«Credi in me, in noi!»

In un periodo buio della storia dell’umanità, fra il XVI e il XVIII secolo, complice l’ignoranza, la superstizione e l’isteria di massa, alcune donne, definite streghe, furono perseguitate, giudicate e bruciate vive. Stregoneria e satanismo formarono un binomio indissolubile.

Nel 1484, la Bolla del Papa Innocenzo VIII, Summis Desiderantes Affectibus, diede il via all’opera degli inquisitori contro l’efferato atto. Tre anni dopo, con la pubblicazione del Malleus Maleficarum, il più consultato manuale sulla caccia alle streghe, a opera del frate domenicano Henrich Kramer, la guerra contro il delitto di stregoneria cominciò a essere praticata da eminenti religiosi in Europa e in America.

Una regia al femminile

Tratto dal romanzo Le Città Perdute, di Tiziana Triana, la serie TV Luna Nera è sbarcata su Netflix il 31 Gennaio scorso ed la terza produzione italiana del colosso streaming. La regia dei primi 6 episodi, tutta al femminile, è stata equamente distribuita e affidata rispettivamente a Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi. Ambientata nel XVII secolo, in Italia, sullo sfondo suggestivo di una campagna laziale brulla, fra tetri boschi e casali abbandonati, vede svolgersi le vicende di Ade (Antonia Fotaras), una giovanissima levatrice accusata di stregoneria, insieme alla nonna.

La causa della condanna è la predizione della morte di un infante, ancora nel ventre della madre. La ragazza è allora costretta alla fuga, insieme al fratellino Valente (Giada Gagliardi). Si rifugia nel bosco, presso una comunità di donne che si definiscono streghe dotate di poteri sovrumani, mentre il conciatore Sante (Giandomenico Cupaiuolo), alla guida di un gruppo di Benandanti, bigotti e ottusi cacciatori di streghe, dà la caccia a lei e alle sue sorelle.

Un amore impossibile

Dalla sua nuova famiglia Ade apprende molto, intraprendendo un processo di crescita, alla ricerca di se stessa e, contemporaneamente, alla scoperta dell’amore. Il caso vuole che s’innamori a prima vista proprio di Pietro (Giorgio Belli), figlio di Sante, l’acerrimo persecutore. Sebbene affezionato all’amato padre, Pietro è illuminato dal ragionamento scientifico e, quindi, in contrasto con le idee dei Benandanti ed è sua la frase «le streghe smetteranno d’esistere, quando voi smetterete di bruciarle».

Insomma, la trama di Luna Nera coinvolge e appassiona, accompagnata da una buona fotografia e degli effetti speciali non comuni, per una serie TV di produzione nostrana. Anche la ricostruzione dei luoghi e i costumi convince. Di buon auspicio c’è pure il fatto che, finalmente, in Italia, si torni a lavorare su un genere, il Fantasy, da tempo abbandonato. Sempre fra i pregi, e non da ultima, va sottolineata l’attenzione ai pregiudizi e alla discriminazione contro il genere femminile, ancora non superata.

Tanti, troppi ma

Purtroppo c’è un grande ma: i dialoghi di Luna Nera sono davvero terribili, da far cadere le braccia. Quasi tutti gli attori sono identificabili dalla zona geografica regionale d’appartenenza, la dizione è pessima e le frasi pronunciate con toni sentenziosi e imperativi conferiscono all’insieme un’atmosfera a tratti grottesca. Peccato! Luna Nera resta comunque una serie TV da vedere, magari in inglese coi sottotitoli in italiano… Il colpo di scena finale lascia spazio a una seconda stagione, crea suspense e attesa. Consigliamo alla produzione, nel frattempo, di preoccuparsi più di un’appropriata formazione, piuttosto che dell’aspetto fisico, che non sempre basta!