«Non essere nervoso, sono solo killer»

Il 17 Aprile è uscito su Sky e NOW Operation Fortune, ultima fatica di Guy Ritchie, regista britannico prolifico che ha girato ben 6 film dal 2017 a oggi. Questo lungometraggio è però l’ennesimo action a tema spionaggio internazionale e non colpisce certo né per i temi trattati, principalmente il commercio illegale di armi, né per come questi sono affrontati.

Alla ricerca della maniglia

Operation Fortune, infatti, è un coacervo di luoghi comuni di genere e la storia inizia col più classico dei reclutamenti per formare la squadra di spie chiamata a occuparsi della missione. Questa consiste nel ricostruire i vari step di un losco commercio di un’arma informatica chiamata, nella versione italiana, «la maniglia», che permetterebbe, grazie a un’intelligenza artificiale, di hackerare tutti i dispositivi elettronici del globo.

Una struttura monotona

Il film s’articola quasi interamente sullo spionaggio ai danni del miliardario criminale e senza scrupoli Greg Simmonds, interpretato egregiamente da Hugh Grant. Il problema principale, però, è proprio in questa monotonia determinata dalla struttura narrativa parecchio ripetitiva: alle sequenze d’investigazione spesso informatiche seguono sempre scene d’azione e sparatorie.

Dal punto di vista tecnico, invece, Operation Fortune si difende abbastanza bene, specialmente nella sua parte più action, anche per merito di alcuni guizzi di regia che offrono inquadrature piuttosto originali e inedite nel panorama. Un altro aspetto sicuramente interessante sono le ambientazioni, che variano da Cannes alla Turchia e consegnano alla pellicola panorami mozzafiato e scene suggestive, sebbene stereotipate.

Commedia d’azione

Nonostante Operation Fortune provi a strizzare più volte l’occhio alla commedia d’azione il risultato è piuttosto negativo, perché le battute comiche sono mal inserite all’interno della sceneggiatura, risultando più che altro imbarazzanti e fuori luogo.

Le interpretazioni dei protagonisti della squadra di spionaggio sono nella media, con solo Aubrey Plaza a distinguersi grazie a una buona interpretazione nei panni dell’affascinante informatica Sarah Fidel, personaggio che avrà un ruolo fondamentale nell’operazione per recuperare l’oggetto della missione.

Nessun guizzo

Per concludere, il grande problema di Operation Fortune risiede proprio nel rispettare esattamente le aspettative per un prodotto di questo tipo, senza nessun guizzo narrativo che tenga vivo l’interesse dello spettatore, sebbene sia scorrevole e anche piuttosto ben fatto. È un peccato che un regista così talentuoso come Guy Ritchie, che ha dimostrato le sue abilità in film come The gentleman, si accontenti di una pellicola così dimenticabile.