Georges Méliès: l’inventore della magia del cinema
Georges Méliès
«L’intera strada s’era animata: guardavamo a bocca aperta, ammutoliti, così stupiti da non poterlo descrivere a parole».
Buio in sala
Il cinema nacque principalmente con lo scopo di documentare la realtà, come d’altronde la fotografia, di cui divenne una specie di fratello maggiore. Tramite le foto in movimento era infatti possibile mostrare un evento praticamente a tutto il mondo, senza più vincolarlo a un luogo o a un tempo preciso. Un esploratore scovava una tribù sconosciuta in Africa e quell’esperienza non era più solo sua, ma poteva varcare i confini degli Stati e arrivare dall’altra parte del globo. Perfino chi non aveva mai mosso un passo al di fuori del suo Paese poteva vedere quelle immagini e, forse, ampliare i propri orizzonti. Solo che questa è una faccia del cinema, quella seriosa, raziocinante, quasi scientifica.
Il cinema come magia
Quasi contemporaneamente ne nacque un’altra, evocativa, fantastica e che poco s’affidava alle leggi naturali, cercando invece di sovvertirle appena possibile. Era un trucco, una magia e non a caso il primo a intuirne questo aspetto fu un prestigiatore: Georges Méliès. L’uomo rimase affascinato, come quasi tutti, dall’invenzione del cinema ma, abituato com’era a cercare di creare lo stupore sul palcoscenico, capì che con una macchina da presa tutto era possibile.
Potere all’immaginazione
Si trattava di questo, alla fine: creare il prestigio. Ed era dannatamente più facile quando si poteva interrompere la ripresa e creare l’effetto della sparizione di oggetti e persone. Non solo: via via che Georges Méliès sperimentava il nuovo mezzo a disposizione, si aprivano altre mille porte. Il cinema e la macchina da presa erano le chiavi per mostrare a tutti quanto fino ad allora si poteva solo immaginare.
Così, Georges Méliès già nel 1897 mette su uno studio cinematografico, un ampio spazio ancora legato ai dettami teatrali, ma che gli offre la possibilità di girare moltissimi film tra corti, medi e lungometraggi. Poco a poco le idee divampano, le possibilità aumentano e già nel 1902 Georges Méliès riesce a realizzare Viaggio nella Luna, ispirato al romanzo di Jules Verne, che a ragione è considerato il primo film di fantascienza.
Lo scippo di Edison
Sfondi dipinti e il sapiente uso delle sovrapposizioni e dei tagli rendono Viaggio nella Luna un piccolo capolavoro dell’ingegno e Georges Méliès diventa molto famoso, tanto d’attirare l’attenzione di Thomas Edison, che s’impadronisce di una copia del film e, da geniale inventore qual era, non si lascia sfuggire l’occasione d’inventare la pirateria, distribuendolo a New York senza corrispondere nulla all’autore.
Se con Viaggio nella Luna Georges Méliès inventò la Fantascienza, con Le manoir du Diable invece getta le basi per il cinema horror e, ancora una volta, dimostra che quando si trattava di sogni o incubi era capace di realizzare di tutto. Di fatto è Georges Méliès a inventare la magia del cinema ed è ancor più sorprendente se si considera l’età relativamente giovane della Settima Arte.
Nei suoi film è tutto un susseguirsi di effetti speciali, di uomini che volano, di fantasmi, di sparizioni e di visioni grottesche che diventano reali. Un po’ è merito dei segreti da prestigiatore, il resto è pura inventiva tecnica nell’uso della telecamera. Purtroppo, però, Georges Méliès era un artista e non certo un uomo d’affari.
Le sue pellicole sono vendute una a una, non ci sono proventi dalle proiezioni e, anche se famosissimo perché i suoi film erano visti in tutta Europa e facevano venire giù i teatri, si vede costretto ad annunciare la bancarotta appena nel 1913. Con l’arrivo della Prima Guerra Mondiale la sua produzione s’arresta definitivamente e, poco dopo, Georges Méliès cade nell’oblio.
La riscoperta
Bisogna aspettare il 1924 perché sia riscoperto da un giornalista, mentre lavora nel chiosco di giocattoli e dolci della stazione di Montparnasse, a Parigi. Da quel momento il lavoro di Georges Méliès vive una seconda vita e già nel 1931 arriva una retrospettiva cinematografica a lui dedicata; l’anno successivo anche un riconoscimento di categoria, perché ricevette una pensione, grazie a un sindacato cinematografico.
La potenza creativa di Georges Méliès
Georges Méliès abbandona questo mondo nel 1938 e lo lascia arricchito dalle sue visioni e meraviglie, dalla sua inventiva impressionata sulla pellicola della macchina da presa e da un linguaggio cinematografico che, all’epoca, non era ancora stato codificato, ma che sicuramente al suo lavoro dovrà moltissimo in futuro. Un vero esempio di potenza creativa.