«Kill them all»

Il nuovo film del regista cult John Woo, Silent night, in uscita al cinema il 30 Novembre, è un classico revenge movie. Godluck, interpretato da Joel Kinnaman, è un uomo che ha perso la facoltà di parlare dopo essere stato ferito colpito alla gola dal capo di una gang durante una sparatoria.

Godluck

Questo è l’incipit di Silent night, pellicola che fatica a decollare e in cui la prima parte risulta allungata e poco ritmata. Godluck deve combattere coi suoi demoni e contemporaneamente deve prepararsi alla vendetta. Questa prima parte funzionerebbe, ma l’eccessiva durata propone sostanzialmente la stessa routine: allenamento, poligono ed esercizi di guida, per nulla aiutata dalla quasi totale assenza di dialoghi.

Le trovate geniali di John Woo

La seconda parte risulta, invece, molto più godibile: il ritmo sale infatti vertiginosamente, fino al climax della sequenza finale che, nonostante sia anch’essa molto lunga, riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo, divertendo non poco per le solite trovate geniali che hanno reso celebre John Woo.

Dal punto di vista prettamente registico, poi, Silent night pone a una nuova frontiera dei film d’azione, al netto della presenza di tutti gli stilemi del cinema di John Woo. La macchina da presa non è mai ferma, rendendo le scene d’azione dinamiche e cariche d’adrenalina e mantenendo sempre una grande e originale coerenza visiva.

Sequenze da ricordare

Emblematica la sequenza della salita delle scale, mostrata già nel trailer e in grado di far immedesimare perfettamente lo spettatore e di sottolineare l’enorme portata di tensione, grazie a una messa in scena pressoché perfetta. Altra scena degna di nota è all’inizio, col primo piano in slow motion di Joel Kinnaman alternato al dettaglio sulla sua collana, che sobbalza per la corsa forsennata del protagonista.

Empatizzare con Godluck

Silent night vuole avere una certa portata emotiva: lo capiamo dalla premessa narrativa, che cerca di portare lo spettatore a empatizzare con Godluck e con la sua causa.

La caratterizzazione degli altri personaggi, però, è sostanzialmente assente e il risultato è quindi piuttosto goffo e smielato, soprattutto nelle sequenze finali che, purtroppo, rimangono sospese e non riescono a inserirsi al meglio nella narrazione. Questa mancanza influisce negativamente anche sulle interpretazioni degli attori, basiche e molto stereotipate, protagonista compreso.

Gli stilemi di John Woo

In conclusione, Silent night è un film che, seppur rispetti gli stilemi classici del maestro John Woo, assente da Hollywood da vent’anni, non riesce ad avere il minimo mordente narrativo.

Rimane, però, un ottimo prodotto d’intrattenimento grazie a un comparto tecnico magistrale, capace di tamponare le carenze narrative  e di confezionare nel complesso una buona pellicola che sicuramente porterà gli appassionati in sala.