Skyrim: una lunga storia d’amore e libertà
Skyrim
«My cousin is out fighting dragons. And what do I get? Guard duty».
Dovahkiin!
L’attesa del quinto capitolo della saga di Elder Scrolls fu abbastanza lungo e ricchissimo di hype. Di Skyrim s’iniziò a parlare nel 2010, ma le notizie erano poche e frammentarie. I fan della gioco, che fino al capitolo precedente, Oblivion, avevano potuto giocare solo su PC e XBOX, non stavano più nella pelle e iniziò così un’attesa quasi spasmodica. Al primo teaser trailer, che mostrava solo un’animazione e un voice over, tutti andarono in fibrillazione.
Sangue di Drago
C’erano i draghi e, soprattutto, il protagonista vi era in qualche modo collegato, perché era chiamato Sangue di Drago o, nella loro lingua, Dovahkiin. Bethesda, dal canto suo, iniziò una campagna di marketing particolarmente aggressiva ed efficace, con pubblicità in live action e una colonna sonora di sottofondo che divenne subito un must. Si arrivò, così, all’11 Novembre 2011: The Elder Scrolls 5: Skyrim arrivò nei negozi, in tutta la sua maestosità.
Il segreto del successo di Skyrim, che divenne gioco dell’anno, fu da imputare soprattutto al gameplay rodato dei precedenti capitoli, arricchito da una componente grafica e da effetti fisici potenziati, per le nuove generazioni di console e PC. Elder Scrolls aveva da sempre puntato sull’open world, quanto più open possibile, coi rispettivi territori completamente esplorabili e con una totale libertà di scelta, affidata al giocatore.
Open world
Si scelgono razza e caratteristiche fisiche e, dopo le primissime sequenze che fungono da tutorial, il mondo si apre a mille possibilità. La trama d’ogni capitolo, infatti, era spesso lasciata indietro a favore delle centinaia di quest secondarie, offerte man mano che si proseguiva esplorando città e terre selvagge. Non solo: cosa piuttosto rara anche oggi, Skyrim, ancora più dei predecessori, sembrava non aver bisogno di coinvolgere il giocatore in una missione per poterlo divertire e intrattenere.
Un mondo ricchissimo
Spesso, non appena finiva la fase tutorial, bastava fare qualche passo per imbattersi in un dungeon da esplorare, in banditi da malmenare, in scrigni contenenti libri, pergamene e oggetti. Letteralmente, dietro ogni angolo poteva esserci qualcosa da vedere, da sconfiggere, da predare. Queste caratteristiche trasmettevano una sensazione non solo di libertà totale ma, ancor di più, invogliavano al viaggio, alla scoperta. Non serviva un PNG a dire cosa fare.
«Recupera quell’oggetto dalla Tomba a Est della città», ma tu l’avevi già fatto, perché quel dungeon da depredare era un’occasione ghiotta e non avevi saputo resistere già la prima volta che lo avevi scoperto. Era ed è tuttora questa la magia degli Elder Scrolls e in Skyrim fu ancora più potente, grazie a una mappa di gioco sterminata, nella quale si alternavano montagne innevate a vallate verdissime, scalabili anche grazie a un cavallo privo di problemi nemmeno con le salite più ripide (ma questa è un’altra storia), poi mostri e carovane.
Libertà
La stessa libertà risiedeva nella gestione del proprio personaggio. Mago, guerriero o un mix di queste caratteristiche permettevano comunque di creare l’eroe desiderato, d’equipaggiarlo secondo i vostri gusti e di farlo combattere esattamente nello stile preferito. All’inizio avevi puntato su un barbaro con armi pesanti? Bene, ma non voleva dire che avresti vissuto la tua avventura così e, non solo, non c’era bisogno di ricominciare da capo per provare a giocare come lanciatore di incantesimi o come spietato tagliagole. Perfino le varie Gilde potevano spingerti a trovare nuovi stili di gioco: un’assassino spietato, un ladro formidabile, addirittura un guerriero poteva all’occorrenza trasformarsi in lupo mannaro. Ogni opzione era possibile, di più, incentivata.
Dieci anni e oltre
Non è un caso, insomma, se Skyrim abbia avuto una vita così lunga e infatti ancora oggi continuano a esserci giocatori e modder che, instancabili, ne indagano ogni angolo, tanto che nel 2016 è uscita una Special Edition, includente tutti i DLC e alcune mod, anche su console. Non solo: dopo dieci anni siamo ancora in hype per l’annunciata Anniversary Edition, un aggiornamento gratuito per chi possiede la Special Edition e che porterà Skyrim anche su PS5 e XBOX Series X, tenendoci probabilmente impegnati fino al prossimo capitolo della saga, già in produzione, ma sul quale ancora le notizie sono pochissime.
Bethesda, al netto dei bug che la contraddistinguono, ci ha ben abituati a giochi di questa caratura, siano essi ambientati nel mondo post-apocalittico di Fallout, nell’epopea sci-fi del prossimo Starfield o, soprattutto, nel mondo fantasy di Tamriel, nel quale non vediamo l’ora di fare un altro, lunghissimo giro.