Astronauti: pionieri in uno Spazio ostile | Weird Science

un gruppo di astronauti in posa: dei veri pionieri dello spazio - nerdface

L’esplorazione spaziale

«Mentre vagavo nello Spazio un pensiero continuava a ronzarmi nella testa: ogni parte di questo razzo era stata fornita da chi aveva fatto l’offerta più bassa».

John Glenn

Pionieri e pioniere

Il film Apollo 13 raccontò l’esperienza di puro terrore che colpì l’equipaggio della missione NASA partita alla volta della Luna, i cui membri si trovarono all’improvviso a cercare di sopravvivere nell’ambiente meno adatto alla vita che esista: lo Spazio.

Mille modi per morire

Niente aria, sbalzi termici che possono cuocerci e congelarci, assenza d’atmosfera. Ci sono molti modi per morire nello Spazio. Fuori da un qualunque veicolo progettato allo scopo, il nostro sangue bolle quasi istantaneamente; dentro l’astronave se qualcosa va storto possiamo morire di freddo, di fame e di mancanza di ossigeno. Oppure perderci nell’impossibilità di tornare a casa.

Sembra facile…

Gli astronauti dell’Apollo 13 riuscirono, grazie al loro ingegno e a quello personale NASA, a tornare sani e salvi sulla Terra. Se questa vi sembra una missione sfortunata, non conoscete le altre. Le sventure spaziali nascono ben prima che l’uomo fosse spedito anche solo fuori dall’atmosfera terrestre: il perché è molto semplice, in quanto mandare un uomo in orbita è dannatamente difficile. Malgrado si possa pensare a ogni dettaglio, basta un’inezia perché qualcosa vada storto, compromettendo ogni altro aspetto.

gli astronauti dell'apollo 13 finalmente sani e salvi a casa: dei veri pionieri - nerdface

I russi lo sanno bene, perché persero probabilmente molte vite prima di riuscire nell’impresa di mandare Gagarin in orbita; la missione dello stesso pilota non fu scevra da problemi. Tanto per cominciare, gli scienziati sovietici dovettero operare alcune scelte davvero azzardate.

lo shop feltrinelli dove acquistare l'home video di apollo 13 - nerdface

Nei viaggi spaziali, infatti, è buona regola duplicare la strumentazione di bordo, in modo che se uno strumento si guasta possa essere utilizzato l’altro. La navicella di Gagarin, però, non poteva avere due motori di rientro, perché il peso sarebbe stato eccessivo, di conseguenza i tecnici decisero per una soluzione diversa.

Il volo di Gagarin

Dunque s’optò per un solo motore e un’orbita più bassa, dove l’attrito degli strati superiori avrebbe garantito un rallentamento della navicella e un suo progressivo rientro sulla Terra dopo circa dieci giorni se qualcosa fosse andato storto nella fase di rientro. Purtroppo le cose andarono male in fase di lancio e i motori principali rimasero accesi qualche secondo di troppo… Così Gagarin si trovò oltre 100 chilometri più in alto del previsto e con la prospettiva di perdersi nello Spazio se il motore avesse avuto qualche malfunzionamento.

Tutto è bene quel che finisce bene

Come sapete andò tutto per il meglio, sebbene durante la prima fase della discesa uno dei moduli della navicella non si staccò subito come avrebbe dovuto, rischiando di non far guadagnare il giusto assetto, circostanza che avrebbe trasformato il Gagarin e il suo veicolo in una palla di fuoco, decretando la morte dell’astronauta.

gagarin è steso e pronto a spiccare il volo: il primo dei pionieri dell'esplorazione spaziale - nerdface

Anche gli USA hanno avuto la loro dose di problemi, dalla Missione Apollo 1 che non arrivò mai a partire e che segnò la morte di tre astronauti durante una esercitazione a Terra, fino ai disastri del Challenger e del Columbia.

Il Challenger

Il primo avvenne nel 1986, appena dopo una settantina di secondi dal lancio: il cedimento di una guarnizione causò una fiammata che fece esplodere l’enorme serbatoio del razzo, facendo precipitare la cabina di comando e il suo equipaggio, che molto probabilmente sopravvisse fino all’impatto nell’oceano, seppur privo di conoscenza.

Il Columbia

La storia del Columbia invece è più drammatica, giacché subito dopo il lancio il centro di comando a Terra si rese conto di un possibile problema. Il serbatoio del razzo vettore che doveva portare la navicella in orbita era ricoperto da materiale isolante, un pezzo del quale si staccò durante i primi istanti del lancio, impattando contro l’ala dello shuttle e causando la rottura del rivestimento termico.

il columbia in orbita sulla terra: al bordo i pionieri e le pioniere che perderanno la vita - nerdface

Durante la missione, in orbita sono fatte le indagini sul danno, ma è impossibile intervenire e le operazioni proseguono. Purtroppo durante il rientro, poco dopo l’ingresso nell’atmosfera terrestre, il Columbia va letteralmente in pezzi, uccidendo il suo equipaggio sui cieli di Dallas. L’incidente del Columbia fermò i viaggi spaziali della NASA per circa tre anni.

Non perché è facile, ma perché è difficile

Nessuno ha mai sostenuto che andare nello Spazio sia semplice. Lo stesso Kennedy, quando annunciò il programma spaziale che avrebbe condotto alla Missione Apollo 11, la prima a portare un uomo sulla Luna, disse espressamente che bisognava farlo «non perché è facile, ma perché è difficile»; gli astronauti, poi, sanno benissimo quali rischi corrono, ancor di più durante i primi anni d’esplorazione spaziale.

Il Fallen Astronaut

Nel 1971 è la volta della Missione Apollo 15, partita con successo il 26 Luglio e atterrata sulla Luna poco più di 104 ore dopo. A bordo gli astronauti portarono all’insaputa dello staff della NASA una piccola scultura d’alluminio e una targa commemorativa, sulla quale erano stati incisi i nomi di colleghi russi e americani deceduti a causa di incidenti per la corsa allo Spazio.

la targa fallen astronaut depositata sulla luna in memoria dei pionieri e delle pioniere dello spazio - nerdface

Il Fallen Astronaut è al momento l’unica opera artistica presente sul nostro satellite naturale, un monito oltre che una giusta celebrazione di quegli uomini e quelle donne che hanno dato la vita in cambio del progresso e dell’esplorazione. Lo Spazio è pericoloso e non dovremmo mai scordare l’impegno e lo studio degli scienziati e delle scienziate impegnati nei programmi spaziali.

In rotta su Marte!

La prossima meta, lo sapete, è Marte, un viaggio di 6 mesi per andare, più altri 6 per tornare, più il tempo di permanenza sul pianeta rosso. È davvero tanto tempo e molte cose potranno andare storte: se non accadrà, sarà solo grazie alle menti eccelse che vi hanno lavorato, prevedendo ogni possibile problema e risolvendo quelli incredibilmente complicati e ormai ben noti da quando abbiamo iniziato a lasciare il nostro pianeta.

il casco precipitato a terra di un astronauta del columbia - nerdface

Ci hanno regalato lo Spazio. Dobbiamo essere grati a quei pionieri e quelle pioniere che non hanno fatto ritorno per permetterci di coltivare questo sogno.

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