«Ecco cosa sei»

Vincitore del Leone d’Argento per la Migliore Regia alla 79ª Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, Luca Guadagnino torna nelle nostre sale con Bones and all, un teen movie d’autore tra white trash e cannibalismo. Una storia d’amore attraverso le strade statali dell’America profonda, che s’accosta al genere senza mai aderirne per davvero. Un film che consolida l’estetica e l’idea di cinema di Guadagnino, ma che fallisce nella sua costruzione narrativa, sprecando un’opportunità rara.

La ricerca dell’identità

Tratto dal romanzo di Camille DeAngelis, Bones and all è la storia del primo amore tra Maren (Taylor Russell), una ragazza che sta imparando a sopravvivere ai margini della società, e Lee (Timothée Chalamet), un solitario dall’animo combattivo. Dopo il loro incontro, i due giovani iniziano un viaggio on the road che li porterà alla continua ricerca d’identità e bellezza.

Un film sprezzante e dolente

Prendendo strade secondarie, ammirando paesaggi nascosti dell’America di Ronald Reagan, Maren e Lee tentano di trovare il proprio posto in un mondo pieno di pericoli, incapace di tollerare la loro natura. Con un’apertura mozzafiato, Bones and all si presenta allo spettatore come un film sprezzante e dolente, nel quale la giovane protagonista è una reietta dalla natura sinistra, con cui nemmeno il padre vuole più avere a che fare.

Una cannibale dagli istinti incontrollabili. almeno così ci è presentata, tranne che smentirsi in corsa d’opera, capace di strappare a morsi le dita delle sue compagne di scuola o divorare la faccia della sua babysitter. Una natura più simile a quella di un vampiro, che costringe Maren a intraprendere un lungo viaggio, un po’ fuga, un po’ ricerca delle proprie origini, attraverso il reazionario Midwest degli anni ’80 e alle prese con l’esplosione dell’epidemia di AIDS che spaventa e reprime i desideri delle giovani generazioni.

Un’occasione sprecata

Ma se i presupposti e il contesto sono da grande cinema, è lo sviluppo di quest’ultima fatica di Luca Guadagnino a spegnere ogni entusiasmo. L’incapacità di fornire delle chiare regole che disciplino il comportamento dei cannibali, la delusione nel vedere spegnersi un personaggio presentato come imprevedibile e spietato e la confusione di un road movie incerto e dall’evoluzione piatta ci consegnano, purtroppo, una pellicola discontinua che sa tanto d’occasione sprecata.

Cosa resta

Perfino la storia d’amore non accende il racconto, anzi, al contrario lo appiattisce, rendendolo prevedibile e senza la forza rivoluzionaria del primo amore. Dunque di Bones and all emerge soltanto la visone estetica del suo regista, il lavoro visivo ricercato e mai banale, che rende ogni inquadratura quella giusta. Davvero troppo poco per un progetto che sulla carta avrebbe tutti gli ingredienti per vincere il tempo ed entrare di diritto nell’Olimpo del grande cinema. Finite le ossa, resta solo l’amarezza.