Mutande fantascientifiche
Agli inizi degli anni '70, John Boorman stava preparando una versione cinematografica tratta da Il Signore degli Anelli. Si sarebbe trattato, ovviamente, di una produzione costosissima e quindi non stupisce se alla fine s'arriva a un nulla di fatto. Tuttavia, il lavoro svolto per l'adattamento dell'opera di Tolkien pare avesse acceso una certa scintilla creativa in Boorman, il quale iniziò a immaginare un mondo fantastico dove ambientare una storia ispirata dal classico della fantascienza La Città delle Stelle, di Arthur C. Clarke. Ne nasce un progetto meno costoso ma, sulla carta, parecchio più ambizioso: Zardoz, con protagonista uno Sean Connery che, dopo l'esperienza come James Bond, stentava a trovare altri ingaggi. Zardoz esce alla fine del 1974 con l'etichetta di film fantascientifico e alle prime visioni lascia gli spettatori piuttosto confusi. Il film è complesso, soprattutto nella gestione della narrativa. che cercheremo di riassumere per darvi un minimo di contesto, ma senza spoilerare nulla.
In un futuro remoto, nell'anno 2293, la razza umana è quasi sull'orlo dell'estinzione. La società come la conosciamo noi non esiste più da molto e gli esseri umani vivono in piccoli gruppi in una landa più o meno desolata, quella tipica di un film post-apocalittico qualunque. A vessare i disgraziati che sopravvivono alla fame e alle malattie ci sono gli Sterminatori, un gruppo di predoni violenti, guidati e ispirati da Zardoz, divinità che professa la bontà delle armi e dei massacri al fine d'eliminare del tutto la piaga umana dal pianeta Terra. Zardoz si palesa sotto forma di un'enorme testa volante: prende cibo e lascia le armi ai suoi seguaci e, durante uno di questi scambi, uno dei predoni, Zed, s'intrufola nella testa gigante ed è condotto fino alla sua origine. Il resto della pellicola è un continuo susseguirsi di colpi di scena e personaggi di varia natura, che cambiano spesso il ritmo alla narrativa e mettono ogni minuto nuova carne al fuoco.
Il post-apocalittico diventa pian piano distopico e utopico insieme; il percorso di Zed verso la verità ha quasi il sapore di un viaggio iniziatico. Boorman inserisce in Zardoz diversi spunti interessanti: la morte come unico fine a dare un senso alla vita; la cieca condotta di chi cerca l'immortalità, non sapendo poi come riempire un'esistenza infinita; la dubbia convinzione che le emozioni siano un male assoluto e la conclusione che debbano essere eliminate, come anche le passioni carnali, colpevoli d'abbassare l'essere umano di livello. È una critica impietosa, che non a caso vede contrapposto un eroe definito Bruto da tutti, proprio perché molto, molto umano e per certi versi migliore, come capirete vedendo il film, di molti suoi simili. Zed è l'uomo che prende consapevolezza, che s'accetta, conosce, capisce e poi decide quale strada intraprendere; è letteralmente cresciuto per questo e nella sua scoperta del fantastico mondo di Zardoz non smette mai d'essere un elemento di confronto importante. Purtroppo il film è talmente ricco di sfumature e significati da non riuscire sempre a essere efficace e molti tra gli spettatori non riuscirono a capirlo o, semplicemente, lo trovarono confuso, come un piatto ricco di decine di sapori diversi, che colpiscono a tradimento quando non sei pronto. In sé i suoi gusti non sono sgradevoli, anzi: semplicemente sono inaspettati.
Eppure, poco a poco nel corso degli anni Zardoz è stato rivalutato. Profondamente kitsch, molti ne sono stati attratti per l'aspetto da B-Movie ad alto budget e solo successivamente hanno scoperto un film che, lato estetico a parte, pur importante nella costruzione del particolare universo descritto da Boorman, aveva un fortissimo potenziale, espresso però in maniera cacofonica. Non è raro vedere Zardoz una prima volta e soffermarsi sui mutandoni di Sean Connery, vederlo poi una seconda e scorgere un dettaglio più importante. Sebbene sia innegabile che abbia diversi elementi di una pellicola brutta e presenti alcuni difetti importanti, Zardoz ha guadagnato l'aggettivo «particolare» e mai come in questo caso la definizione è più azzeccata. Il messaggio è semplice ed efficace, ma ingessato in una veste, per così dire, unica e davvero meriterebbe il suo posto tra i film di fantascienza migliori. O particolari.
di Alessandro Sparatore
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