alieni. Il suo posto come pilota del leone azzurro sarà preso, poi, dalla Principessa Aurora, in quota rosa.
S'arriva al finale come da copione, con la sconfitta di Re Zarkon, il temibile capo nemico, e la vittoria della Voltron Force. Parlo di Voltron e sto considerando, però, solo la serie TV italiana, trasmessa nel 1983, dal titolo omonimo e dalla bella sigla. Devo precisarlo, perché nel 1982 era stata trasmessa Golion, la serie giapponese originale dalla quale nasce l'Operazione Voltron. Infatti, Voltron è un ibrido di matrice americana. Toei Animation vende i diritti degli episodi di questa e di altre serie TV a un licenziatario americano, la World Events Production, che monta e smonta 2 serie di cartoni animati, Golion e Dairugger XV: ne prende 52 episodi per ciascuno e compone l'ibrido che conosciamo. Con l'editing della nuova versione americana cambiano alcuni particolari della storia: chi aveva visto Golion su Canale 5 sicuramente li ricorderà. Uno di quelli a saltare agli occhi è, per esempio, il finale aperto di Voltron, rispetto a quello decisamente più conclusivo del suo genitore nipponico. Perché il finale aperto? Per rispondere serve un preambolo: nel 1984 sono commissionati a Toei Animation altri 20 episodi, destinati solo al pubblico occidentale, finalizzati a risolvere la scarsa ricezione degli appassionati nei confronti della seconda stagione, quella con gli episodi tratti da Dairugger XV. Questi nuovi 20 episodi sostituirono la terza stagione, già prevista e poi cancellata prima del via, la quale fondeva nell'ibrido anche la serie giapponese Kosoku Denjin Arubegasu, cioè Arbegas. Gli americani non erano nuovi a spregiudicate operazioni di taglia & cuci, come dimostra la serie Robotech, nata da 3 anime differenti, e le più recenti serie dei Power Rangers, nella quale è possibile vedere in alcuni episodi sia spezzoni dell'originale giapponese, trasmessi, per esempio, sulla TV dei protagonisti yankee, sia gli attori giapponesi nelle scene di lotta, mal tagliate e montate pure peggio. Ma sto divagando, torniamo ai nostri cinque leoni. Malgrado lo scarso successo italiano e quello poco superiore americano, Voltron è riuscito a ritagliarsi uno spazio nel cuore di migliaia di appassionati, superando in fama i genitori Dairugger XV e Arbegas e convincendo alcune menti illuminate a dedicagli alcuni progetti extra-televisivi. Esiste, ovviamente, un manga (o meglio, un comic) ed è stato pubblicato anche un videogame per PS3 e XBOX 360, uscito nel 2011, solo in digital delivery, Voltron: Difensore dell'Universo. Infine, s'è più volte parlato di un film live action.
Nel 2005 Mark Gordon, produttore esecutivo di Speed, s'era detto interessato al progetto. L'anno successivo pare ci fosse già uno script pronto e quello dopo ancora si fece il nome di Max Makowski, per la regia di un progetto che coinvolgeva anche la 20th Century Fox. Ma nel 2009 la palla passò a Warner Bros., che sostituì tutta la crew, pur smentendo le voci sull'abbandono di un progetto così desiderato da tanti appassionati: anzi, l'anno successivo riaffermò con forza la volontà di proseguire il lavoro sul film di Voltron e annunciò un'ipotetica data di uscita: il 2013... A oggi le uniche immagini disponibili sono alcuni concept art e un fan trailer su Youtube. Io continuo a sperare, puntando sul successo della recente serie Netflix Voltron: Legendary Defender.
Alessandro Sparatore
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Scheda
• Titolo: Voltron: Defender of the Universe
• Cartone animato
Anno: 1984-1985
Episodi: 124
• Sequel
- Voltron: the Third Dimension (1998-2000)
- Voltron: Legendary Defender (2016-2018)
• Videogame
Voltron: Difensore dell'Universo (2011)
• Sigla
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