Romanzo

Vi è mai capitato di trovarvi di fronte a un ricchissimo buffet e di non sapere, letteralmente, da dove iniziare? A noi sì, molte volte. Ma, per la prima volta, abbiamo provato la stessa sensazione per un un libro. La notte dell’Homecoming, di Antonio Alvares per Intrecci Edizioni, all’inizio si presenta proprio come un’opera ricchissima, piena di antefatti e con una lore decisamente precisa e studiata.

Un pasto sontuoso

Sarà che si tratta di un seguito diretto de Il Sequestratore di Graal, o perché l’autore è riuscito a dipingere un universo sci-fi mescolato al misticismo, ma all’inizio non si può che rimanere spiazzati. Andando avanti, però, mentre le pagine del corposo volume si susseguono, qualcosa cambia e ci si rende conto che non si tratta di un buffet. Antonio Alvares ha infatti imbastito per il lettore un pranzo sontuoso, con decine di portate che devono essere assaporate, forse poco per volta.

L’ambientazione

L’ambientazione de La notte dell’Homecoming è simile al nostro mondo, ma le differenze esistono e gli assetti geopolitici sono del tutto nuovi. È come camminare per una strada che conoscete bene, prima d’accorgervi che quel negozio che vi piaceva non esiste più, anzi non è mai esistito, come se fosse stati catapultati in un universo parallelo, dove la storia ha seguito tragitti nuovi, dove esistono persone con doni particolari, veri e propri superpoteri, unici perché non possono esisterne due uguali.

Un’ucronia

La narrazione, semplice e diretta, come anche la prosa che non cede e concede mai al lettore il lusso di distogliere l’attenzione, spinge ad andare avanti, trovando nei cambi di scenario spunti sempre nuovi. Di capitolo in capitolo, di portata in portata, la sensazione iniziale un po’ straniante del dover capire cosa siano esattamente tutti i piatti proposti, specialmente per chi non ha letto il primo capitolo della saga e si trova catapultato in un modo complesso, si dissolve. Poco a poco la distopia di Antonio Alvares, o forse sarebbe meglio dire l’ucronia, prende piede nella nostra testa di lettori, si concretizza e diventa più semplice entrare nella psicologia dei personaggi e capire, a volte anticipare, le loro intenzioni. Ci sono pochi toni decisi tra il bene e il male, è possibile etichettare, certo, ma abbiamo trovato molto più stimolante immedesimarci anche nei personaggi negativi, proprio perché chiare, alla fine, sono apparse le loro motivazioni.

In attesa del terzo atto

Mai come in questo caso, poi, è preferibile restare sul vago, perché la trama è parecchio articolata e sarebbe come cercare di descrivervi il sapore di una prelibatezza mai assaggiata prima. Sappiate, però, che se avete letto il primo volume, questo sequel non vi lascerà delusi e, al contrario, aumenterà l’appetito per un prossimo, speriamo imminente, terzo atto, che il finale de La notte dell’Homecoming lascia supporre. Si tratta quindi di un pasto soddisfacente? De gustibus, certo, ma ci sentiamo di rispondere con un deciso sì, ma a una condizione: che arriviate fino in fondo.

Un piccolo suggerimento

Non perché il sapore del libro sia particolarmente difficile da catalogare, ma semplicemente perché potreste avvicinarvi affamati e sentirvi sazi già dopo i primi capitoli e sarebbe un male, in quanto La notte dell’Homecoming decisamente merita d’essere gustato. A questo proposito, ci permettiamo di suggerire a Intrecci Edizioni d’inserire, magari in una prossima ristampa, che auguriamo allo scrittore, perché la merita sicuramente, alla fine del volume un glossario dei termini usati, in maniera da non scoraggiare chi vuole approcciarsi alla saga di Luna partendo da questo secondo capitolo, per poi magari recuperare il primo.