«Purtroppo non abbiamo ancora trovato Padre Pio»

Presentato alla 18ª edizione della Festa del Cinema di Roma, La guerra del Tiburtino III è il nuovo lungometraggio di Luna Gualano, co-sceneggiato insieme a Emiliano Rubbi, e racconta la surreale avventura che dovranno affrontare gli abitanti del quartiere romano che dà il nome a un film atipico e coraggioso per il cinema italiano. Grazie a un cast di grande rispetto, tra cui figurano Paolo Calabresi, Antonio Bannò, Sveva Mariani e Paola Minaccioni, porta sullo schermo una storia capace d’incuriosire gli spettatori e catturare la loro attenzione.

Un verme alieno

Nel quartiere Tiburtino III, nella periferia di Roma, una notte un piccolo e misterioso meteorite cade dal cielo ed è ritrovato da Leonardo De Sanctis, durante una passeggiata col suo cane. Leonardo porta con sé lo strano oggetto, dal quale fuoriesce però uno strano verme alieno, che entra nel suo naso e s’impossessa del suo corpo. Da quel momento, numerose persone nel quartiere iniziano a comportarsi in modo strano e a barricarvisi dentro, bloccando completamente il suo accesso.

Al giovane Pinna, figlio di Leonardo, ai suoi amici e all’influencer Lavinia non resta che scoprire cosa stia succedendo al quartiere e ai suoi abitanti, cercando di riportare l’ordine e l’equilibrio che fino a poco fa regnavano nelle loro vita.

Una forte verve comica

Il film di Luna Gualano risulta essere già dalle prime inquadrature una piacevole sorpresa. Il meteorite che cade nel quartiere di Tiburtino III nei primi istanti ci fa comprendere che quanto vedremo sarà qualcosa d’insolito, un racconto dalle tinte fantascientifiche e fantastiche. La storia segue i classici stilemi del genere e non manca d’offrire numerose citazioni ai grandi cult del passato da cui s’ispira e riesce a trovare la sua verve comica nel talento del cast, che lo impreziosisce. Lo stesso arrivo degli alieni è messo in scena come elemento comico: i personaggi, infatti, iniziano a comportarsi in modo strano, buffo e, talvolta, esilarante.

Leggerezza, non banalità

L’idea di presentare personaggi estremamente stereotipati, come lo spacciatore di quartiere o l’influencer egomane, e di ribaltarne talvolta le caratterizzazioni nel corso della narrazione si rivela estremamente efficace. E questo cambiamento, dovuto anche alla presenza delle misteriose creature, s’abbina perfettamente al tono generale de La guerra del Tiburtino III, capace di trattare tematiche importanti con una leggerezza mai banale.

Affrontare dibattiti quotidiani, come il degrado delle periferie, la piccola criminalità, la gestione dell’immigrazione o il crescente razzismo, in un film non è mai compito semplice. Ma ne La guerra del Tiburtino III queste riflessioni emergono in modo preciso e sono valorizzate col giusto peso, inserendosi senza difficoltà nell’intrattenimento della storia.

Cast e cammei

Il coinvolgimento dello spettatore è possibile anche grazie al lavoro tecnico realizzato da cast e troupe. La bellissima e vivida fotografia di Giuseppe Chessa incornicia le ottime interpretazioni del cast, impreziosite da importanti cammei, come quello di Francesco Pannofino e Carolina Crescentini. Dal montaggio alle musiche, ogni elemento risulta inserito e costruito per far funzionare in modo ottimale la storia.

Cosa funziona meno

Ma se La guerra del Tiburtino III fa centro in più aspetti, in altri invece manca di qualcosa. Seppure la sua durata alquanto ridotta consente una visione continua e coinvolgente, allo stesso tempo determinati aspetti della trama o dello sviluppo dei personaggi e della loro profondità si perdono per strada. I personaggi, seppur ben caratterizzati, hanno come unico fine quello di portare avanti la storia; difficilmente si percepisce una reale volontà di cambiamento, o il desiderio d’esplorare le loro emozioni o i loro pensieri in riferimento a quanto accade.

In ogni caso, La guerra del Tiburtino III risulta essere un ennesimo centro per il cinema italiano, che nell’ultimo periodo non sta dimostrando solo d’essere in grado di portare sullo schermo prodotti che sfidano i classici confini di genere, ma in grado pure di portare spettatori in sala. E questa pellicola dovrebbe essere un must to see per chiunque sia appassionato di Fantascienza o di pellicole capaci di strappare qualche risata e vivere più di un’ora di buon intrattenimento.